Senza riformisti, il Pd va a sinistra e vince solo le primarie: la verità dopo la batosta ai ballottaggi

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Il lunedì nero del Pd vede la sconfitta in quasi tutti i ballottaggi con la lodevole eccezione di Vicenza, dove il giovane Giacomo Possamai ha costruito un’alleanza riformista vincente. Naturale dunque che i riformisti dentro il Pd si domandino come dare segnali di vita dopo che la strategia di Elly Schlein ha portato alla batosta. Ma il mondo riformista si muove anche e soprattutto fuori dal Pd.

A Milano ha assunto l’iniziativa Letizia Moratti che ha riunito un ampio cartello di liste civiche e sigle del mondo popolare, liberale, socialista. All’incontro cui hanno partecipato anche esponenti di Italia Viva e Azione rappresentata da Maria Stella Gelmini. Fare sintesi non sarà facile ma il fatto stesso che qualcuno ci stia provando è un segnale interessante.

A Roma invece protagonista il mondo cattolico che ha visto un dialogo moderato da Stefano Folli tra l’ultimo segretario del PPI, Pierluigi Castagnetti, esponente del Pd e Maria Elena Boschi di IV. Lo spunto è stato la presentazione del libro di Maria Pia Garavaglia “Perché io no? Una storia politica”. L’Insofferenza fra i cattolici democratici rispetto alle leadership di Schlein è sempre più evidente. I temi etici sono sicuramente i detonatori di una forte polemica all’interno dei confini del Pd, si pensi in primis al fatto che la segretaria Schlein si è dichiarata favorevole all’utero in affitto, ma non sono i soli.

La storia personale di Maria Pia Garavaglia dimostra che il Pd vince quando si apre a esponenti della società civile e del mondo cattolico, la storia delle amministrative di ieri dimostra che il Pd perde quando si chiude nel recinto massimalista e rifiuta gli accordi con i riformisti come il caso di Siena, ma non solo di Siena, dimostra in modo inequivocabile. Terminata (per ora?) la stucchevole telenovela tra Azione e Italia Viva resta da capire se il mondo riformista saprà trovare una proposta unitaria o arriverà frammentato all’appuntamento delle europee.

La verità è che quando il Pd va a sinistra vince solo le primarie, non vince più nemmeno i ballottaggi, figuriamoci le elezioni generali. Ai riformisti di tutti i partiti il compito di capirlo prima possibile. E farlo capire.