La proposta
Aprire dibattito sul Jobs Act: non è una bandiera, va corretto
In primo luogo, a causa del sentimento esacerbato di gran parte della base dei lavoratori dipendenti che non si è più sentita rappresentata dal PD. Non va infine dimenticato che il 27 novembre scorso la Corte d’appello di Napoli, attraverso un doppio rinvio, ha investito, con due diverse ordinanze, la Corte costituzionale e la Corte di giustizia europea, del giudizio di legittimità riguardante la disciplina dei licenziamenti collettivi dettata dal Jobs Act.
La Corte d’appello, che si è posta il problema della normativa sanzionatoria applicabile al licenziamento di una lavoratrice, evidenzia che non appare ragionevole prevedere sanzioni totalmente diseguali per violazioni identiche: diverse tra chi è stato assunto prima del Jobs Act, che può essere reintegrato, e tra chi è stato assunto successivamente, che deve essere solamente risarcito.
Chi afferma quindi in maniera ideologica l’intoccabilità del Jobs Act, come ha fatto nei giorni scorsi il Senatore Andrea Marcucci, pare non essersi accorto di tali pesanti colpi già inferti ad una normativa che quindi va necessariamente rivista.
Perciò, per quanto dibattiti e interventi legislativi di sostanza siano faticosi in un’epoca in cui la politica appare ridotta soprattutto all’agitare “bandierine”, se chi la pratica vuol recuperare la fiducia dei cittadini, al raggiungimento di tale obiettivo si deve applicare seriamente. La Consulta ha già modificato il Jobs Act in uno dei suoi muri maestri, le tutele crescenti, e l’elettorato (ex) PD ritiene che vada superato riorganizzando seriamente le tutele, a partire dalla reintegra di fronte ad un licenziamento palesemente illegittimo. Se ne prenda atto.
© Riproduzione riservata




