Le prime fotografie erano apparse la settima scorsa: ed si era praticamente aperto un giallo. Fino a quando non è arrivata la rivendicazione ufficiale. Banksy, il più famoso street artist al mondo, la cui identità non è mai stata svelata, ha pubblicato sul suo profilo Instagram un video nel quale ha messo la firma su sette nuovi murales che ha realizzato nell’Ucraina invasa dalla Russia: una sfida dell’artista al Presidente Vladimir Putin.
Le prime due opere erano comparse a Borodyanka, insediamento urbano nell’oblast di Kiev, mesi fa sotto attacco e scenario di alcuni dei massacri più brutali del conflitto prima della ritirata russa. Delle due opere una era stata realizzata su quello che resta della parete di un edificio distrutto dalle bombe. Le fotografie delle opere erano comparse sull’account Instagram del fotografo Ed Ram ed erano state diffuse sui social e rilanciate in Italia da Stefano Antonelli e Gianluca Marziani, che in passato hanno curato importanti mostre dell’artista.
La prima delle due opere di Borodyanka riprendeva un bimbo judoka che ribalta al tappeto un adulto: un richiamo alla passione del Presidente russo Vladimir Putin per lo sport da combattimento. Putin dopo l’invasione annunciata lo scorso febbraio è stato sospeso da presidente onorario della Federazione Internazionale di Judo. Sempre l’infanzia, questa volta con due bambini, protagonista nell’altra opera: su alcuni blocchi di marmo due bambini giocano all’altalena su quello che però è un cavallo di frisia, un ostacolo difensivo per impedire l’avanzata del nemico.
“Mi chiedo se potrebbe essere un Banksy o un’imitazione?”, si chiedeva Ed Ram, in Ucraina per Getty Images, nel suo post su Instagram. “Sembrerebbe proprio che l’artista britannico si sia recato nella zona di guerra per realizzare i due lavori in foto. Ancora nessuna rivendicazione, ma pochi dubbi che sia lui. Banksy riappare dopo un anno e undici mesi di silenzio che aveva alimentato varie speculazioni. È plausibile che ne spuntino fuori altri nei prossimi giorni”, il commento di Antonelli alle foto di Ram.
E infatti così è successo. I murales avevano sollevato sospetti nei giorni seguenti, prima che l’artista confermasse al sito The Art Newspaper la paternità delle opere. La prima foto a comparire sul profilo ufficiale era stata quella di una ginnasta in verticale sulle macerie. “In solidarietà con il popolo ucraino”, la scritta apparsa in calce al video diffuso sui social.
