Poliziotti arrestati per tortura in Questura, migranti e clochard picchiati, costretti a rotolarsi nell’urina e “usati come stracci”

Insulti razzisti e minacce, poi le torture (addirittura con un uomo usato come straccio per pulire l’urina che era stato costretto a fare sul pavimento della sala Fermati) anche con lo spray urticante, infine i commenti divertiti al telefono dove spesso si vantavano delle loro imprese anche con le fidanzate. E’ uno scenario raccapricciante quello che emerge nelle 169 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei cinque poliziotti della Questura di Verona finiti ai domiciliari con l’accusa di tortura, lesioni aggravate, peculato, rifiuto ed omissione di atti di ufficio e di falso ideologico in atto pubblico. Sette gli episodi in questione contestati. Altri 10 gli agenti indagati e trasferiti da tempo perché, pur non avendo preso parte a episodi di violenza, si presume possano non aver impedito o comunque non aver denunciato i presunti abusi commessi dai colleghi.

Ad eseguire gli arresti, al termine della indagini condotte dalla Squadra Mobile e che riguardano un periodo compreso tra luglio 2022 e marzo 20223, altri uomini e donne con la divisa della Polizia. Assomiglia, in attesa che le indagini cristallizzino il tutto, allo stesso modus operandi utilizzato dagli agenti di polizia penitenziaria nel carcere di Santa Maria Capua Vetere nella triste quanto celebre mattanza passati agli onori delle cronache due anni fa. Nelle 169 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei cinque poliziotti della Questura di Verona finiti ai domiciliari, emergono dettagli inquietanti: insulti razzisti, minacce di morte oltre a vere e proprie aggressioni fisiche con pugni e calci e con l’utilizzo dello spray al peperoncino.

Secondo la ricostruzione della procura scaligera, gli indagati si scagliavano contro i più deboli, ovvero persone di nazionalità straniera o clochard. “Circostanza che, da un lato – scrive il gip -, ha consentito agli indagati di vincere più facilmente eventuali resistenze delle loro vittime, dall’altro ha rafforzato la convinzione dei medesimi indagati di rimanere immuni da qualunque conseguenza” forti del fatto che nessuna delle vittime avrebbe mai sporto denuncia. E così ridevano dei pestaggi, se ne vantavano tra loro, o con le fidanzate, nelle chat o al telefono. Violenze che spesso avvenivano lontano dalle telecamere in una zona della Questura chiamata ‘tunnel’. Ma immortalate dalle telecamere nascoste piazzate dalla Squadra Mobile nelle sala “Fermati”.

Protagonista soprattutto un agente dalla “spiccata propensione criminosa” che torturava “con sadico godimento diverse persone private della loro libertà personale anche semplicemente per l’identificazione, in totale assenza di necessità e con crudeltà”. Alla fidanzata l’agente raccontava che “ridevo come un pazzo” dopo aver “caricato una stecca, bam, lui chiude gli occhi, di sasso per terra è andato a finire, è rimasto a terra”. Il riferimento è a una vittima precedente minacciata in malo modo: “Adesso ti faccio vedere io quante capocciate alla porta dai, boom boom boom boom”.

Violenze che spesso vedevano protagonisti più agenti con veri e propri pestaggi di gruppo, con le vittime trascinate nelle stanze della Questura, picchiandole e umiliandole fino a negargli il bagno e costringendole, di fatto, a urinare nella stanza fermati e a rotolarsi nell’urina presente sul pavimento. Gli stessi hanno poi spinto il malcapitato in un angolo facendolo cadere a terra e usandolo “come uno straccio per pulire il pavimento”.

MAGI: “BASTA CON RETORICA MELE MARCE” – “Ancora brutalità da parte delle Forze dell’Ordine. Mentre ancora si deve celebrare il processo agli agenti accusati di aver torturato e coperto le torture ai danni di Hasib Omerovic precipitato dalla finestra di casa sua a Roma al termine di un controllo effettuato senza mandato, è di pochi giorni fa la notizia della trans picchiata, ammanettata e umiliata da agenti della polizia municipale di Milano. Oggi invece viene alla luce l’inchiesta di Verona sulle torture e le violenze da parte di alcuni agenti della squadra Mobile della Questura ai danni di persone fermate per normali controlli. Di fronte a tutto questo non regge la retorica delle mele marce: è ora di guardare nel cesto e capire quali problemi ci sono perché evidentemente c’è ne sono”. Lo afferma il segretario di +Europa, Riccardo Magi, che aggiunge: “Proprio per tutelare l’onore e la dignità di migliaia di agenti che svolgono il proprio servizio con dedizione, nel rispetto della legge e dei diritti umani, è necessario sollevare il tema della formazione e della capacità, che sarebbe un obbligo di legge, di isolare e denunciare i colleghi che sbagliano. È inquietante che quasi nessuno di questi casi nasca da denunce da parte di altri agenti”. “Quanti casi analoghi vi sono di cui non sapremo mai nulla? Nel frattempo una legge che imponga bodycam e numeri identificativi sulle divise non è più rinviabile”, conclude.

CUCCHI: “CODICE IDENTIFICATIVO E BODYCAM SU AGENTI” – “Gli arresti di 5 poliziotti della Questura di Verona per abusi, violenze, tortura, peculato, rifiuto ed omissione di atti di ufficio e falso ideologico in atto pubblico sono gravissimi e sono la spia di un fenomeno da non sottovalutare, vista anche la decina di agenti indagati e il trasferimento nelle settimane scorse di una ventina di agenti per rilievi di natura penale e disciplinare. Non si tratta quindi, come di solito si usa dire in questi casi, di ‘mele marce’ ma di un vero e proprio sistema di coperture per coprire responsabilita’ e allontanare sospetti”. Ad affermarlo è la senatrice Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi che ritiene “assolutamente necessario introdurre nella nostra normativa il codice identificativo per il personale delle forze di polizia e le bodycam da apporre sui caschi o sulle divise degli agenti con l’obiettivo di filmare, dall’inizio alla fine del servizio, le eventuali violazioni dei diritti che potrebbero verificarsi”. “Nel corso degli ultimi anni – riprende – episodi di questo genere hanno riportato con forza nel dibattito politico le questioni connesse alla condotta delle forze di polizia e alla tutela dei diritti dei cittadini. Purtroppo gli abusi ci sono e si verificano sempre piu’ spesso. Invece, la destra di governo pensa solo al ridimensionamento del reato di tortura sottovalutando il problema”. “Numero identificativo e bodycam – ribadisce Cucchi – sono un mezzo non solo per scoprire eventuali responsabilita’ ma soprattutto una tutela per le forze dell’ordine stesse. In Senato c’e’ depositato un mio disegno di legge su questo. Si parta da li'”.