Alle elezioni regionali in Toscana tutto va come previsto per il centrosinistra. Dopo le sconfitte nelle Marche e in Calabria, il campo largo (che qui aveva fatto i conti con non poche divisioni) raccoglie la sua prima vittoria in una partita giocata “in casa”, ma non per questo scontata. Il primo punto del centrosinistra nella battaglia per le regioni arriva con un distacco marcato: quel 13% che divide lo sfidante del centrodestra Alessandro Tomasi, con circa il 41% dei voti, dal riconfermato governatore Eugenio Giani, risultato vincitore con il 54% dei consensi.
A far riflettere, in questa nuova contesa elettorale, non è tanto l’esito che tutti si aspettavano, ma sono piuttosto le percentuali di voto che i singoli partiti sono riusciti a strappare, insieme al dato, inconfutabile, sull’affluenza. La presenza alle urne del 47,7% degli aventi diritto, infatti, è la più bassa di sempre nella storia delle elezioni toscane, crollata di quasi 15 punti rispetto al 2020. Sebbene in quell’occasione il voto fosse esteso anche al referendum costituzionale, queste elezioni fanno registrare una tendenza allarmante, che si riconferma anche in una delle regioni storicamente più attive nella partecipazione politica. Tutte le province, alla chiusura dei seggi, hanno evidenziato una diminuzione di presenze di oltre il 10%, a eccezione di Pistoia, con un calo più contenuto dell’8%, dovuto soprattutto alla candidatura regionale di Tomasi, sindaco della città.
Una candidatura, quella del centrodestra, frenata soprattutto dal crollo interno della Lega, nonostante la presenza forte del “viareggino” Vannacci, rivelatasi poi fallimentare. È vero, un paragone con il 2020 risulta difficile, se non inappropriato, trattandosi di un altro mondo politico. La Lega era il primo partito del centrodestra e, a sostegno della candidata della coalizione, Susanna Ceccardi, aveva totalizzato il 21,78%. Oggi però, in Toscana, il Carroccio si ferma tra il 4 e il 5%: terzo partito di maggioranza dopo Fratelli d’Italia, cresciuto al 26% e Forza Italia, aumentata, di misura, dal 4,28 del 2020 al 6,2%. Prima il battibecco sul gay pride di Pistoia, poi il post rivolto da Vannacci a un’assessora regionale, da cui Tomasi aveva preso le distanze: il rapporto tra il partito del generale e il candidato del centrodestra, alla fine, non si è rivelato prolifico, dalla campagna elettorale fino allo spoglio dei seggi.
Se a destra fa rumore la caduta della Lega, sul fronte opposto il campo largo scopre i suoi nuovi protagonisti. Oggi fa quasi sorridere pensare che la candidatura del governatore, riconfermato a pieni voti dalle urne, era stata messa in dubbio qualche mese fa dalle incertezze dei pentastellati. Mentre il Pd si riafferma con quasi il 35% dei consensi, il Movimento in Toscana è la quarta forza dell’alleanza: meno del 5% per un partito che, talvolta, in ambito regionale, aveva cercato di mettere i bastoni tra le ruote ai dem, prima di esprimere il proprio sostegno a Giani. A convincere nel centrosinistra, invece, è il risultato ottenuto dalla sperimentale Casa Riformista. La lista guidata da Italia Viva ha raggiunto quasi il 9% delle preferenze, confermandosi come la terza forza regionale e dimostrando così di essersi riuscita ad aggiudicare quello spazio vacante al centro, a discapito di Forza Italia. “Per me è una straordinaria soddisfazione. Ha vinto la Toscana illuminata e riformista”, ha esordito Giani, dopo che i primi instant poll avevano già delineato una vittoria di ampio margine.
Nella sede del Pd di via Forlanini a Firenze, la riconferma di Giani è stata celebrata dai vertici regionali del partito e dalla segretaria Elly Schlein. La leader dem ha ribadito la coesione del campo largo: “Chi si è affrettato a decretare la fine della coalizione dovrà ricredersi e sono convinta che i risultati continueranno a arrivare”. E poi ha promesso battaglia al centrodestra: “Voglio dire a chi si era affrettato a dichiarare morto il campo largo che abbiamo solo cominciato, ci prepariamo a vincere anche le prossime Regionali. Hanno cantato troppo presto – ha ribadito Schlein – i conti li faremo alla fine”.
