Il primo viaggio internazionale di Leone XIV non poteva che essere sulle strade che portano a Nicea. Per quattro ragioni complesse. La prima, teologica. Se c’è un ordine religioso che segue il magistero dei Concili è l’ordine agostiniano. Agostino d’Ippona ha basato la sua costruzione teologica sul Concilio di Nicea del 325, il primo e più importante dei Concili ecumenici nella bimillenaria storia del cristianesimo. Il primo Papa americano, già a capo dell’ordine degli Agostiniani, non poteva che dare seguito allo spirito agostiniano. Nicea è il Concilio che sintetizza il Padre il Figlio lo Spirito Santo attraverso il Credo. E il viaggio in Turchia e in Libano vuole essere nelle intenzioni papali la ricerca della sintesi degli altri tre aspetti che lo connoteranno: l’ecumenico, l’interreligioso e il politico.

Papa Leone XIV in Turchia

In Turchia Prevost ricambierà la visita del patriarca Bartolomeo, avvenuta a Roma per la ricorrenza dei santi Pietro e Paolo, trovandosi nella terra dell’apostolo Andrea, patrono degli ortodossi la cui festa cade il 30 novembre. I due eventi serviranno a riallacciare i rapporti col mondo ortodosso, incrinatisi a causa della guerra in Ucraina. Leone dovrà rafforzare il dialogo con il mondo ortodosso che ha riconosciuto come legittima la richiesta di autocefalia di una parte della Chiesa Ucraina che intende staccarsi da Mosca.

Insieme con l’aspetto ecumenico, il viaggio assume anche valore interreligioso. La Turchia è paese musulmano, ma è un islam in versione ottomana, distinta e anche distante dall’islam sciita e sunnita. Dettaglio non trascurabile che però non ha evitato che il regime di Erdogan affievolisse il diritto di libertà religiosa attraverso la trasformazione di chiese cristiane in moschee. Il Concilio di Nicea è il cordone ombelicale che lega la Turchia all’Europa, secondo gli auspici che furono soprattutto di Giovanni Paolo II. E con papa Francesco Erdogan ha costruito rapporti cordiali, soprattutto durante il G7 quando il Pontefice argentino incoraggiò il leader turco a perseverare nel suo ruolo di mediatore fra la Nato e i Paesi mediorientali.

Papa Leone XIV in Libano

Non meno delicata sarà la tappa in Libano, dove il problema politico si intreccia con quello teologico e dove la presenza di Hezbollah ha indotto Israele a incursioni aeree per colpirne le basi militari. La presenza dei Maroniti in Libano è imprescindibile per l’equilibrio politico interno, ma non sufficiente per quello esterno. Perché la posizione del patriarca, il cardinale Bechara Boutros Rai – elettore di Prevost che considera Israele uno stato teocratico – può essere pietra d’inciampo per la visita papale.

Giuseppe Di Leo

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