E così la zona a traffico limitato di piazza del Gesù si appresta a trasformarsi in isola pedonale. È la strategia che il sindaco Luigi de Magistris, forte della sentenza con cui il Tar si è pronunciato favorevolmente alle occupazioni di suolo pubblico, ha deciso di seguire per risollevare l’economia cittadina devastata da due mesi di lockdown: stop alle auto, più spazio per fioriere e soprattutto per i tavolini di bar e ristoranti. La scelta sarebbe comprensibile se non collidesse con alcuni precedenti negativi, come quello della movida nella zona di Chiaia, e se il sindaco non avesse disatteso la promessa di rivitalizzare le periferie, a cominciare dal Centro Direzionale. Che cosa rivela la volontà di chiudere definitivamente al traffico piazza del Gesù, frequentata da migliaia di giovani e di turisti, per fare posto ai tavolini? Innanzitutto la tendenza dell’amministrazione arancione a percorrere strade già tracciate, oltre che la sua incapacità di trarre un insegnamento dagli errori commessi. Mi spiego meglio.

L’annuncio del nuovo dispositivo per il traffico in piazza del Gesù ha provocato la levata di scudi dei residenti che, alla luce di quanto avviene da anni a Chiaia, temono di patire pesanti disagi legati all’autorizzazione di massicce occupazioni di suolo pubblico in deroga al codice della strada. Insomma, chi abita dalle parti di piazza del Gesù non vuole subire gli effetti negativi della movida. E il Comune che cosa ha fatto? Ancora una volta ha assecondato solo logiche di carattere commerciale, senza ascoltare preventivamente i residenti. Il che sarebbe stato quanto mai necessario, visto che il ridotto numero di turisti in città non giustifica l’ampliamento degli spazi a disposizione degli esercenti nel centro storico.

Ciò che desta le maggiori perplessità, tuttavia, è l’incapacità del Comune di immaginare nuovi spazi da destinare alla movida. Eppure, non più tardi di maggio, era stato il sindaco in persona a manifestare la volontà di rivitalizzare una zona periferica come il Centro Direzionale per farne un’alternativa al lungomare, preso d’assalto da migliaia di napoletani subito dopo la fine del lockdown. L’idea era stata accolta con entusiasmo misto a scetticismo: ospitare attività sportive, musicali e teatrali nel Centro Direzionale sarebbe stato utile per evitare che la zona si riducesse al classico “cimitero dei vivi” già alle 18, quando gli uffici chiudono. Per centrare l’obiettivo l’amministrazione avrebbe dovuto garantire un adeguato sistema di sicurezza, non solo lungo i viali e nelle piazze ma anche nei sottopassaggi e nei garage, e convincere i gestori dei locali a investire.

Anche in questo caso, però, l’iniziativa strombazzata da de Magistris è rimasta lettera morta. Se anche il rilancio del Centro Direzionale è fallito prima ancora di essere avviato, dunque, è perché una simile strategia implica una visione della città. Visione che l’amministrazione arancione ha dimostrato di non possedere. La crisi innescata dal Coronavirus aveva offerto a de Magistris e compagni l’opportunità di ridisegnare il territorio e il futuro di Napoli individuando luoghi di svago alternativi al lungomare, accorciando la distanza tra le periferie e il centro, dirigendo i flussi di persone da Chiaia a Ponticelli e dal Vomero a Scampia. Di tutto ciò, al momento, non c’è traccia. Eppure persino il Pd napoletano è riuscito a fare qualcosa di innovativo organizzando la conferenza programmatica nell’ippodromo di Agnano. Da de Magistris, invece, sono arrivate soltanto promesse. Puntualmente non mantenute.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.