Troppi sprechi e malagestio, la Corte dei Conti boccia gli amministratori pubblici

«Alcune statistiche e le nostre sentenze ci dicono che la società campana è ancora lontana dal raggiungere quei traguardi e standard di efficienza della pubblica amministrazione che ci vengono richiesti dall’Unione europea e che sono posti alla base dei finanziamenti oggetto del Pnrr». Il presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Campania, Michele Oricchio, bacchetta gli amministratori pubblici locali, critica la società civile spesso inerme e le modifiche normative ritenendo che abbiamo gravato sulle funzioni giurisdizionali della Corte dei Conti senza nei fatti risolvere la cosiddetta “paura della firma” alla base di tante lungaggini sia giudiziarie che amministrative. Il presidente Oricchio traccia questo bilancio in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2022, spiegando come la pubblica amministrazione appaia «lontana da un livello di efficienza in grado di offrirsi come esempio per i cittadini e in grado anche di ispirare quella necessaria empatia fra cittadini e amministrazioni che è fondamentale per ogni migliore evoluzione della società meridionale e di quella campana in particolare».

Oricchio parla di «negligenza e inefficienza» in numerosi settori della vita pubblica e di «uso abnorme della discrezionalità amministrativa non finalizzata all’interesse pubblico». Sottolinea anche l’atteggiamento della cosiddetta società civile che non fa abbastanza autocritica, «non riesce a isolare fenomeni distorsivi della vita pubblica, demandando all’organo giudiziario la reazione alla diffusione di inciviltà e illegalità» e di conseguenza «gli organi giurisdizionali svolgono anche qui in Campania una funzione di supplenza sulle disattenzioni dei cittadini e della società, i quali devono essere più partecipi alla vita pubblica delle istituzioni locali». È la sanità, secondo i magistrati contabili, il settore che in Campania «continua ad essere un territorio di caccia di numerosi soggetti, pubblici e privati, che ritengono di poter utilizzare gli ingenti finanziamenti concessi non per il miglioramento dei servizi offerti ai cittadini, ma per lucrare indebitamente sulle prestazioni offerte».

Un quadro desolante, questo tracciato dalla Corte dei Conti che boccia l’efficienza della nostra pubblica amministrazione. E se per i magistrati contabili la paura della firma può fermare il Pnrr, le recenti modifiche normative non hanno fermato invece la paura della firma. «L’intervento riformatore – afferma Oricchio, a proposito della modifica alla legge 120/2020 che ha introdotto una procedura speciale in caso di accertamento di gravi irregolarità gestionali, ovvero di rilevanti e ingiustificati ritardi nell’erogazione di contributi per il rilancio dell’economia nazionale – è stato realizzato al dichiarato scopo di vincere la paura della firma ritenuta una delle cause della lentezza dei procedimenti di spesa e di assunzione di decisioni amministrative, ma non è certamente con le limitazioni di responsabilità introdotte che si serve l’interesse pubblico né può credibilmente pensarsi che l’ampliamento teorico dei controlli concomitanti sia da solo sufficiente ad indurre buone pratiche amministrative in grado di garantire il miglior utilizzo degli ingenti fondi che verranno stanziati per far ripartire l’economia nazionale».

Serve rigore. «Siamo in presenza di una situazione economico-finanziaria nazionale non semplice – conclude il presidente della sezione campana della Corte dei Conti -, che impone comportamenti pubblici e privati assolutamente rigorosi, onde evitare che, diradatasi la “nebbia da Covid”, ci si ritrovi in un Paese caratterizzato da una condizione socio-economico-finanziaria peggiore dell’epoca pre-pandemia che andrà a pesare ulteriormente sulle future generazioni». Amministratori pubblici più rigorosi, dunque. E, aggiungiamo noi, capaci.