Se è vero che le elezioni regionali scelgono il proprio presidente e consiglio è vero anche che restituiscono il termometro politico dell’intero Paese, e per alcune regioni questo è più evidente che in altre. A meno di un mese dalle votazioni nel Lazio che si svolgeranno domenica 12 e lunedì 13 febbraio uno dei primi sondaggi, quello di Ipsos a firma di Nando Pagnoncelli uscito oggi giovedì 26 gennaio, dipinge uno scenario tutt’altro che roseo per Alessio D’Amato, uscente della giunta Zingaretti, sostenuto da Pd e da Azione-Italia Viva.
Circa sette punti di deficit lo distanzierebbero dall’altro ‘runner’ per la poltrona del palazzo di via Cristoforo Colombo, quello sostenuto dal centrodestra, Francesco Rocca. L’altra sfidante è la conduttrice Rai Donatella Bianchi, appoggiata dal Movimento 5 Stelle e Polo progressista.
L’appuntamento rappresenta il primo test per il governo Meloni e per il centrodestra dopo la vittoria alle politiche, tenuto conto del numero degli elettori coinvolti che sono poco più di un quarto degli elettori italiani, della dimensione delle due regioni Lazio e Lombardia, ovvero le due più grandi d’Italia, e della loro rilevanza come cuore politico ed economico del Paese.
Se nel caso della locomotiva del Nord il candidato del centrodestra Attilio Fontana si trova ad affrontare l’antagonista giallorosso Francesco Majorino, appoggiato sia da Pd che M5s – mentre il Terzo polo candida Letizia Moratti -, nel Lazio i grillini hanno trovato la loro candidata da schierare.
Nel Lazio “oltre sette cittadini su dieci si dichiarano soddisfatti della qualità della vita” ma “il giudizio sull’operato dell’amministrazione Zingaretti è più tiepido: solo il 50% dà un voto pari almeno a 6”, spiega il sondaggista sul Corriere della sera. Punti dolenti della gestione dem i trasporti, le infrastrutture, i rifiuti (con la persistenza delle criticità nella Capitale: non a caso il valore medio regionale del 37% delle menzioni sale tra i romani al 52%), e proprio la sanità guidata da D’Amato.
L’assessore è il più conosciuto dagli elettori tra i candidati, ma questo non pare giovargli più di tanto nel sondaggio sull’orientamento di voto dei cittadini del Lazio. “Nelle intenzioni di voto Rocca è stimato al 41,2%, circa 7 punti sopra D’Amato (al 34,1%). Più indietro Bianchi”, poi i candidati minori Rinaldi, Pignalberi e Pecorilli.
Rocca è stato oggetto di una gogna mediatica quando è stato riscoperto un episodio del suo passato: nel 1984, a diciannove anni, subì una condanna a tre anni per droga. Un anno lo scontò ai domiciliari, il resto in una comunità. Subito dopo aver scontato la pena, si laureò in giurisprudenza, divenne avvocato, ma soprattutto consacrò la propria vita al volontariato, prima alla Caritas e poi alla Croce Rosse italiana, di cui è stato per un decennio presidente nazionale. Una storia di riscatto anche se per alcuni “uno così non dovrebbe fare politica”. Ora beneficia della forza e dell’ampiezza della coalizione di centrodestra a suo sostegno e piace anche di più agli elettori orientati all’astensione. Nelle intenzioni di voto è stimato 7 punti sopra a D’Amato.
Il voto atteso delle liste alle regionali quindi dovrebbe rispecchiare quello delle politiche. “FdI è nettamente primo, vicino al 30%, Lega e FI si collocano su valori tra loro simili, appena sopra il 5%, il Pd si attesta al 21,2%, Azione-Iv al 6,5% e il M5S al 15,7%”, spiega Pagnoncelli secondo cui il vantaggio del centrodestra è “corposo” ma la “partita non può dirsi ancora chiusa” per alcune variabili tra cui l’incognita delle liste civiche. L’altra, che potrebbe favorire D’Amato, può essere il voto disgiunto, oggi però valutato solo all’1,2 per cento.
