I guasti della cattiva amministrazione sono purtroppo radicati nella storia di Napoli, ma la “politica della bandana”, subìta dalla città per dieci anni ininterrotti, ha molto contribuito ad aggravarli, determinando una crisi strutturale dei servizi al cittadino. Un disastro ormai conclamato. Insieme con la sua maggioranza, con le parole e con i fatti, il sindaco Luigi de Magistris ha contribuito ad affermare la regola della mancanza di regole, il trionfo dell’anarchia che, unito alla mancata programmazione e all’abbandono dei principi di manutenzione ordinaria della città, ha prodotto quel mix esplosivo di inefficienza e inefficacia dell’azione amministrativa che la terza città d’Italia non merita affatto. Francesca Sabella, con le sue interviste a noti professionisti della città pubblicate su queste pagine, ha ben evidenziato la questione.

Gli esperti hanno sottolineato la mancanza di programmazione in vari settori: dall’assenza di un piano di assunzioni qualificate, in grado di far funzionare correttamente la macchina comunale alla luce del numero di dipendenti ormai ridotti a circa 4mila unità rispetto alle oltre 10mila di qualche lustro fa, alla mancanza del Piano urbano per la mobilità sostenibile e alla necessità di adottare un Piano urbanistico comunale che abbia una visione d’insieme del territorio esteso a tutta la provincia compresa nella città metropolitana di Napoli. Le “pseudo-programmazioni” del sindaco di Napoli sono state soltanto annunciate pubblicamente con proclami e affermazioni che talvolta hanno sfiorato, se non rappresentato pienamente, il ridicolo.

Come faremo a dimenticare presto l’annuncio del primo cittadino, datato luglio 2017, per il quale Napoli sarebbe diventata capitale mondiale dei trasporti pubblici nel 2019, che avremmo avuto 600 bus in strada, che ci sarebbero state corse della metropolitana cittadina ogni quattro minuti e che saremmo stati secondi solo alla metro giapponese di Tokyo? Quando arriveremo al 70% di raccolta differenziata che Dema aveva promesso di raggiungere dopo soli due mesi di governo, nel 2011, visto che, dopo dieci anni di gestione arancione, non siamo neanche alla metà dell’obiettivo? E quando vedremo realizzato almeno uno dei tre impianti di compostaggio che aveva detto di voler realizzare nel territorio cittadino?

Quando riusciremo ad alienare gli immobili rientranti, seppur inseriti da tempo immemore nel piano straordinario di dismissione, fermo praticamente al palo da quando la Romeo Gestioni ha terminato il contratto con il Comune? Che dire poi dei piani di manutenzione del verde cittadino e dei parchi pubblici, intendimenti falliti e puntualmente naufragati che lasciano la devastazione più totale rappresentata, da ultimo, dall’immagine del parco della Rimembranza e del viale Virgiliano senza più i suoi alberi mai sostituiti?

In questi dieci anni il sindaco ha prevalentemente “venduto”, non solo ai napoletani, ciò che era già di Napoli e dei napoletani: la bellezza della città, i suoi monumenti, la spontaneità del popolo partenopeo, la gastronomia, anche il sole e il mare. Finanche Maradona. Ha fatto credere ai più “permeabili” la madre delle sue bugie, quella di essere stato lui ad aver risolto l’emergenza rifiuti, quella dei cumuli di rifiuti alti come i primi piani dei palazzi, nel 2011. E su questa menzogna si è preso il merito dei turisti a Napoli, dando in pasto ai tanti che gli hanno creduto un bugiardo binomio: «Ho tolto i rifiuti e sono arrivati i turisti».

Ecco, questa è la sua narrazione drogata che spaccia per verità ancora oggi in lungo e largo. La verità, lo dicono i fatti e le cronache, è che nell’agosto 2011 una sentenza del Consiglio di stato permise di esportare di nuovo i rifiuti fuori provincia che cambiarono tipologia grazie alla modifica degli Stir avvenuta nei mesi precedenti. L’apertura di tutte le linee dell’inceneritore di Acerra fece il resto insieme con la possibilità di liberare facilmente la città dai cumuli grazie alla scarsa produzione del mese di agosto. Le città, diceva un amministratore del Comune di Napoli negli anni Ottanta, si governano con le delibere, non con le chiacchiere. E sono solo quelle che ci resteranno alla fine di questi lunghissimi dieci anni.