La somministrazione delle prime dosi di vaccino ai bambini potrebbe partire il 23 dicembre. A dichiararlo, in un’intervista a SkyTg24, il coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico Franco Locatelli. Per Locatelli è inappropriato dire che si è deciso “troppo in fretta” sulla somministrazione ai bambini. Intanto, si sta ragionando – anticipa poi l’esperto – per creare delle aree pediatriche preposte alle inoculazioni negli hub. Al momento le vaccinazioni sono permesse soltanto a partire dai 12 anni (quasi 96mila in tutto le somministrazioni in Italia, oltre 45mila 617 le persone che hanno ricevuto la doppia dose, l’84,46% della popolazione over 12).
Nei giorni scorsi l’appello dei pediatri della Simpe (Società Italiana dei Medici Pediatri) per la vaccinazione ai più piccoli. Questo alla luce del rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità, secondo il quale tra l’8 e il 21 novembre, tra i 0 e i 19 anni, “sono stati segnalati 31.365 nuovi casi, di cui 153 ospedalizzati e 3 ricoverati in terapia intensiva”. Tra i 6 e gli 11 anni “a partire dalla seconda settimana di ottobre” si sottolineava “una maggiore crescita dell’incidenza rispetto al resto della popolazione in età scolare, con un’impennata nelle ultime due settimane”. E dall’Istituto si osservava anche “un aumento del tasso di ospedalizzazione in questa fascia di età (poco sopra i 2 ricoveri per 100mila abitanti) nelle ultime settimane, mentre nelle altre fasce di età risulta stabile”.
Il 51% dei casi in età scolare è stato diagnosticato nella fascia d’età 6-11 anni, il 32% nella fascia 12-19 anni e solo l’11% e il 6% sono stati diagnosticati, rispettivamente, tra i 3 e i 5 anni e sotto i 3 anni. “Per proteggere i bambini è estremamente importante vaccinarli – le parole in una nota del Presidente Simpe Giuseppe Mele – Noi crediamo di dover consigliare la vaccinazione a tutti i bambini, non solo quelli fragili che presentano patologie croniche come il diabete, l’ipertensione, l’obesità o la malattia da immunodeficienza acquisita congenita. I primi dati, che risalgono ad un anno e mezzo fa, ci indicavano che il bambino, pur con una sintomatologia non significativa, poteva essere quello maggiormente contagiato e poteva contagiare. Ora siamo arrivati a contare ben 35 morti”.
L’Agenzia Europea del Farmaco (Ema) ha raccomandato, la scorsa settimana, ai Paesi europei di autorizzare la somministrazione del vaccino contro il coronavirus di Pfizer-BioNTech anche ai bambini tra i 5 e gli 11 anni. La dose sarà inferiore di un terzo rispetto a quella per gli over 12. Quindi Locatelli spiega che se il via libera dell’Agenzia Italia del Farmaco (Aifa) dovesse arrivare in settimana si potrebbe partire con le somministrazioni il 23 dicembre, “poi magari sarà qualche giorno prima o qualche giorno dopo. Semplicemente perché per quella data saranno disponibili le formulazioni pediatriche, in quanto la dose per la fascia di età 5-11 anni è di un terzo, 10 microgrammi, rispetto alla dose per l’adulto. Si è proprio voluto evitare il prelievo dalle fiale degli adulti, perché avrebbe creato situazioni in qualche modo aleatorie, per questo si è preferito aspettare la disponibilità di formulazioni pediatriche”.
Escluso l’obbligo vaccinale per i bambini: “Assolutamente no, è un’opzione che va offerta, va fatta opera di convincimento, spiegando perché c’è un vantaggio nel vaccinare i bambini, per tutela della loro salute e dei loro spazi educativi e sociali. Ma non considererei l’obbligo”. E lo stesso vale per il Green Pass: “Neanche, se n’è già discusso, e il ministro Speranza è stato chiaro nel dire che in questo momento non si considerava questa ipotesi”.
I vaccini e la variante Omicron
È eccessiva tutta questa preoccupazione per la variante Omicron, secondo Locatelli. Non bisogna “né sottovalutare né drammatizzare”. Al momento le ipotesi fanno propendere per una maggiore contagiosità della variante. Ancora, comunque, tutto da chiarire. Cautela anche sulla chiusura delle frontiere e sull’aggiornamento dei vaccini: perché quelli attualmente approvati e diffusi sono efficaci e non vengono bucati dalle varianti. La terza dose, anche per via della diffusione di Omicron, è “assolutamente necessaria”, “sia per ripristinare il massimo dell’efficacia della protezione immunologica conferita dal vaccino, ma anche per ridurre la circolazione virale”. Non si può escludere, secondo Locatelli, una quarta dose e altre dosi booster nel tempo.
