Editoriali
La Napoli di de Magistris affonda, il sindaco scaricato anche dai suoi ex amici

Adesso non ci sono più dubbi. E chi lamentava l’atteggiamento ambiguo finora mostrato dai 101 aderenti a Ricostituente per Napoli nei confronti dell’amministrazione comunale, dovrà ricredersi. Il primo esponente del movimento a prendere posizione contro il sindaco Luigi de Magistris era stato Alfredo Guardiano. Sulle colonne di Repubblica, il magistrato aveva bocciato l’esperienza politico-amministrativa arancione parlando di una Napoli «stanca di un ventennio di occasioni perdute» e sottolineando la necessità di «ricostruire sulle macerie lasciate da una classe politica inadeguata a cogliere le sfide della modernità».
Poi era arrivata la clamorosa presa di posizione dello scrittore Maurizio de Giovanni che, sulle pagine del Riformista, aveva parlato di «campanelli d’allarme che suonano forte». Si trattava delle prime crepe in un movimento che nei suoi ranghi annovera molte personalità storicamente vicine a de Magistris e che, fino ad allora, si era ben guardato dall’esprimere un giudizio negativo sul sindaco. Oggi, però, due nuovi elementi chiariscono quanto l’amministrazione arancione sia isolata e come essa non rappresenti più nessuno, nemmeno quella parte della società napoletana che nel 2011 ne decretò il primo successo elettorale. Ancora una volta tocca analizzare le parole di de Giovanni che, in un’intervista pubblicata ieri da Repubblica, punta il dito contro un’amministrazione comunale che avrebbe improvvisamente intrapreso il «cammino del gambero», rendendosi cioè protagonista di una progressiva e inesorabile involuzione.
De Giovanni individua il segno più evidente di questa decomposizione nel continuo siluramento di assessori, pratica nella quale de Magistris rappresenta un’eccellenza a livello nazionale. Insomma, per lo scrittore «ci vuole una nuova amministrazione» perché quella in carica ha deluso le attese. Colpisce la chiarezza con la quale de Giovanni prende finalmente le distanze dal de Magistris politico e amministratore pubblico, pur riconoscendone le qualità umane, e senza attribuirne i fallimenti al destino cinico e baro o a presunti poteri forti, come il primo cittadino ha tentato di far credere. L’altro elemento che conferma il declino di Napoli e la fine ingloriosa dell’amministrazione arancione sono le esternazioni dell’assessore Annamaria Palmieri, unica a resistere per quasi dieci anni nella giunta capitanata da Dema. Sempre su Repubblica, la titolare della delega alla Scuola lancia un appello ai 101 Ricostituenti per Napoli invitandoli a lavorare insieme per il futuro della città. Traduzione dal politichese: stateci vicino e dateci una mano. Leggendo l’intervento della Palmieri non si può fare a meno di sottolineare un aspetto. Rivolgendo ai Ricostituenti quella che sembra un’autentica richiesta di aiuto, l’assessore prende atto del giudizio negativo che Guardiano prima e de Giovanni poi hanno espresso sull’amministrazione di cui lei stessa fa parte, pur non riconoscendo le disastrose condizioni in cui versa la città.
Il quadro che emerge dalle parole di de Giovanni e Palmieri, dunque, è quello di un’amministrazione pateticamente isolata e unanimemente ritenuta responsabile del declino di Napoli. Ormai c’è solo chi – come alcuni esponenti dell’opposizione – tiene in vita de Magistris per ragioni di mero opportunismo o di calcolo elettorale. Di qualcuno che difenda nel merito le scelte della giunta arancione, però, nemmeno l’ombra. L’amministrazione che nel 2011 si presentò come modello virtuoso di gestione e incarnazione del desiderio di riscatto della città, oggi non rappresenta altro che se stessa. Di certo non i napoletani che non si capisce che male abbiano commesso per meritare un’amministrazione tanto inefficiente.
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