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Alessandro Di Battista, Sartre e l’ideologia del fascismo

Direttore d'orchestra
Alessandro Di Battista, Sartre e l’ideologia del fascismo

Mi è capitato di vedere il rappresentante del Movimento Cinque stelle Alessandro Di Battista parlare in televisione intervistato da Scanzi.

Stupiscono in questo politico le certezze apodittiche in suo possesso.

Nella modernità, inaugurata nel ‘700 da David Hume, per il quale nulla è certo nel mondo, nemmeno la stessa esistenza dell’Io, se c’è un dato acquisito, è la considerazione che la conoscenza non è mai infallibile ma solo, nella ipotesi migliore, probabile.

L’America, del concetto di impossibilità di pervenire a una verità incontrovertibile, ne ha fatto uno strumento di conquista del sapere: Charles Sanders Peirce, il fondatore del Pragmatismo, affermava che la conoscenza non è che uno strumento d’azione sulla realtà e la verità di una teoria coincide semplicemente con il suo successo pratico. Ma appena l’ipotesi di lavoro si dimostra senza successo è necessario cambiare immediatamente ipotesi.

Karl Popper affermava che, poiché la scientificità di una teoria è basata sulla sua falsificabilità, lo scienziato, dovrebbe cimentarsi con forza nel cercare di provare non la veridicità di una teoria, ma la sua non veridicità, la sua falsità. Cioè lo scienziato dovrebbe essere il più grande critico di se stesso, e, in questa prospettiva, suggeriva cautela ai politici, di andare avanti per piccoli passi, per piccole misure che potessero essere corrette, e non per massimi sistemi.

Fa piacere invece incontrare un pensatore quale Alessandro Di Battista in possesso di certezze assolute e incontrovertibili, ignaro di quanto andava dicendo nel dopoguerra la grande filosofa ebrea Hanna Arendt nel bellissimo “le origini del totalitarismo”(1951): che la dignità umana dopo il terrore dei campi di sterminio, dopo Auschwitz,  “ha bisogno di una nuova garanzia, un nuovo principio politico” e che questo principio consiste nello “scardinamento” dell’ideologia, perché l’ideologia è un “potenziale costante pericolo”.

Affermare ideologie incontrovertibili, equivale, per Hanna Arendt, a seguire il modello  di Hitler e Stalin, che hanno passato la vita a “eliminare la spontaneità stessa come espressione del comportamento umano” e a trasformare l’uomo in un oggetto, in altre parole a “rendere superflui gli uomini”.

Le caratteristiche dei regimi totalitari sono per la Arendt: “la punizione senza reato”, “lo sfruttamento senza profitto”, “il lavoro senza prodotto”.

Di Battista afferma: “vanno vietate per legge le consulenze e le conferenze dei politici, in particolare di chi è stato ex Presidente del Consiglio e svolge ancora attività politica”.

Mi viene in mente, oltre alla “punizione senza reato” della Arendt, Michel Onfray e la sua “teoria della Dittatura”, secondo la quale la prima misura per un aspirante dittatore  è  distruggere la lingua, e quindi la basilare libertà di opinione e di parola, che si svolge attraverso pubbliche conferenze e dibattiti.

Continua Di Battista “Il più grande risultato dei cinque stelle è il Reddito di Cittadinanza perché è una conquista sociale e io sono per il rafforzamento dello Stato”, qui oltre a riaffermare l’idea del “lavoro senza prodotto” della Arendt di cui abbiamo già detto, si fa riferimento anche all’idea dello Stato centralizzato e burocratico gia criticato da Max Horkheimer e da Theodor W. Adorno, l’uomo, per il grande capitalismo dello Stato, burocratico, viene ridotto  solo ad “oggetto amministrato”.

Altra cosa è affermare che una misura è temporanea e serve al riequilibrio e all’ eguaglianza in un’ottica di acquisizione di una prospettiva lavorativa, ma qui si parla di Reddito di Cittadinanza come definitiva conquista sociale, che è cosa diversa.

Sullo “io sono per il rafforzamento dello Stato”: oggi, dopo la tragedia del Covid e la conseguente crisi,  per forza di cose lo Stato sarà più determinante, ma una cosa è dire che lo Stato deve intervenire, a malincuore, indebitandosi, altra cosa è teorizzare il primato dello Stato e il suo intervento.

Qui torniamo all’idealismo di Fichte e di Hegel, allo Stato come soggettività universale che incarna l’identità di un popolo. Qui torniamo a Giovanni Gentile, il teorico del fascismo. Torniamo allo Stato Etico, allo Stato quale incarnazione della realizzazione dei fini dello Spirito nella dialettica della storia.

“Non crederò nell’Europa se non quando metterà  definitivamente nel dimenticatoio il Patto di Stabilità”, in altre parole, gli Stati nazionali europei debbono poter fare leva su un indebitamento teoricamente tendente all’infinito.

Il problema è qui della sostenibilità; come dice il grande teorico della sostenibilità Krishna Rao “è insostenibile un sistema che possegga caratteristiche che non possono essere mantenute in vita per sempre”, aggiungiamo noi che non è nemmeno auspicabile che si possa spendere all’infinito soldi dei nostri figli attraverso l’indebitamento perpetuo. E stupisce poi che un politico che parla di suo figlio ogni tre minuti, non pensi anche al benessere  delle generazioni future.

“La famiglia Elkann non dovrebbe possedere così tanti mezzi di informazione”: anche qui l’idea del controllo dell’informazione, che non si capisce entro che limiti andrebbe attuato, riporta ai principi della democrazia di Larry Diamond, il grande sociologo americano, che, nel suo “the spirit of democracy”, pone al primo posto per una democrazia “the substantial individual freedom of belief, opinion, discussion, speech, publication, broadcast, assembly, demonstration, petition and internet”.

“L’obbiettivo dei Movimento era far fuori la casta, e ci siamo riusciti”,  benissimo, “il cittadino, con il Movimento, si è fatto istituzione”. Bene. Non può sfuggire che in questa affermazione serpeggi l’idea di impersonare lo Spirito della Storia attraverso la negazione tipica del Materialismo Dialettico. Io rappresento una classe sociale che si impossessa dello Stato attraverso una rivoluzione, che è il motore della Storia, questo è il Materialismo Dialettico di Marx.

Già per Jean Paul Sartre, il grande filosofo francese, il materialismo dialettico, cioè la applicazione della dialettica hegeliana al materialismo storico, era il principio che preludeva al totalitarismo staliniano. Se io pongo nella attuazione del processo storico una sorta di provvidenza laica dello Spirito, e mi sento, attraverso questa Provvidenza, un apostolo detentore della verità dello stesso Spirito, è inevitabile che quando vado al potere crei i Gulag, i Lager, i campi di rieducazione.

David Hume diceva che, nel naufragio delle certezze, la vita etica, e quindi politica, dovesse essere improntata al principio della Simpatia, cioè la naturale empatia e solidarietà tra uomini. Molti dei rappresentanti dei Cinque Stelle sono sicuramente “simpatici”, a partire da Grillo.

Raccomando a Di Battista di studiare un po’ meno Gentile e un po’ più Hume.

Proprio con Sartre voglio concludere questo intervento:

“Tutte le attività umane sono equivalenti. È la stessa cosa, in fondo, ubriacarsi in solitudine o condurre i popoli. Se una di queste attività è superiore all’altra, non è a causa del suo scopo reale, ma a causa della coscienza che possiede del suo scopo ideale; e in questo caso il quietismo dell’ubriaco solitario è superiore alla vana agitazione del conduttore di popoli”.

Come dice Sartre, meglio ubriacarsi in solitudine.