La Ruota della Fortuna, Canale 5 e Gerry Scotti sull’Olimpo, la Rai perde 15 milioni di pubblicità e studia le contromisure

Il fattaccio è avvenuto d’estate, durante la Grande Distrazione della stagione dal caldo record e quel diritto inalienabile alle ferie che in Italia è percepito come quintessenza del vivere civile.

Ruota della Fortuna, Canale 5 e Gerry Scotti campioni dell’intrattenimento

Il sorpasso di Canale 5 sull’Access prime time della Rai, prima volta assoluta da una quindicina d’anni, è così passato in secondo piano. Ma il fatto resta: la primazia su quella fascia, così preziosa in termini di raccolta pubblicitaria, è passata di mano da quando Stefano De Martino, conduttore dal settembre 2024 su Rai1 di Affari tuoi, è andato anch’egli in vacanza, lasciando il presidio di quella fascia scoperto. Un vuoto nel quale si è saputa prontamente inserire la Ruota della Fortuna di Gerry Scotti, rilanciata in access dal 14 luglio 2025.

La Rai perde 15 milioni di pubblicità

Rai Uno che finisce dietro a Canale 5, proprio nell’Access prime time, non è cosa di poco conto. Il danno economico è pesante: per gli addetti ai lavori si tratta di circa 15 milioni di euro di pubblicità persa: mancati incassi che nessun manager televisivo potrebbe accettare a cuor leggero. Per quale ragione la Rai si è fatta sorprendere così, da una controprogrammazione Mediaset che i più, a Viale Mazzini, non avevano visto arrivare? Annotiamo a matita che non aiuta l’incapacità cronica dell’Azienda di Stato di fare intelligence, spesso colta di sorpresa dalle mosse dell’avversario principale. Ma lasciamo in secondo piano questo appunto. L’Amministratore delegato Giampaolo Rossi e il direttore dei generi, Stefano Coletta, a inizio anno avevano dato indicazione – e risorse – al direttore dell’intrattenimento Prime Time di cercare un nuovo format capace di far riposare De Martino senza nuocere agli ascolti. Senza farcela a trovare una valida alternativa per tempo. La ricerca non va a buon fine e l’azienda tiene in piedi De Martino fino a giugno, anziché mandarlo in vacanza a fine maggio, non immaginando il colpo gobbo di Canale 5 che, con un blitz, ha anticipato Scotti.

La corsa ai ripari

Una misura immediata però può essere presa. E la direttiva aziendale viene data al direttore del Prime Time, Williams Di Liberatore, e al direttore del Palinsesto, Maurizio Imbriale: mettere in pista l’Eredità di Liorni nell’Access prime time, visto che in preserale nella stagione precedente, scontrandosi nel preserale, aveva tenuto testa a Scotti. Stefano Coletta ha dunque provato a correre ai ripari. Un’idea, in realtà, la dispone da subito: «Mettiamo in campo Marco Liorni e schieriamo L’Eredità contro la Ruota della Fortuna». Ma se i dirigenti corrono ai ripari, i quadri della produzione corrono al mare. L’amministratore delegato reagisce, mentre il corpaccione della Tv di Stato non risponde al telefono. Il budget c’è: 3.300.000 euro pronti. Ma l’Eredità andava ripensata, gli studi rinnovati, la collocazione preparata con casting, tecnici, marketing e promozione. E invece si è perso tempo prezioso.

La Rai sta pensando a contromisure strutturali

Alla notizia del blitz agostano di Canale5, i corridoi di Viale Mazzini si stavano svuotando: autori e funzionari rispondono da aeroporti e stabilimenti balneari. «Mi sto imbarcando», «Ne parliamo al ritorno»: suonano così le risposte. Non per scarso senso del dovere, ma perché i riferimenti di ciascuna struttura — redazioni, testate, produzioni, service — sono disallineati rispetto alla logica delle singole reti, rispondendo invece a contenitori orizzontali come “fiction”, “informazione”, “intrattenimento”. Una macchina dispersiva, poco reattiva di fronte a un’aggressione improvvisa sul singolo canale. E che non è partita. Il fatto che luglio e agosto siano passati senza che RaiUno sia riuscita a mettere insieme, oltre alle risorse economiche, quelle umane e soprattutto creative, starebbe inducendo adesso viale Mazzini, a quanto apprende Il Riformista, a adottare contromisure strutturali. Strategiche. Di lungo periodo.

L’organizzazione della Rai per generi

Il nodo vero sta nell’organizzazione della Rai “per generi”, introdotta dall’ex amministratore delegato Fabrizio Salini (in carica dal 2018) e poi realizzata da Carlo Fuortes. In questo schema, i responsabili dell’offerta delle reti contano pochissimo. Così, quando Mediaset — senza preavviso — liquida Striscia la Notizia e rilancia la Ruota della Fortuna nell’Access prime time alle 20.40, Rai1 si ritrova scoperta, a presidiare la fascia con il brodo riscaldato di Techetecheté. La riflessione che ora serpeggia a Viale Mazzini è chiara: la Rai delle direzioni di genere può ancora competere con l’agilità di Mediaset, con la capacità di La7, con la potenza di fuoco delle piattaforme on demand? Nessuno vuole gettare il bambino con l’acqua sporca, ma ripensare la macchina organizzativa è ormai irrimandabile. Se i meccanismi si sono allentati, la macchina non va smontata: va fatta una seria messa a punto. Un tagliando importante: restituire forza alla ricerca e sviluppo. Armonizzare competenze e responsabilità orizzontali e verticali.

Un nuovo ruolo ai manager

Restituire ai channel manager di Rai1, Rai2, Rai3 un ruolo forte significherebbe ridare margini di manovra sulla gestione del personale, sui budget e anche sulla capacità di analisi della concorrenza. La competenza orizzontale per generi – a quanto apprende Il Riformista – non verrà meno, ma la nuova Rai vuole tornare ad attribuire responsabilità precise sui singoli canali, per rilanciare la promozione dell’offerta e ricostruire un rapporto diretto con i centri di produzione. Un passaggio utile a ricostruire un’organizzazione fatta di canali forti e channel manager non più orpelli, ma gioielli: non ingranaggi lenti ma diamanti dentro a un orologio preciso, potente e prezioso. Come deve essere la Rai, casa degli italiani.