Il Salone Internazionale del Libro è la storia di un viaggio nel tempo e nello spazio, un movimento al di là della fisica degli elementi. Eppure, quel passaggio abituale a sud-est, il Lingotto di Torino, la massiccia casa cubica del Salone tra il rumoroso traffico chilometrico di via Nizza e l’odore unto dei platani carichi di smog, poteva sembrare un incrocio necessario, annullato dal potere del Coronavirus di prendersi la consistenza della realtà.

Il mondo ancora una volta aveva altre priorità”, dice Alessandro Barbero, medievista e autore, al di là dello schermo in apertura della versione Extra del Salone, giovedì 14 maggio scorso. Inappuntabile, ma già eccolo il primo dei quattro passaggi immateriali ma concreti, quattro passi virtuali all’interno del festival del libro, che possono riassumere i tanti interventi trasmessi. Alessandro Barbero, solitario, ritto di fronte al leggio posto nel ventre della Mole Antonelliana, circondato da spalti ripidi con i seggiolini rossi, l’espressione del volto in realtà un po’ tesa, inusuale per un divulgatore culturale scafato, chissà forse per questa prima inedita, ma con le sue abituali gestualità marcate, il pugno serrato della mano destra che scende assieme al gomito, pare un capotreno che tira la catena di un treno a vapore. E procede: “La Storia è l’immenso catalogo di quel che hanno fatto gli esseri umani sino ad oggi”, per poi raccontare con le grandi pandemie della storia, a partire dalla peste Antonina del II sec., le opportunità che ne hanno conseguito, fino a quella dei giorni nostri, per lasciarci con una sfida: “Chiederci se ci saranno dei cambiamenti di mentalità”.

Altre forme di Vita, lo strano titolo dell’edizione 2020, quando era stato annunciato il rinvio della kermesse, sembrava addirittura un motto beffardo, un altro tassello da aggiungere all’epica del Salone. Invece, una decina di giorni prima, è stato annunciato il più classico dei week end sabaudi, nella forma più inattesa.

Altre forme di Vita che plasmano questo presente raccontato il secondo giorno della kermesse, con uno sguardo verso le stelle, attraverso le voci di Samantha Cristoforetti, nei panni di autrice del Diario di un’apprendista astronauta (La nave di Teseo), e riporta, assieme a Valeria Parrella, a terra il suo sguardo sul nostro pianeta, in particolare sulle città, che tante volte in questi giorni abbiamo visto immerse nel silenzio e nel vuoto, e secondo l’astronauta da lassù assomigliano a quelle Città Invisibili descritte da Italo Calvino. Spazio declinato, grazie all’intervistata da Loredana Lipperini, anche mediante l’immaginazione non poi così irrazionale di Donna Haraway, la grande autrice di fantascienza che nel 1985, in chiusura di Manifesto cyborg, disse: “Preferisco essere cyborg che dea”. Ed è proprio Loredana Lipperini che con Ilide Carmignani ci porta al terzo passaggio virtuale e concreto, il sabato del Salone Extra, quel giorno che di solito sarebbe considerato più trafficato della Terra di Mezzo di Tolkien. Riferimento non casuale che porta alla discussione sulla nuova edizione di Le due torri, il secondo volume della trilogia de Il Signore degli Anelli, in uscita con Bompiani nella traduzione Ottavia Fatica e la consulenza di Roberto Arduini, presidente dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, dopo cinquant’anni dalla prima versione del testo. “Un libro vivo”, come lo ha definito Loredana Lipperini, autrice, conduttrice e riferimento per gli amanti del Fantastico. E non ha caso ha creato una grande discussione attorno alla sua nuova traduzione come avvenuto in Francia e Germania. Una nuova voce per il mondo parallelo di Tolkien abile nel far vibrare in maniera differente le corde vocali degli elfi, degli orchi e degli hobbit.

Insomma, questa versione del Salone del Libro di chilometri ne ha fatti fare parecchi, di fronte al pc si è viaggiato, senza contare la maratona, Il Gran Finale dalle 18 alle 23 della domenica, al Lingotto di fronte alla mitica Torre di libri.

Un viaggio è certo sorridere e commuoversi, riflettere e riflettersi. “Si è aperta una breccia”, ha affermato Nicola Lagioia, direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino, condividendo il sogno che l’Extra diventi un appuntamento fisso. In attesa dell’altra breccia: la luce abbagliante in cima alle lunghe scale mobili della fermata metro Lingotto.

Carlo Nan

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