«La città è sporca e bisogna assolutamente fare qualcosa». Ben notato, cribbio, così parlano le persone determinate. Non indovinate chi l’ha detto? Sicuro, voi sì che avete intùito: si tratta proprio di Luigi de Magistris, un signore che com’è noto ha vissuto a Helsinki negli ultimi dieci anni e che ora è venuto a farsi un giro turistico dalle nostre parti, beninteso prima di arrivare in Calabria, sua meta effettiva, dove ha di questi tempi qualche cosuccia di cui occuparsi.
A proposito di turisti, che la colpa fosse loro sempre lui lo aveva osservato già qualche tempo fa, in occasione di una sua precedente “gita di piacere” a Napoli. Visitatori occasionali sozzoni, dunque. Però Maria De Marco, non certo invidiabile presidente dell’Asia, non assolve nemmeno i suoi stessi concittadini, che sui marciapiedi e per ogni dove abbandonano frigoriferi in disuso, divani sfondati, televisori che hanno esalato l’ultimo respiro e masserizie varie, per di più senza osservare manco per sbaglio gli orari di quello che tecnicamente si chiama il “conferimento”: non sono certo residenti mordi e fuggi, quelli che se ne liberano.
In attesa di capire a chi assegnare lo scudetto della monnezza per nulla o male smaltita, magari appostando telecamere registratrici vicino ai cassonetti a mo’ di Var per rivedersi le azioni più esaltanti, ecco un tema decisivo per saggiare i propositi e la concretezza dei vari candidati a sindaco. Ci vengano risparmiate per piacere le favole con cui il loro predecessore ci titillava, raccontando che in pochi mesi la raccolta differenziata avrebbe raggiunto percentuali stratosferiche: benché tuttora ci invitino a credere a draghi, a visconti dimezzati o al grillo parlante, siamo diventati giustamente diffidenti.
Occorre che si tratti di un piano realistico, certo, ma al riguardo, sbrigliando la fantasia, molto può essere immaginato: per esempio introducendo sconti e premi sulle tasse comunali ai concittadini virtuosi che collaborassero ad attuarlo e, all’inverso, sanzioni salate ai reprobi che venissero colti da appositi controllori in flagrante e maleodorante misfatto di abbandono di sospetto, pessimo sacchetiello allo stato brado (e di deiezioni canine, visto che altrove ci si riesce benissimo) e inoltre “adozioni di pezzi di marciapiede” da parte di negozianti e condomini per il verde di piccole piante e aiuole davanti a esercizi e palazzi e indicendo una gara per i migliori balconi fioriti.
E che preveda un mea culpa di chi deve farlo, ai vari livelli: dalle istituzioni, che invece di vigilare hanno chiuso entrambi gli occhi, ai gestori dei servizi che dovrebbero smetterla di raccontarci che le carenze di personale e di mezzi materiali impediscono miracoli, perché tanto lo sappiamo che ci tocca arrangiarci con quello che c’è, ai semplici cittadini che dovrebbero desiderare le strade come le loro case, nulla di più ma neanche di meno. La città del realistico bene possibile passa anche attraverso sforzi di decoro urbano che coinvolgono la partecipazione di chi ci vive. Qui nessuno può dire di essere innocente, mentre, in un rinnovato e serio patto civico, dovrebbe passarsi la mano sulla coscienza, sperando di non ritrovarsela sporca come in genere suole accadere nel quartiere in cui abita. È arrivato sicuramente il tempo di evitare di scaricare sugli altri il sacchetto. Pardon, il barile.
