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Cinque poliziotti arrestati a Verona per tortura, lesioni e verbali truccati: scandalo in Questura, trasferiti altri agenti
Un ispettore e quattro agenti di polizia sono finiti agli arresti domiciliari nell’ambito di una inchiesta coordinata dalla procura di Verona. Gravissime le accuse nei loro confronti e relative al periodo in cui prestavano servizio al Nucleo Volanti, il reparto che pattuglia le strade della città giorno e notte. I cinque poliziotti dovranno infatti difendersi dalle accuse di tortura, lesioni aggravate, peculato, rifiuto ed omissione di atti di ufficio e di falso ideologico in atto pubblico. Sette gli episodi in questione contestati.
Ad eseguire gli arresti, al termine della indagini condotte dalla Squadra Mobile e che riguardano un periodo compreso tra luglio 2022 e marzo 20223, altri uomini e donne con la divisa della Polizia. Indagini che si sono avvalse anche dell’uso di supporti tecnici e hanno riguardato comportamenti sfociati, secondo le accuse, anche in atti gravemente lesivi della dignità delle persone sottoposte ad accertamenti di polizia.
I destinatari delle misure cautelari erano già stati trasferiti ad altri incarichi all’indomani della chiusura delle attività di indagine e quindi da alcuni mesi. Negli sviluppi dei successivi accertamenti giudiziari, il Questore di Verona Roberto Massucci ha disposto la rimozione dagli incarichi di altro personale che, pur non avendo preso parte a episodi di violenza, si presume possa non aver impedito o comunque non aver denunciato i presunti abusi commessi dai colleghi.
LA RICOSTRUZIONE – Secondo la ricostruzione della Procura, gli agenti avrebbero in diverse occasioni pestato persone fermate per strada nel corso di controlli, poi, per allontanare responsabilità e sospetti, avrebbero anche truccare i verbali. Oltre ai cinque poliziotti destinatari della misura cautelare odierna, figurerebbero una decina di colleghi indagati.
INCHIESTA NATA DA “SCHIAFFI” IN INTERCETTAZIONE – Stando a quanto ricostruisce l’agenzia Ansa, che cita fonti investigative, l’inchiesta della procura scaligera nasce da una intercettazione telefonica, compiuta nell’ambito di un’altra indagine, in cui un agente si vantava di aver “messo al suo posto” una persona fermata dandogli due schiaffi. Un altro caso riguarderebbe un cittadino straniero che si sarebbe preso un manrovescio per aver compiuto un atto osceno mentre si trovava nella stanza degli interrogatori. L’indagine, si rileva, “non è nata da pressioni dell’opinione pubblica o da filmati postati in rete.
“VITTIME USATE COME STRACCI” – Prima le torture, poi i commenti divertiti al telefoni. Assomiglia, in attesa che le indagini cristallizzino il tutto, allo stesso modus operandi utilizzato dagli agenti di polizia penitenziaria nel carcere di Santa Maria Capua Vetere nella triste quanto celebre mattanza passati agli onori delle cronache due anni fa. Nelle 169 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei cinque poliziotti della Questura di Verona finiti ai domiciliari, emergono dettagli inquietanti: insulti razzisti, minacce di morte oltre a vere e proprie aggressioni fisiche con pugni e calci e con l’utilizzo dello spray al peperoncino.
Secondo la ricostruzione della procura scaligera, gli indagati si scagliavano contro i più deboli, ovvero persone di nazionalità straniera o clochard. “Circostanza che, da un lato – scrive il gip -, ha consentito agli indagati di vincere più facilmente eventuali resistenze delle loro vittime, dall’altro ha rafforzato la convinzione dei medesimi indagati di rimanere immuni da qualunque conseguenza” forti del fatto che nessuna delle vittime avrebbe mai sporto denuncia. E così ridevano dei pestaggi, se ne vantavano tra loro, o con le fidanzate, nelle chat o al telefono. Violenze che spesso avvenivano lontano dalle telecamere in una zona della Questura chiamata ‘tunnel’. Ma immortalate dalle telecamere nascoste piazzate dalla Squadra Mobile nelle sala “Fermati”.
Protagonista soprattutto un agente dalla “spiccata propensione criminosa” che torturava “con sadico godimento diverse persone private della loro libertà personale anche semplicemente per l’identificazione, in totale assenza di necessità e con crudeltà”. Alla fidanzata l’agente raccontava che “ridevo come un pazzo” dopo aver “caricato una stecca, bam, lui chiude gli occhi, di sasso per terra è andato a finire, è rimasto a terra”. Il riferimento è a una vittima precedente minacciata in malo modo: “Adesso ti faccio vedere io quante capocciate alla porta dai, boom boom boom boom”.
Violenze che spesso vedevano protagonisti più agenti con veri e propri pestaggi di gruppo, con le vittime trascinate nelle stanze della Questura, picchiandole e umiliandole fino a negargli il bagno e costringendole, di fatto, a urinare nella stanza fermati e a rotolarsi nell’urina presente sul pavimento. Gli stessi hanno poi spinto il malcapitato in un angolo facendolo cadere a terra e usandolo “come uno straccio per pulire il pavimento”.
CUCCHI: “CODICE IDENTIFICATIVO E BODYCAM SU AGENTI” – “Gli arresti di 5 poliziotti della Questura di Verona per abusi, violenze, tortura, peculato, rifiuto ed omissione di atti di ufficio e falso ideologico in atto pubblico sono gravissimi e sono la spia di un fenomeno da non sottovalutare, vista anche la decina di agenti indagati e il trasferimento nelle settimane scorse di una ventina di agenti per rilievi di natura penale e disciplinare. Non si tratta quindi, come di solito si usa dire in questi casi, di ‘mele marce’ ma di un vero e proprio sistema di coperture per coprire responsabilita’ e allontanare sospetti”. Ad affermarlo è la senatrice Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi che ritiene “assolutamente necessario introdurre nella nostra normativa il codice identificativo per il personale delle forze di polizia e le bodycam da apporre sui caschi o sulle divise degli agenti con l’obiettivo di filmare, dall’inizio alla fine del servizio, le eventuali violazioni dei diritti che potrebbero verificarsi”. “Nel corso degli ultimi anni – riprende – episodi di questo genere hanno riportato con forza nel dibattito politico le questioni connesse alla condotta delle forze di polizia e alla tutela dei diritti dei cittadini. Purtroppo gli abusi ci sono e si verificano sempre piu’ spesso. Invece, la destra di governo pensa solo al ridimensionamento del reato di tortura sottovalutando il problema”. “Numero identificativo e bodycam – ribadisce Cucchi – sono un mezzo non solo per scoprire eventuali responsabilita’ ma soprattutto una tutela per le forze dell’ordine stesse. In Senato c’e’ depositato un mio disegno di legge su questo. Si parta da li'”.
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