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Che cosa ci dicono i nuovi scontri armati tra Cina e India?

Consulente aziendale, appassionato di politica estera
Che cosa ci dicono i nuovi scontri armati tra Cina e India?

Nel 2008, il National Intelligence Council ha pubblicato «Global Trends 2025: A Trasformed World», il quarto rapporto (non-classificato) della serie Global Trends.

Si tratta di un documento volto ad offrire una visione di lungo termine dello scenario internazionale e delle principali tendenze destinate ad influenzare gli eventi globali.

Il rapporto (che comincia così: «Il sistema internazionale  – com’è stato costruito dopo la Seconda guerra mondiale – entro il 2025 sarà quasi irriconoscibile, a causa dell’ascesa delle potenze emergenti, della globalizzazione economica, del trasferimento di ricchezza relativa e di potere economico dall’Ovest all’Est del mondo, e della crescente influenza degli attori non statali») ha anticipato in modo accurato le principali tendenze globali. Tra l’altro, a pagina 75, il rapporto prevede l’emergere di una pandemia globale («The emergence of a novel, highly trasmissibile, and virulent respiratory illness for which there are no adequate countermeasures could initiate a global pandemic») che probabilmente sarebbe esplosa inizialmente in un area altamente popolata, dove uomini e animali vivono a stretto contatto, «come in molte aree della Cina e dell’Asia sudorientale».

In uno degli scenari ipotetici delineati nel rapporto, le crescenti rivalità tra grandi potenze e la crescente insicurezza energetica portano ad un confronto militare tra India e Cina. Inoltre, «Pechino percepisce che gli Stati Uniti favoriscono l’India a danno della Cina. La guerra aperta tra grandi potenze viene evitata, ma per ricostituire il tessuto internazionale, i protagonisti devono fare affidamento su un soggetto terzo (in questo caso il Brasile). Dato lo scompiglio nei BRIC, il potere degli Stati Uniti aumenta notevolmente, ma il sistema internazionale si incammina lungo un percorso accidentato, dato che lo scontro militare porta a rivolgimenti interni che aumentano il fervore nazionalista».

Nei giorni scorsi, ci sono stati nuovi scontri armati tra le truppe dei due paesi più popolosi del mondo (oltre il 40% della popolazione del pianeta). L’India ha accusato le truppe cinesi di essersi introdotte nel territorio indiano attraverso il confine himalayano, una linea incerta e contestata lungo la quale la Cina e l’India hanno combattuto una guerra nel 1962. Come hanno riportato i giornali, migliaia di soldati dell’Esercito popolare di liberazione cinese si sono trasferiti in aree sensibili lungo il confine orientale del Ladakh, issando tende e stazionando veicoli e mezzi pesanti in quello che l’India considera il proprio territorio.

Sulla Nikkei Asian Review, il columnist James Crabtree ha azzardato una previsione: «È probabile che le cose – c’è stata anche una scazzottata tra soldati indiani e cinesi – si sistemino presto. Anche l’ultimo grande confronto tra i due paesi nel 2017 alla fine si è placato. Entrambe le nazioni affrontano le crisi economiche post-Covid-19, ed è probabile che nessuno dei due paesi voglia una escalation».

Allora, di che cosa si tratta? Dato che la Cina è diventa più aggressiva sulla scena mondiale, c’è la tentazione – scrive Crabtree – di considerare quel che è accaduto una provocazione da parte di Pechino, ma più probabilmente, si tratta di un sottoprodotto della «rinfrescata» che entrambi i paesi stanno dando «alla loro presenza militare ad alta quota», che comporterà inevitabilmente un confronto strategico e maggiori probabilità di contatto himalayano tra i due paesi. Tuttavia, secondo il giornalista inglese queste tensioni sono «una metafora della traiettoria negativa delle relazioni sino-indiane», considerato che entrambe le potenze in ascesa cercano di espandere la propria sfera di influenza. Ovviamente, tutti noi prestiamo «maggiore attenzione al peggioramento dei legami tra Cina e Stati Uniti», ma dato che il potere e l’influenza dei due paesi aumentano, «anche India e Cina finiranno per scontrasi più spesso». Come aveva previsto il National Intelligence Council, ci attende un «viaggio turbolento».