Quella lezione che l’Iran non ha imparato: se non rinuncerà alla sua politica genocida verrà colpito in modo ancora più duro

Come era prevedibile, dopo dodici giorni di guerra, l’Iran celebra il cessate il fuoco. I media statali di Teheran presentano la fine delle ostilità con Israele e gli Stati Uniti come una vittoria strategica, affermando di aver resistito ai nemici, subito danni minimi agli impianti nucleari e avviato un dialogo politico con l’Occidente. Sui principali media, quindi, non si fa che ribadire la vittoria, gli alti funzionari iraniani intervistati ripetono quanto il paese sia unito e quanto abbia resistito e continui a resistere alle pressioni internazionali che vorrebbero farlo rinunciare al nucleare civile. Ma stanno mentendo, la loro è la solita propaganda.

Le mosse di Israele

Si sa che in due settimane Israele ha colpito duramente gli impianti nucleari; decine di comandanti e ricercatori di alto rango sono stati eliminati e, soprattutto, Israele ha preso possesso dello spazio aereo. E non solo: il Capo di Stato Maggiore delle IDF, Eyal Zamir, ha rivelato ieri per la prima volta che le forze di commando israeliane hanno operato segretamente in Iran durante la guerra: le unità di commando terrestri hanno condotto missioni in Iran, garantendo libertà operativa. Questo solo per dire quanto gli apparati di sicurezza israeliani fossero infiltrati in Iran.

Una guerra preparata da anni

Israele si preparava da anni a questa guerra; si sapeva che prima o poi sarebbe scoppiata. Tra Israele e Iran esisteva un equilibrio del terrore: gli iraniani avevano puntato migliaia di missili verso le città israeliane, ambivano alla bomba atomica e, da un punto di vista propagandistico, dopo aver negato la Shoah, hanno agitato senza sosta lo spettro della distruzione di Israele, issando un apposito orologio, nel centro di Teheran, per il conto alla rovescia prima della distruzione dello Stato ebraico, che sarebbe dovuta avvenire, secondo la previsione dell’ayatollah Khamenei (a proposito, che fine ha fatto? Era davvero lui che parlava ieri?) nel 2040, in concomitanza del ritorno del Mahdi, il messia sciita. Dopo il 7 ottobre era evidente che Israele non sarebbe rimasto a braccia conserte davanti a questa minaccia esistenziale.

Una sconfitta militare ed ideologica

Per concludere, è indubbio che l’Iran abbia ricevuto una sconfitta militare, ma anche ideologica, ed era anche chiaro che tutto il potenziale nucleare iraniano non poteva essere distrutto da un unico attacco congiunto USA/Israele. Ma è importante che, dopo questo conflitto, l’Iran capisca che verrà colpito di nuovo, in modo ancora più duro, se non rinuncerà alla sua politica genocida contro Israele, e che la resistenza iraniana, per quanto poco organizzata, attende solo un ulteriore indebolimento del regime.

Anche se non era il loro principale obiettivo, gli israeliani hanno contribuito molto alla causa dell’opposizione con azioni mirate su singoli obiettivi. Lo Scià, infine, è molto attivo in questi giorni, e con lui i dissidenti fuggiti all’estero. Alcune porzioni dell’esercito sono pronte a intervenire per aiutare un cambio di regime. In Iran c’è una popolazione giovane e colta e esiste una diaspora di oltre 8 milioni di iraniani fuggiti all’estero, persone istruite e facoltose pronte a rientrare nel proprio paese.
Staremo a vedere.