BLOG

Campo di gioco chiaro, più regole e meno follower. I “labour” che mancano in Italia

Agitatore culturale
Campo di gioco chiaro, più regole e meno follower. I “labour” che mancano in Italia

“Non c’è due senza tre”. Chissà che nella vecchia saggezza popolare non vi sia la soluzione al momento d’incertezza politica che stiamo vivendo. Se da una parte, infatti, la destra continua a marciare, distinta ma compatta, verso la vittoria, dall’altra il centro sinistra appare (ora?) diviso e debole. E allora perché non riprovare a rafforzarlo? Come?

Il ragionamento che segue parte da un assunto: la politica è l’arte del possibile e non del mondo che vorremmo. Il cittadino italiano medio, giusto o sbagliato che sia, divide il mondo in due: a volte in destra e in sinistra, altre in “noi e in loro”, altre “in fascisti e non”, oppure “in comunisti e non”. Merito (o colpa) dell’unica grande riforma istituzionale riuscita, ovvero, quella dell’elezione diretta dei sindaci per i cittadini italiani lo schema mentale che determina il voto è bipolare (non bi partitico, cose molto diverse).

In una situazione del genere, va dato atto al centro destra di riuscire a proporre un’offerta politica dalle più varie e diverse sfumature, capaci però di apparire agli elettori come fossero comunque di un unico colore. Merito degli anni di catechismo berlusconiano da cui ognuno ha imparato a dire il contrario, senza mai chiamare in causa e quindi urtare troppo, la credibilità del compagno di banco.

A sinistra, invece, assistiamo ancora all’esatto opposto. A causa dell’ancestrale bisogno non di vincere ma, bensì, di affermare la propria superiore moralità, si finisce col “prendere a sberle” (Emiliano docet) più i compagni di banco rispetto agli avversari. Ma non solo. Appare evidente, infatti, la mancanza nel panorama dell’offerta politica italiana di un soggetto riformista (a ridaje!) che, nonostante i recenti esperimenti e il vecchio proverbio “non c’è due senza tre”, cerchi stavolta di evitare pasticci cambiando approccio: posizionamento chiaro dentro il centro-sinistra e niente più leaderismo/idolatria esasperata sulle persone. Che ne diventi il perno o il traino e che non lo faccia con gli slogan o gli atti di fede. Si diventa leader della coalizione prendendo più i voti dei compagni di viaggio (chiedere a Berlusconi anni ‘00, Salvini anni ‘10, Meloni, ‘20). Una sinistra progressista, moderna, riformista è oggi possibile e necessaria. Ma bisogna che prenda più voti di quella massimalista. Tutto qui. Riconoscendo che senza l’una l’altra non arriverà mai al potere. Insomma, non uccidere i compagni di viaggio, ma usarli per pedalare e vincere insieme. È questa la strada per arrivare alla meta.

Cosa non ha funzionato negli esperimenti passati? Le modalità con cui ci si è messi insieme. Seguire gli ideali spogli di ogni forma di convivenza civile regolarizzata non basta ed è forse è il caso di provare qualcosa di diverso. Partendo da un presupposto: bisognerebbe diventare laici fino in fondo, smetterla di pensare che un partito sia una fratellanza o una confraternita. Pensare che un partito è uno strumento per realizzare intese pratiche per costruire le maggioranze necessarie a far passare delle politiche.  Per questo il terzo tentativo dovrebbe partire non dalle idee, dagli ideali e dalla fedeltà, ma dalle regole di convivenza.

Regole chiare che definiscano i modi delle discussioni, il sano confronto di idee e la famigerata “partecipazione”. In una società sempre più secolarizzata e influenzata dai media, infatti, i cittadini vogliono avere un ruolo attivo e contare nelle decisioni. Ma alcuni leader si focalizzano ancora sulla presenza elettorale piuttosto che sulla costruzione di solide comunità partitiche radicate nella società. I partiti servono eccome, il problema è semmai riconoscere che occorrono tempi e modi per costruirli, e non atti di fede.

Il nostro è il tempo delle reti non delle piramidi. E le reti hanno bisogno di nodi e regole che permettano alle persone che condividono una visione e degli obiettivi politici di stare insieme. 

Insomma, stare in un campo di gioco chiaro, ovvero il centro-sinistra, affermarsi nel proprio campo attraverso il raggiungimento del consenso, stare insieme e non intorno (o dietro) le persone, ed osservare le regole che permettano l’attuazione della democrazia e delle “sane” lotte di potere. Potere che servirà a realizzare il mondo a misura degli ideali in cui ci si riconosce. Diventiamo “democratici” per davvero e smettiamola di essere un di cui delle vecchie religioni civili del ‘900. Ripartiamo dalle regole, scegliamo dei valori e organizziamo la discussione del resto. Le persone mature fanno cosi. La storia non ci perdonerà la lentezza nel raggiungere queste ovvie considerazioni.

 

SCOPRI TUTTI GLI AUTORI