Si parte oggi
Riaprono palestre e piscine tra nuove regole e paura: “Una su 3 non ce la farà”
Per gli amanti dello sport era una data da giorni segnata sul calendario: da oggi, 25 maggio, riaprono al pubblico palestre e piscine, ma con pesanti restrizioni dovute alle misure per contenere l’eventuale contagio da Coronavirus. Una ripartenza che tra l’altro non riguarderà tutta Italia: Lombardia e Basilicata infatti consentiranno il via libera a partire rispettivamente dal 31 maggio e 3 giugno.
LE RESTRIZIONI – Il faro da seguire sarà, così come nelle altre attività, il distanziamento: due metri per gli esercizi in palestra, 7 metri quadrati invece per le persone nelle vasche, mentre un metro e mezzo è sufficiente per chi è seduto su sdraio e lettini.
Per le palestre nessun ‘assembramento’ negli spogliatoi, il cui utilizzo è da ridurre al massimo, mentre gli attrezzi andranno disinfettati dopo l’uso da parte di ogni cliente. All’interno delle palestre si entrerà in mascherina, che non va usata però per l’attività fisica, obbligo che invece resta per gli allenatori, che dovranno utilizzare anche i guanti.
L’ALLARME CHIUSURE – Tra mancati incassi e regole restrittive il settore lancia però un grido d’allarme. “Il 30 per cento dei centri sportivi non riaprirà. Finalmente si riparte, l’impegno del governo è stato notevole, ma non basterà a salvare i tanti che rischiano il fallimento”, spiega all’Agi Giampaolo Duregon, presidente di Anif, l’Associazione nazionale impianti sport & fitness affiliata a Confindustria.
Due i problemi posti da Duregon. Il primo riguarda le palestre “che non hanno lo spazio necessario per osservare il distanziamento e soprattutto a quelli che non riapriranno per motivi economici”. Il presidente di Anif ricorda quindi come in tempi ‘normali’ il calo degli incassi estivi, quando solitamente il caldo svuota le palestre, viene ripianato da quelli invernali. Quest’anno però “il coronavirus con tre mesi di stop totale ha fatto saltare questo meccanismo”. Duregon stima che i centri sportivi italiani dimezzeranno i loro fatturati: “Viviamo di abbonamenti, nei tre mesi di chiusura non ci sono stati, ma abbiamo dovuto continuare a pagare i costi di gestione”.
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