Condannato all’ergastolo con un anno di isolamento diurno. Paolo Bellini, ex esponente di Avanguardia Nazionale, è stato giudicato per concorso nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna. La strage più sanguinosa del Secondo Dopoguerra in Italia e di quegli anni violenti che furono definiti “Anni di Piombo”. Questa la sentenza della Corte di Assise di Bologna che ha giudicato oltre a Bellini anche altri due imputati nel nuovo processo sulla strage.
La sentenza è stata letta in aula poco dopo le 13:30 dal presidente della Corte Francesco Caruso. La Procura generale di Bologna aveva chiesto ergastolo e tre anni di isolamento diurno. Bellini è stato imputato dopo che la Procura generale ha avocato l’inchiesta sui mandanti. Accusati anche il capo della P2 Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico D’Amato e Mario Tedeschi. Tutti morti, e quindi non processabili.
Condannati invece a sei anni Piergiorgio Segatel, ex capitano dei carabinieri, per depistaggio e a quattro anni Domenico Catracchia, ex amministratore di condomini in via Gradoli a Roma, per false informazioni al pm al fine di sviare le indagini. La prima sentenza aveva condannato i membri dei NAR (Nucleai Armati Rivoluzionari, di ispirazione neofascista e neonazista) Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini. L’ordigno esplose alle 10:25 del 2 agosto 1980. 85 le vittime, oltre 200 i feriti. “Non ho parole, siamo di fronte all’impresa più criminale che sia avvenuta in Italia”, disse il Presidente della Repubblica Sandro Pertini ai funerali in una Piazza Maggiore gremita.
“Io non ero a Bologna il 2 agosto, ero a Rimini alle 9, la mia ex moglie può dire quello che vuole, sono problemi suoi. Quel signore in video non sono io”, aveva detto Bellino ai giornalisti, secondo quanto riportato dall’Ansa, pochi minuti dopo dal ritiro della Corte d’Assise in camera di consiglio per decidere il suo destino e quello degli altri due imputati, Piergiorgio Segatel e Domenico Catracchia. Bellini teneva in mano una foto dell’individuo che appare nel video amatoriale girato in stazione la mattina del 2 agosto 1980 e che secondo la Procura generale è lo stesso imputato. “Dovete dirmi se sono io questo signore, è da 40 anni che ci sono attacchi viscerali contro la mia persona. E poi chi sono questi dei servizi segreti che mi conoscono? Ci vogliono prove, non chiacchiere. Credo sempre nei magistrati, ma non in quelli inquirenti – aveva continuato Bellini – Non hanno avuto l’esigenza di farmi una domanda, non mi hanno mai convocato, e io lo so il perché, altrimenti gli avrei smontato tutto in cinque minuti, con dati di fatto”.
Bellini non era presente in aula. Parenti e superstiti della strage hanno accolto la sentenza in lacrime. “Giustizia è fatta, dobbiamo dire grazie alla Procura generale e ai nostri avvocati – ha osservato Paolo Bolognesi, presidente del comitato familiari delle vittime – Confido nel fatto che la mole di documenti uscita da questo processo potrà essere utile anche per altri processi riguardanti le stragi e non solo. È l’inizio del percorso verso la verità, mancano le responsabilità politiche”. Presente in aula anche la vicepresidente della Regione Emilia Romagna Elly Schlein che con il presidente Stefano Bonaccini ha accolto come “un momento di giustizia per la città di Bologna, l’Emilia-Romagna e il Paese” la sentenza.
