Ponte Morandi, le difese si scagliano contro i Pm: “Vogliono condizionare i giudici”

Troppa spettacolarizzazione, da parte dei Pm un “tentativo di compromettere l’imparzialità del collegio” e di condizionare i giudici attraverso una “verità mutata”, materiali arrivati alla stampa prima di essere nella disponibilità delle difese e nel fascicolo processuale. Nel processo per il crollo del Ponte Morandi, che il 14 agosto del 2018 fece 43 vittime, martedì è stato il giorno di una dura contestazione delle difese degli accusati alla maxi-memoria depositata a sorpresa dalla Procura di Genova poco prima di Natale.

“Per dire la verità bastano poche parole, quando occorrono 2mila pagine viene da chiedersi se non sia piuttosto per mutare la prospettiva della stessa verità, ossia per distoglierla da quella reale causa che è stato il vizio costruttivo occulto e sulle complicità e poi mantenuto come tale” ha detto al termine dell’udienza l’avvocato Giovanni Paolo Accinni, legale dell’ingegnere Giovanni Castellucci, ex ad di Aspi. In sostanza, l’avvocato Accinni ha contestato la memoria della pubblica accusa perché “illegittima nel metodo … diretta a eludere il principio di separazione delle fasi nonché il canone volto a escludere che il giudice dibattimentale venga edotto di atti non inseribili nel fascicolo dibattimentale”. Ma anche perché “la stampa era (ben) a conoscenza del contenuto … in un momento in cui le difese non avevano ancora la materiale disponibilità della bozza di requisitoria e ancora prima che l’atto fosse formalmente acquisito al fascicolo”.

Osservazioni formulate sulla base di un corposo dossier di 80 pagine depositato dalla difesa di Castellucci, elaborato dallo studio di comunicazione The Skill, che sulla base delle evidenze stampa e televisive ricostruisce il timing preciso evidenziando come “vi sia una notevole mole di uscite antecedenti le ore 18 del 22 dicembre 2022” (ovvero il momento in cui la memoria è stata resa disponibile agli avvocati). Inoltre, vi si sottolinea come nel pochissimo tempo ufficialmente a disposizione i giornalisti siano riusciti ad approfondire le quasi 2mila pagine producendo articoli organizzati e strutturati con foto, sommari e boxini di riepilogo. “Ci siamo rivolti al collegio affinché valuti l’ammissibilità delle richieste della procura, senza limitare i diritti della accusa e senza pregiudicare quelli della difesa”, ha concluso Accinni. Tutti i difensori (sono 58 le persone imputate tra ex vertici e tecnici di Aspi e Spea, dirigenti del MIt e del Provveditorato alle Opere Pubbliche) si sono in sostanza opposti alla maxi-memoria con cui i pubblici ministeri Massimo Terrile e Walter Cotugno hanno racchiuso quanto raccolto in anni di indagini e le loro conclusioni sulle responsabilità.

“Una memoria che serve a precondizionare il convincimento dei giudici” hanno sostenuto i legali di Castellucci.Un attentato all’imparzialità”, ha chiosato l’avvocato Luca Marafioti, parlando di “un cavallo di Troia” nel processo e di “dimostrazione del paternalismo dei pm nei confronti dei giudici”. Cinque ore di udienza dai toni tesi. Assente Terrile, è stato Cotugno a difendere l’operato della Procura in un lungo intervento: “Abbiamo tutto il diritto di presentare questa memoria, lo dice il codice penale”. Il presidente del collegio Paolo Lepri, alla fine si è lasciato andare a una battuta in genovese: “Non pensavamo mica di essere così abelinati”. Il tribunale deciderà lunedì prossimo se ammettere o meno il documento. E quel giorno inizieranno a essere sentiti i periti del giudice dell’udienza preliminare che stilarono la perizia sulle cause del crollo.