Vannacci sospeso perché dà voce a posizioni di estrema destra

Credo si debba dividere in tre parti il ragionamento sulla sospensione del Generale Vannacci e sul libro che ha pubblicato. La prima riguarda le norme che regolano l’attività di chi presta servizio nelle Forze Armate, in questo caso con altissime responsabilità. Norme che sono a tutela della funzione che il nostro esercito svolge, in ottemperanza dei principi costituzionali e delle leggi che li applicano. In questo, come in qualunque altro caso analogo, è compito del Ministero della Difesa applicare quelle normative, senza interferenze di carattere politico. E questo è quanto mi pare sia accaduto in questo caso. Chi sceglie la carriera militare credo debba anche sapere che, come è normale, deve poi rispettare le specifiche normative in materia ed anche i vincoli che quelle normative comportano.

La seconda riguarda il ruolo politico che sta svolgendo il Generale Vannacci, dando voce a posizioni che, a mio avviso, non si possono che definire di estrema destra. Non credo sia un caso che questo accada. In molte democrazie occidentali fenomeni come questo sono in campo e non da oggi. Pensiamo ad AFD in Germania. Anche con un aspetto di progressiva radicalizzazione di nuovi gruppi e formazioni politiche via via che partiti e movimenti di destra assumono o si avvicinano a ruoli di governo e sono portati quindi a tenere posizioni politiche più moderate. Sta accadendo ad esempio in Francia ed in Spagna. È un fenomeno con cui anche noi riformisti e progressisti dobbiamo fare i conti. Se il nesso fra democrazia e giustizia sociale viene meno, un nesso fortissimo nella storia europea e per quello che è stato il movimento operaio in Europa occidentale, i ceti sociali più deboli sono esposti alle sirene del populismo.

È questa la sfida fondamentale per chi vuole davvero contrastare i rischi per la qualità e la tenuta stessa delle nostre democrazie che vanno via via crescendo. Non basta denunciare posizioni evidentemente inaccettabili, come è certamente giusto fare, ma occorre dimostrare che una cultura politica che tiene insieme libertà, democrazia, solidarietà, affermazione dei diritti sociali e civili può affrontare concretamente le ingiustizie crescenti nelle nostre comunità e unire una maggioranza di cittadini sui valori della Costituzione, nata dalla Resistenza e dall’Antifascismo. Dobbiamo sfidare tutte le forze politiche a trovare davvero in quei principi costituzionali la base comune di riferimento, sul piano valoriale, per il nostro sistema politico. Infine la terza parte del ragionamento. La conflittualità nel centrodestra italiano sta via via crescendo. Come si moltiplicano segnali inquietanti che riguardano la cultura politica di chi oggi è chiamato a governare il Paese.

La reazione a quanto accaduto a Pisa al corteo degli studenti, anche nel dibattito  alla Camera, ne è un esempio significativo. In questo scenario la Lega guidata da Matteo Salvini, immagino anche per ragioni di consenso elettorale e di competizione con altre forze politiche appartenenti alla stessa coalizione, ha scelto di assumere le posizioni più radicali. Questi continui scontri nella maggioranza di governo non sono un bene per il Paese. Lo dico anche dal punto di vista di chi, dall’opposizione, ne può trarre un vantaggio politico ed elettorale. Infatti questi litigi quotidiani indeboliscono l’efficacia dell’azione di chi è chiamato a governare l’Italia in un momento molto delicato, per lo scenario internazionale e dal punto di vista economico e sociale, e questo rappresenta un danno per tutta la comunità nazionale