Processo perpetuo: oggi scatta il codice Travaglio

Stanotte in Italia entra in vigore il Codice Travaglio. Sì, è vero, questo è stato il paese di Beccaria, di Calamandrei, di Sciascia. Beh: è stato. Dimenticatelo. Ora è il paese di Travaglio. Il quale, dopo aver imposto la legge spazza-corrotti, largamente incostituzionale, da questo momento in poi fa scattare il codice “giustizia eterna”.
Non nel senso che l’amministra l’Eterno, ma nel senso che si fonderà su un processo perpetuo per il sospettato, e su un potere illimitato del magistrato che accusa. In questo consiste la fine della prescrizione, in vigore dalla mezzanotte. È la fine del diritto sancito da un articolo della Costituzione che prevede la ragionevole durata del processo, e la proclamazione del diritto per un Pm di far durare i suoi sospetti, anche magari in assenza di prove, per tutto il tempo che vuole. Trasformando la pena in qualcosa che viene prima della condanna.
E che non necessariamente prevede una condanna. Per capirci, una persona accusata di “traffico di influenze”, o di concorso esterno in associazione mafiosa (che sono i reati più cari a Travaglio) potrà essere condannato a un processo-a-vita senza mai essere condannato in secondo e in terzo grado.

La prescrizione oggi funziona così: dopo sei anni, se sei accusato di un reato piccolo, in assenza di sentenza definitiva, il tuo processo è finito. Se invece sei accusato di un reato più grande, la prescrizione scatterà solo dopo un numero di anni pari alla pena massima prevista per quel reato, e per alcuni reati ancora più gravi gli anni sono aumentati di un quarto. Per i reati gravissimi, e cioè quelli che prevedono come pena massima l’ergastolo, la prescrizione non esiste. In più ci sono una serie di misure che prevedono la sospensione dei termini di prescrizione nell’intervallo tra i vari gradi di giudizio.

Il risultato di questa legge è che per un reato di corruzione, ad esempio, la prescrizione scatta dopo una ventina di anni. Per i reati più gravi, di violenza, scatta dopo trent’anni. Anche per alcuni reati involontari scatta dopo almeno vent’anni, ma anche di più: ad esempio – per dire una cosa attuale in questi giorni – scatta dopo oltre 20 anni per omicidio stradale. Che è una nuova forma del vecchio omicidio colposo, non voluto. Le indagini sull’incidente di Corso Francia sono già iniziate e potranno tranquillamente durare fino al 2040 o forse anche al 2043 (con le sospensioni) senza che scatti la prescrizione. Se però c’è un omicidio volontario, allora la prescrizione non scatta mai.

Marco Travaglio l’altro giorno ha scritto sul Fatto un lungo articolo nel quale, rivendicando a sé – sembrerebbe: e giustamente – il merito di aver pensato e fatto approvare la legge che poi va sotto il nome di Bonafede (che è un suo collaboratore abbastanza fedele), cioè l’abolizione della prescrizione dopo il primo grado di giudizio, ci consegna gli argomenti che lui ritiene i più convincenti a favore della riforma.

Il primo argomento è questo: l’Italia è l’unico Paese europeo, a parte la Grecia, dove esiste la prescrizione. Affermazione che non lascia molti dubbi. Uno dice: sempre ci dobbiamo fare riconoscere… Beh, naturalmente si potrebbe opporre a questo argomento l’argomento opposto: l’Italia è il Paese dove i processi durano più a lungo. Nel senso che la durata  media di un processo penale è di 1377 giorni (tre gradi di giudizio) contro i 424 giorni di un processo medio negli altri Paesi europei.

Questo dato fa capire che magari in Europa non c’è gran bisogno di prescrizione, anche perché data la velocità dei processi non scatterebbe mai. E quindi il problema è italiano. Cioè il problema è: come si può riconoscere il diritto alla giusta durata di un processo in un Paese dove mediamente il processo dura tre volte più che nel resto di Europa?

Fin qui, Travaglio ha commesso solo un errore di omissione. Volontario o no. Probabilmente involontario: nessuno gli ha fornito questi dati. Poi c’è un errore più clamoroso: non è vero che la prescrizione esiste solo in Italia. Esiste, in varie forme, in quasi tutti gli altri Paesi che adottano la cosiddetta “Civil Law”.

Per esempio Spagna, Germania, Francia. Prendiamo la Francia, che è un luogo che un pochino pochino il diritto lo conosce e conosce un po’ lo Stato di diritto. Qui i reati si dividono in due categorie: crimini e delitti. I crimini sono i più gravi e prevedono pene comunque superiori ai 15 anni. I delitti pene inferiori. Tra i delitti, ad esempio, stanno tutti i reati di corruzione (sempre quelli più cari a Travaglio e ai suoi). Quanto dura la prescrizione, in Francia, per i delitti? Di norma tre anni, per alcuni delitti particolari solo tre mesi. Un reato che in Italia prevede la prescrizione dopo 15 anni (più eventuali sospensioni fino a 18 anni) in Francia si prescrive dopo tre. È vero che anche in Francia è possibile la sospensione della prescrizione. Anche per un tempo lungo. Mai, però, superiore al tempo massimo della prescrizione. Quindi, tre anni più tre anni: sei al massimo. Nei casi dei crimini invece la prescrizione scatta solo dopo 20 anni. Appena un po’ prima che da noi. (Questi dati sono facilmente reperibili nel sito web della Camera dei deputati).

Fino al 2012, effettivamente, la prescrizione in Francia era più lasca. Poi i termini furono ristretti e ora è si e no tre volte più generosa che in Italia, ma in alcuni casi solo il doppio, e in casi estremi addirittura uguale all’Italia (sei anni).

Secondo argomento di Travaglio. Grazie alla prescrizione, Berlusconi si è salvato 9 volte e Andreotti una. Già. E in Francia? O anche in Germania, o in Spagna? In Francia Andreotti non sarebbe stato nemmeno processabile  (e neppure in Germania, in Spagna, In Inghilterra, in Belgio, in Olanda, in Svizzera, in Polonia… posso continuare per un centinaio di righe) perché era accusato di un reato davvero strampalato (concorso esterno in associazione mafiosa) che non esiste in nessuno di questi Paesi e che è intraducibile nella gran parte delle lingue europee ( se non si vuole essere presi per pazzi); peraltro è un reato che è stato dichiarato (almeno per gli anni ai quali si riferisce il processo Andreotti) inesistente anche in Italia dalla Corte Europea. Quindi, su Andreotti, zero.

Su Berlusconi bisognerà tener conto del fatto che è stato mandato a processo 70 volte, una volta condannato (in condizioni assai discutibili) da un magistrato che ora è uno stabile collaboratore del Fatto Quotidiano, e tutte le altre volte assolto. Due osservazioni 1) ovviamente in nessun Paese al mondo sarebbe stato mandato a processo per 70 volte. 2) Probabilmente questa mania di mandare continuamente a processo le personalità più in vista, e che producono più pubblicità per i Pm, è una delle ragioni della durata folle dei processi in Italia. In nessun Paese ci sono tanti processi, e forse, se si volesse davvero migliorare la giustizia, bisognerebbe occuparsi di questo problema, non della prescrizione.

Travaglio poi chiede, provocatoriamente, ai sostenitori della prescrizione, quale sia l’articolo della Costituzione che rischia di essere violato con il codice Travaglio-Bonafede. Beh, qui basta una riga per rispondergli: l’articolo 111. Molti lo conoscono. Anche nelle scuole. Comunque, se chiede a Padellaro, sicuramente glielo spiega.

Mi devo fermare qui. Anche se vorrei continuare (ma è finita la pagina), perché quell’articolo di Travaglio dà uno spunto di riflessione a ogni riga. E forse è la chiave di volta per capire il motivo del crollo del giornalismo: l’abitudine, sempre più dilagante, a scrivere cose senza saperle (o, a volte, fingendo di non saperle).

Però un’ultima osservazione devo farla. Nello stesso numero del Fatto che ospita il proclama di Travaglio, c’è una bellissima intervista a Cesare Beccaria nella quale Beccaria si dice favorevole all’abolizione della prescrizione. No, no, non sono pazzo: è esattamente così. Un’ intervista immaginaria nella quale l’estensore spiega perchè Beccaria si è fatto convincere da Travaglio e ha abiurato. Uno di questi giorni pubblico un’intervista a Montanelli per chiedergli se si ricorda del suo allievo Travaglio. E se poi gli faccio dire “ oddio, non sapevo come levarmelo di torno, per fortuna c’era Cervi che me lo teneva lontano.”, certamente vado vicino alla verità.