Mentre la pace di Gaza ci illude di essere vicina, quell’altra molto più sanguinosa e feroce dell’Ucraina si allontana senza speranza.
Putin ha detto di no. Lo ha detto prima dell’Alaska, lo ha ripetuto sul tappeto rosso ed ha spiegato che preferisce la vittoria militare perché la Russia sta già fronteggiando da sola tutte le armi e tutti i paesi della Nato scatenati con un solo esercito. Ha partecipato all’annuale convegno economico che si svolge a nord di San Pietroburgo e si è concesso in maniera molto distesa anche ai giornalisti illustrando un quadro vasto ma lacunoso e reticente, che permette però di capire il suo meccanismo mentale e militare di procedere.

Gli attacchi militari

Dice Putin: “Avete dato i missili Tomahawk agli ucraini, e non è un terribile danno perché sono armi vecchiotte e la nostra contraerea si saprà adeguare. Non risponderemo a colpi di bombe atomiche per questo. Ma c’è un altro fattore che è più grave e che può portare alla guerra: il missile ha bisogno di personale americano che lo diriga per via satellitare. Quindi ogni lancio di quel tipo implica un attacco militare americano sul suolo russo. Noi siamo molto pazienti mentre invece gli europei scalpitano per farci questa guerra alimentando l’idea che noi, i figli della grande Russia, siamo interessati ad attaccare i paesi della Nato. Questa è una grandissima balla messa in giro dal gruppo della von der Leyen che gioca sugli 800 miliardi destinati alla difesa europea”. Naturalmente Putin non esprime una parola su quanto lui e il suo ex vice Medvedev hanno minacciato nei primi due anni di guerra contro la Polonia e l’Inghilterra, per non dire della Francia e dei paesi più piccoli come l’Italia. Tutto ciò prima che l’Europa desse il più pallido segno di reazione. Poi ha spiegato che ciò che la Russia sta costruendo non è legato alla storia che avanza o alle politiche liberali, ma deve essere ancorato alle tradizioni, alla cultura dei paesi e dei dialetti, alle religioni tramandate e non deve allontanarsi dalle sue tradizioni che non comprendono varianti di genere “al di fuori di quelle che il padre eterno ha creato per potere generare figli con gioia”.

I sacrifici

È questo un punto incontrovertibile su cui Putin dichiara una rivoluzione. Gli islamici del Medioriente e gli sciti di Teheran sono felicissimi di ascoltare un programma sociale in cui ogni popolo è prigioniero del passato, in cui il cittadino deve pensare soltanto a sperare di morire per la propria patria se un tale sacrificio fosse richiesto per le questioni esistenziali che sono proprio quelle minacciate dalla cultura dell’Occidente. Dio ne guardi che una frazione della ex Unione sovietica, quale è l’Ucraina, il giardino di casa dei russi, si mettesse a vivere e pensare come a Berlino, come a Parigi o a Londra, e attraesse giovani verso il futuro mantenendo una memoria sotto il controllo del passato. Putin è disposto a fare la guerra atomica. L’ha detto e ripetuto. E ha spiegato la nuova dottrina militare in cui le bombe nucleari sono divise in due: quelle piccole modello Hiroshima, saranno affidate ai generali delle diverse aree delle zone di influenza russa affinché le possano usare quando lo ritengono necessario senza dover chiedere il permesso al presidente della federazione. Ripete: “Ma non hanno capito questi occidentali che si stanno ficcando da soli in una trappola nucleare da cui poi non potranno più uscire e nella quale noi non potremmo anche vincere? Parlano e agiscono come se fossimo nel mondo di vent’anni fa mentre stiamo in un nuovo mondo in cui sono cambiati i valori esistenziali e noi siamo il baluardo di questi valori che se sono minacciati. Noi, – ripete Putin – non abbiamo alcuna intenzione di fare guerra a nessuno, vogliamo solo la pace e la libertà di essere noi stessi senza essere influenzati da altri” (altro punto perfettamente in comune con la politica islamica, anche di Hamas).

Putin, seguito da tutti

Secondo i telegiornali, le masse urbane giovanili, almeno quelle di Mosca e San Pietroburgo, lo seguono entusiaste perché davanti alle telecamere compaiono – oltre i tafferugli per il carovita – gruppi di bellissime ragazze truccate con i colori della bandiera russa che si esibiscono davanti a tutti i fotografi insieme a strisce e slogan che inneggiano al valore assoluto dell’essenza russa. La Russia è in recessione i prezzi salgono insieme all’inflazione, il gap tecnologico della Russia nei confronti della Cina e mastodontico, ma non importa Putin ha spiegato in lungo in largo con il tono di chi sta prendendo il tè con gli amici che l’Ucraina per ogni russo è essa stessa Russia e che quindi non ci sarà pace finché tutto non tornerà a posto. Questo è lo scenario di partenza su cui giocare la partita della guerra in Europa con gli Stati Uniti con il ministro della guerra Hegseth che ha fatto capire come tutti i militari devono indossare la stessa uniforme e tutti i giovani devono sentirsi prossimi ad indossarla, e dove non c’è posto per mezze posizioni perché l’America è già in stato di guerra anche se non vuol dire contro chi, benché le premesse siano chiare. Ma che l’America sia realmente in armi, e sia al vertice della tecnologia militare, lo riconosce ampiamente lo stesso Putin il quale ha detto di saper bene che per ora uno scontro tra Nato e Russia sarebbe impari ma il gap si sta riducendo, ed è molto più ridotto di quanto pensino gli europei e gli americani. Da queste parole dovremmo trarre gli oroscopi sulla guerra e sulla pace.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.