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Barbara Palombelli non è, purtroppo, un caso isolato

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Barbara Palombelli non è, purtroppo, un caso isolato

Quante volte avete sentito una donna criticarne un’altra perché “guarda come si veste“, “ma come tiene la casa“, “ma cosa fa per tenersi suo marito?“. Alcune donne sono cresciute così, scelgono così i loro uomini, sono state educate così e, a loro volta, così educano le loro figlie e… i loro figli. Alcune donne si sottomettono ai loro compagni, volontariamente.

E lo fanno nel momento in cui rinunciano alla loro libertà, alla loro autonomia, al loro individualismo per diventare SOLO mogli e madri, e non più Donne. Lo fanno con il primo “non esco con le amiche perché lui non vuole” o “non mi metto quel vestito e quel trucco perché lui è geloso“. Quello è l’inizio della fine.

Ecco perché, quando una donna si ribella (magari dopo anni di soprusi, maltrattamenti, gelosie e torture fisiche e psicologiche), quelle sopracitate le voltano le spalle. Perché per loro è lei a sbagliare, è lei a dover “capire” che deve stare zitta e buona. E quando lei, invece, zitta e buona non ci vuole più stare, e l’uomo al quale si ribella la uccide, a loro dispiace sì, ma diciamolo “un po’ lei se l’è cercata“. Questo è l’orrore più grande, quello di ritrovarsi trasformata da vittima a carnefice.

Ecco perché quello della Palombelli è un pensiero terribile e deleterio, e deve essere combattuto fortemente. Dalle donne e dagli uomini, uniti in un unica grande battaglia. Dove a vincere non è solo uno, ma tutto il genere umano.