Hanno ammazzato la Bestia, la Bestia è viva. O meglio, si è risvegliata. Eh sì perché, in vista delle europee, Matteo Salvini sta dando vita alla sua ennesima metamorfosi. Che è un po’ un ritorno alle origini. Dal Salvini “del fare”, occhialini da presbite e Ponte sullo Stretto di Messina, alla resurrezione del personaggio del “Capitano”.
L’animale mitologico che ha imperversato durante quella fase carnevalesca della politica che è stato il governo gialloverde tra M5s e Lega. Per il momento mancano solo le divise dei Vigili del Fuoco e della Polizia. Ma solo perché al Viminale ora siede Matteo Piantedosi, già capo di gabinetto del Ministero dell’Interno salviniano, comunque vicinissimo al leader del Carroccio. E infatti il risveglio della Bestia, quel diabolico congegno della propaganda social inventato da Luca Morisi, passa dal ritorno al Viminale di alcuni collaboratori di Morisi. I folletti digitali del “Capitano” lavoreranno con Piantedosi, ma saranno al servizio della causa di Salvini. Il ministero dell’Interno è uno dei terminali fondamentali della nuova fase che sta già vivendo il vicepremier leghista.
L’orizzonte sono le elezioni europee dell’anno prossimo. L’obiettivo è far sopravvivere la Lega facendo concorrenza a destra a una Giorgia Meloni imbrigliata nelle formalità di Palazzo Chigi. C’è stata la difesa del generale Roberto Vannacci e del suo libro sconclusionato. Con tanto di invito al militare a candidarsi sotto le insegne della Lega. Ci sono stati gli abboccamenti con Gianni Alemanno, ex colonnello di An critico con Meloni, che hanno mandato in bestia (con la minuscola) la presidente del Consiglio. E ora c’è la sfida della passerella di Marine Le Pen sul pratone di Pontida, annunciata in pompa magna dal titolare del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Forza Italia prende le distanze dal lepenismo di Salvini, Meloni soffre in silenzio e pregusta il naufragio del suo progetto di alleanza tra conservatori e popolari.
E il Capitano? Beh, lui è tornato a fare ciò che faceva prima. Si è visto anche dai commenti sprezzanti sul commissario Ue Paolo Gentiloni, ex premier italiano. “Sembra più un commissario straniero che italiano”, ha detto lo spericolato Salvini. “Gioca con la maglietta di un’altra nazionale”, l’altro parallelismo tutto pop. Meloni, ancora una volta, in imbarazzo. Stretta in un collo di bottiglia, tra la necessità del governismo e l’urgenza di non perdere consensi tra i sovranisti di destra. Basta dare un’occhiata ai profili social del segretario della Lega per rendersi conto del risveglio della Bestia. La portata principale del menù salviniano è la stretta governativa sulle cosiddette “baby gang”.
Su Facebook, Instagram e Tik Tok domina Salvini che, ospite di Paolo Del Debbio a Dritto e Rovescio su Rete 4, scandisce: “Un minorenne che spaccia o spara deve pagare come tutti gli altri!” “Lo dico da papà, prima che da ministro”, la premessa rituale, che ricorda i tempi del primo governo guidato da Giuseppe Conte. Il tutto intervallato da foto con la figlia, madonne, rosari e dal video del salvataggio di un cane bassotto ad opera della Polizia ai Navigli a Milano. Anche gli agghiaccianti episodi di cronaca nera di questa estate hanno fornito un tragico assist alla riconversione di Salvini. Che è tornato alla ribalta con la “castrazione chimica” per gli stupratori. Una campagna che ha preso forza dopo le violenze sessuali di gruppo di Palermo e Caivano. Alla Fiera del Levante a Bari Salvini ha perfino indossato un cappellino blu dell’Esercito. Poi ancora un’overdose di cronaca nera, dal femminicidio di Marisa Leo agli incidenti stradali.
Modalità del tutto simili al periodo in cui il dominus della Bestia salviniana era lo spin doctor Luca Morisi. Tanto che, nei corridoi dei Palazzi, qualcuno comincia a interrogarsi sul ruolo dello storico social media manager di Salvini nella nuova metamorfosi. “Non è che dietro tutto questo c’è di nuovo Morisi?”, la domanda che circola tra gli addetti ai lavori della politica.
