Sbarca a Lampedusa su un barcone di migranti: lo strano caso dell’imprenditore molisano

Migrants sit on a Turkish coast guard vessel after they were pulled off life rafts, during a rescue operation in the Aegean Sea, between Turkey and Greece, Saturday, Sept. 12, 2020. Turkey is accusing Greece of large-scale pushbacks at sea — summary deportations without access to asylum procedures, in violation of international law. The Turkish coast guard says it rescued over 300 migrants "pushed back by Greek elements to Turkish waters" this month alone. Greece denies the allegations and accuses Ankara of weaponizing migrants. (AP Photo/Emrah Gurel)

È approdato a Lampedusa su un barcone carico di migranti. Quando è sceso ha detto “Sono italiano” e ha mostrato il passaporto. Roberto Rivellino, imprenditore molisano, è partito dalla Tunisia alla volta dell’Italia e lo ha fatto in stile Tolo Tolo, come il film di Checco Zalone, la storia dell’italiano che fa il viaggio di ritorno dall’Africa come tutti i migranti.

Rivellino è un imprenditore italiano, 40 anni, partito 8 anni fa per aprire in Tunisia un’azienda di jeans. Poi il 20 settembre è ricomparso sul barcone con 53 migranti soccorso poco lontano da Lampedusa. Quando ha tirato fuori i documenti gli uomini della Guardia Costiera erano esterrefatti: perché mai non ha usato un mezzo di trasporto più confortevole come un traghetto o un volo di linea?

Il motivo lo ha spiegato alla polizia: “Avevo bisogno di tornare in Italia, avevo dei debiti e qualche pendenza con il fisco”. Insomma, piuttosto che rischiare di essere fermato in un porto o in un aeroporto con prospettive incerte, meglio tentare la traversata della speranza. “E poi con il Covid, temevo di non poter entrare in Italia”.
Dopo gli accertamenti e il tampone di rito, risultato negativo, Rivellino ha salutato il gruppo di compagni di viaggio ed è tornato a casa comodamente in aereo. A Santa Maria del Molise, in provincia di Isernia, trascorrerà la quarantena.

Prima di andare in Africa, Rivellino lavorava in un’impresa edile. Ma gli andò male e decise nel 2012 di tentare la fortuna in Tunisia. Lasciò madre e sorella a gestire il bar di famiglia per aprire una fabbrica a Sousse di trattamenti per i jeans: delavage, schiaritura, effetto vintage. Un tipo di abbigliamento molto gradito in Tunisia. Poi la crisi economica e l’azienda fallisce: Rivellino non riesce a pagare i fornitori e a stare al passo con le scadenze fiscali. Infine il Covid e di debiti diventano insormontabili. L’unica soluzione è rifugiarsi a casa sua.
Così ha deciso di procurarsi un passaggio su uno dei barconi pagandolo poco meno di 1400 euro. All’alba di sabato 19 è pronto a partire insieme a 53 tunisini alla volta di Lampedusa, dove arriverà la domenica pomeriggio, dopo una traversata senza intoppi.