Cinquina dei finalisti è composta da ben 4 donne
Premio Strega 202: i bambini al centro. Bella novità la cinquina di finalisti con ben 4 donne
Rosella Postorino, Ada D’Adamo, Maria Grazia Calandrone, Romana Petri e Andrea Canobbio
Da bambini, essere soli significa costruire vicende fantastiche, avventure mirabolanti o anche più semplicemente domestiche, in cui essere protagonisti e in cui accogliere a nostro piacimento frasi facce e persone della nostra infanzia. Ma non solo. O non sempre, come sembra suggerire la cinquina del premio letterario più ambito del nostro paese.
Minaccia pioggia sul Teatro Romano di Benevento dove, nella semifinale del Premio Strega 2023, il presidente di seggio, lo scrittore Mario Desiati, vincitore dell’ultima edizione, annuncia i finalisti. Come d’aria di Ada D’Adamo, autrice venuta a mancare lo scorso 31 marzo, si è aggiudicato il primo posto nell’edizione del Premio Strega Giovani 2023. Entra ora in seconda posizione. Ma solo per adesso, dato che la storia è ancora da scrivere.
La solitudine dei bambini protagonisti si riversa in quella degli scrittori adulti fino a comporre, in una variazione sul tema, un dialogo con il proprio Io passato, con l’Io di un altro, con un figlio avuto o con figli mai visti. Tutto sotto il peso di una forza comune: il formidabile pungolo esercitato da un’appartenenza.
Con Mi limitavo ad amare te (Feltrinelli) Rosella Postorino si ispira alla guerra dei Balcani. Nada e Omar sono bambini nella primavera del 1992, a Sarajevo. Per allontanarli dal conflitto, un pullman li porta in Italia contro la loro volontà. La salvezza passa attraverso la privazione, lo sradicamento dagli affetti e dalla memoria, la violenza che si cela dietro un monito che in molti nella vita si sono sentiti ripetere: è per il tuo bene. “Si esiste interi solo prima di nascere”, scrive Postorino. “Ma quello strappo è la vita.” Come d’aria (Elliot) di Ada D’Adamo, ha l’incipit più poetico: “Sei Daria. Sei D’aria. L’apostrofo ti trasforma in sostanza lieve e impalpabile. Nel tuo nome un destino che non ti fa creatura terrena, perché mai hai conosciuto la forza di gravità che ti chiama alla terra”. Ada è sua madre e, sulla soglia dei cinquanta, viene travolta dalla malattia. Decide di rivolgersi a sua figlia e di lasciarle in dono la loro storia, permettendo a noi di infiltrarci fra le pieghe di questo dolore privato. Maria Grazia Calandrone con Dove non mi hai portata (Einaudi), ricostruisce la vicenda dei suoi genitori, in fuga a Roma per salvarsi dalla violenza. Arrivati nella capitale, questa bambina di appena otto mesi viene lasciata nel parco di Villa Borghese, prima che sua madre scelga di suicidarsi.
Un’orfana, ormai adulta, che indaga l’abbandono e la solitudine. Andrea Canobbio ne La traversata notturna (La Nave di Teseo) fa compiere al suo Io narrante lo stesso viaggio verticale, nel fondo di una memoria sollecitata, ora, dalle quinte reali o immaginarie della sua città. Rubare la notte (Mondadori) di Romana Petri mette al centro l’infanzia di un autore, Antoine de Saint-Exupéry, il cui libro è stato amato da bambini di paesi, culture ed epoche diversissimi. Un libricino che custodisce il prodigio dell’universalità, l’impresa di chi attraverso la fantasia supera il muro delle differenze e lega ciascuno al patrimonio di un sentire condiviso. L’infanzia travolge Saint-Exupéry e lo attira a sé, anche quando cresce e comincia a volare, cade, si rialza, si innamora, si trasferisce in America, e intanto scrive, anche quando sceglie di combattere in prima linea.
Gettati nel mondo senza riparo, i bambini trovano, fra gli inciampi che la vita prevede, ognuno il proprio posto. Il punto, poi, è risalire il dorso del tempo e districare i vecchi nodi. Storie accumunate da un medesimo tocco: l’urto. Fra ciò che si era, o ciò che si sperava di essere, e il dopo: lo spacco a cui segue l’infinita sequela di piccoli e grandi compromessi che ogni esistenza presenta. Torna in mente Chandra Candiani che, nella Bambina pugile, chiosa: “Come sono soli gli adulti”. Quanto i bambini. Ma se graziati dal potere delle parole, gli adulti possono gettare una lumicino nell’ombra del proprio strappo, fino ad arrivare a capire, viatico necessario di ogni perdono. Nota finale, una bella novità: la cinquina è composta quest’anno da quattro donne.
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