I l primo presidente della Cassazione, Giovanni Mammone, diciamo pure il capo della magistratura, nel suo discorso di inaugurazione dell’anno giudiziario ha spiegato che la riforma della prescrizione – per usare un linguaggio caro a Paolo Villaggio – è una boiata pazzesca. Danneggerà il funzionamento della giustizia al solo scopo di ledere i diritti degli imputati e di incattivire i rapporti tra magistratura e avvocatura. Capolavoro. Chi l’ha pensato questo capolavoro? Chi intende ancora difenderlo?
Il Procuratore generale della Cassazione, invece, cioè Giovanni Salvi, ha demolito la giustizia spettacolo, la subalternità degli inquirenti alle pressioni mediatiche, i decreti sicurezza del governo, la politica xenofoba sull’immigrazione, il panpenalismo, i magistrati che fanno retorica “eroista” e narcisista, la paura come strumento di governo, l’idea che la punizione sia la salvezza di una società… e anche altre cose.
Diciamo che mettendo insieme i due discorsi si può giungere a questa conclusione (stavolta sostituendo Paolo Villaggio con Gino Bartali): l’è tutto da rifare. Forse è sbagliato scherzare. Senza forse. L’apertura dell’anno giudiziario, dopo le polemiche molto aspre dei giorni scorsi, soprattutto tra avvocati e partito dei Pm, ha portato delle novità importanti e spinge ad alcune riflessioni.
La novità fondamentale è questa: esiste una parte della magistratura capace di discutere di giustizia e di giurisdizione senza immaginare che la giustizia e la giurisdizione possano essere identificate con la magistratura stessa, con le sue aspirazioni etiche, con i suoi interessi materiali. È importante che esista questa anima democratica della magistratura, che ieri si è espressa a una notevole altezza culturale. In netto ed evidentissimo contrasto con la modestia culturale che nei giorni scorsi aveva caratterizzato le polemiche del partito dei Pm e del suo giornale. Ed è anche molto importante che questa parte della magistratura abbia rappresentanti ai vertici. Il Presidente della Cassazione e il Procuratore generale sono persone di grande prestigio e hanno un ruolo di enorme peso sulla vita della giustizia.
Poi però c’è l’altra faccia della medaglia. La riflessione numero due: come è possibile che queste preoccupazioni così forti da parte dei vertici della magistratura non abbiano nei giorni scorsi trovato nessuna espressione, a nessun livello, nel corpo grande e vasto della stessa magistratura? Come si può immaginare che la magistratura italiana abbia dei vertici molto illuminati, ma poi si raccolga tutta compatta, senza dissensi, senza fiati di critica, attorno al partito dei Pm, che è controllato in modo quasi militare dalle correnti, dai loro equilibri, e dal carisma di magistrati come Gratteri, o Davigo, o dai vertici dell’Anm, o anche da personaggi esterni, ma molto potenti, come per esempio il ministro Bonafede o il capo dei 5Stelle e cioè Marco Travaglio?
Non è una domanda “politologica”. È politica. Riguarda i rapporti di forza tra i sostenitori dello Stato di diritto e il partito dei populisti e dei Pm. È paradossale che il governo – guidato dai 5 Stelle – imponga al Parlamento la fine della prescrizione e la proclamazione del processo eterno (e del diritto dei magistrati di dominare gli imputati senza limiti di tempo) per fare piacere ai magistrati, e che poi, alla prima cerimonia ufficiale, i vertici della magistratura spieghino che quella riforma è una vera e propria stupidaggine che creerà danni seri alla giustizia e limiterà i diritti costituzionali degli imputati.
C’è qualcosa che non funziona, no? Scusate se lo dico in modo così brutale: secondo me quello che non funziona è la negazione di un fatto innegabilmente avvenuto in questi anni: un settore eversivo e autoritario della magistratura, di ispirazione fortissimamente reazionaria e giustizialista, è riuscito a creare una struttura politica – parallela ma al tempo stessa interna al Parlamento e alla stessa magistratura – capace di esprimere un potere formidabile, di condizionare i partiti, le leggi, le norme, le politiche, e anche le reti di potere nell’Ordine giudiziario. È una struttura vera e propria, che naturalmente passa dentro l’Anm e i partiti politici, si esprime attraverso i gruppi parlamentari dei 5 Stelle, trova una forza immensa nelle ampie capacità di controllo sulla stampa e sulla Tv, controllo che avviene attraverso lo strumento intimidatorio del Fatto Quotidiano ma che va molto oltre Il Fatto Quotidiano, e che comunque non trova nessun ostacolo serio, tranne alcuni piccoli quotidiani ( noi, il Foglio, Il Dubbio e quasi nient’altro) e qualche piccola stazione radio (Radio Radicale e basta). Sapete quando si parla, a vanvera, di P2, di P3, di P4 eccetera eccetera? Stupidaggini. Qui invece siamo effettivamente di fronte a una vera e propria struttura parallela e potentissima, in grado di condizionare e sottomettere il potere legittimo della democrazia.
Raccontare queste cose vuol dire violare la correttezza politica? O l’omertà dovuta alla propria categoria? Vuol dire rompere i confini e i limiti della buona educazione? Non lo so. Forse. Però le cose stanno esattamente così. I discorsi di Mammone e di Salvi hanno riscaldato il cuore a quelli di noi, non molti, che credono allo Stato di diritto, e considerano il garantismo un gran valore della civiltà occidentale. Però sappiamo che non cambieranno molto le cose. Che il partito dei Pm comunque resta il partito politico più forte nel nostro Paese. e che sta assumendo connotati sempre di più reazionari ed estremisti. Ha un disegno di fondo, che è quello dell’accumulo del maggior potere possibile. E nella sua strategia di potere c’è la riduzione dei diritti della difesa, l’indebolimento del ruolo degli avvocati (che sono gli unici che si oppongono), il congelamento degli aspetti più moderni dello Stato di diritto. Il disegno di una società autoritaria costruita tutta attorno al valore del giudizio, della repressione e della pena.
Grazie a Salvi, certo, e grazie a Mammone. E poi? O la politica si mette in moto e abbandona la sua tradizionale codardia, e organizza la resistenza, o i discorsi di Salvi e Mammone varranno un po’ meno di un’avemaria.
