E passi per la foto, ‘con quella faccia un po’ così, che abbiamo noi che stiamo (provvisoriamente) a Bruxelles’. E passi pure il lavoro, ‘anche quello nuovo, che transita dalle piattaforme e dall’intelligenza artificiale’, come scrive la segretaria del Pd in un post su Instagram, che si capisce subito che vuole mandare la palla in tribuna.
Però bando alle ciance, non raccontiamoci altre storie, gli eurodeputati dem che ieri hanno accolto Elly Schlein, hanno una sola cosa in testa, un chiodo fisso, un pensiero costante. Che è tutto meno che ‘stupendo’. Quando parliamo di liste? Cosa hai pensato sui capilista? Che fine faremo noi?
Poi certo ci sarebbe anche la dimenticanza su Ventotene, gli eurodeputati invitati per la cena ma non contemplati per il dibattito. Il riferimento è alla segreteria del partito, convocata il 4 luglio, sull’isola pontina dove furono confinati Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e tanti eroici partigiani. Elly comunque non parla, non risponde, neanche nei tanti conciliaboli privati. O meglio sta sul vago, che è una cosa che le riesce benissimo. E figuriamoci se accenna al Molise, che non si merita neanche un tweet, che magari ci pensa Marco Furfaro a Roma, e poi probabilmente è vero che il Molise non esiste.
Poi oggi c’è da vedere Paolo (Gentiloni), l’asso che rischia di sconvolgere la prima idea che le era venuta in mente, 5 capoliste donne, una per ogni circoscrizione. Tanto ci aveva già pensato l’innominabile, esattamente 10 anni prima nelle elezioni europee del 2014, quelle del 40 e passa per cento. Il punto è se Gentiloni deciderà di candidarsi? E con lui Stefano Bonaccini al Nord Est, Giorgio Gori al Nord Ovest, Dario Nardella al Centro, Michele Emiliano e Antonio Decaro al Sud? Insomma un po’ di vecchio Pd, l’antico celeberrimo partito degli amministratori.
E poi ci sarebbero loro, gli eurodeputati uscenti, a partire dalla vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno, altra candidata che sarebbe naturale al Sud, per non dire della dinamica Alessandra Moretti, che ha il doppio difetto di essere stata renziana e di aver sostenuto alle primarie base riformista. Il giovane Brando (Benifei) invece si è riposizionato, ed è riuscito persino a strappare l’invito per il dibattito a Ventotene. Ha aiutato la segretaria nelle precedenti sfortunate votazioni dell’aula, mettendo la faccia sulle divisioni del gruppo ed Elly è stata riconoscente. Per lui il ritorno a Bruxelles è assicurato. “Alle elezioni del prossimo giugno ci si dovrà pensare bene”, si lascia sfuggire la segretaria, che per la trasferta belga ha scelto una giacca celeste Portofino e le immancabili sneakers bianche, con un giornalista insistente.
La strategia della piazza per ora non funziona. Giuseppe Conte perde troppi voti (e chissà se Beppe lo sostituirà con Virginia, come scrivono quei malfidati del Riformista?), Carlo Calenda non è affidabile, ma sul salario minimo vedremo, c’è comunque il patto dell’ascensore. Intanto però alla Camera stamani, sulle comunicazioni della Presidente Meloni, l’opposizione si presenta in ordine sparso, con quattro risoluzioni diverse. Per dire che il Pd in questa fase non vede il sole all’orizzonte. Insistiamo, consigliano tenacemente i dirigenti del Nazareno, ma in fondo che ne sanno loro del Pd, lo frequentano da poche settimane.
Il problema è che insieme alle europee con il proporzionale, è previsto anche un turno amministrativo rilevante (Regioni e Comuni), ed il tema delle alleanze è avvolto in una nebulosa. La limonata non ha portato bene, ed i numeri iniziano a pesare. Dal 25 febbraio, Elly ha già perso tre turni elettorali, e a Campobasso aveva deciso tutto lei. Lorenzo Guerini tiene il conto, altre sconfitte incoraggerebbero l’opposizione interna ad essere più gagliarda. Ed è qualcosa in più di un detto popolare che non bisogna svegliare il can che dorme.
