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Derek Chauvin, il Trump in divisa

Direttore d'orchestra
Derek Chauvin, il Trump in divisa

L’assassinio di George Floyd da parte degli agenti di Polizia di Minneapolis, nel Minnesota, ha scosso il mondo intero. La rockstar Madonna ha scritto un articolo sui suoi social “fuck the police”, il sindaco di Minneapolis, Jacob Frey ha rilasciato una intervista “Essere nero in America non dovrebbe essere una sentenza di morte”.

In queste precise ore Minneapolis è scossa da dimostrazioni anti polizia che stanno diventando vere e proprie rivolte. Joe Biden invoca una indagine dell’FBI.

Stride il comportamento cinico di Derek Chauvin, l’agente federale che ha causato il soffocamento di Floyd. In posa plastica, con una mano in tasca, insensibile alle ormai famose parole di Floyd “per favore, mi state soffocando”, l’agente era già stato protagonista da diversi anni di comportamenti analoghi verso neri, avendo abusato delle armi da fuoco in casi che non richiedevano affatto tale utilizzo.

Ora: un atteggiamento fisico, una postura, è anch’esso una adesione ad un linguaggio: una mano in tasca, il gomito sporto in fuori, il ginocchio a schiacciare la testa di un nero, lo sguardo orgoglioso, il non ascolto delle richieste della vittima, il violento tener lontano la gente che protesta.

Ferdinand De Saussurre, quando inventò, oltre cento anni fa, la semiologia, cioè la scienza che studia i segni nel campo della vita sociale, avrebbe parlato di similitudine di questi gesti con altre forme di linguaggio non verbale: avrebbe parlato dei simboli militari e della parate, dei rapporti dei segni di alcune cerimonie, avrebbe parlato di segni riconoscibili nell’atteggiamento di alcuni dittatori.

Non avrebbe espresso giudizi, perché De Saussurre era uno strutturalista, e si limitava a studiare e capire le similitudini e le analogie tra i simboli.

Un altro semiologo, Umberto Eco, filosofo che ha stabilito la necessità di una semeiotica generale, cioè di una attività filosofica che unifichi tutti i sistemi di segni della comunicazione umana, avrebbe trovato invece dei nessi molto chiari: il linguaggio espresso negli atteggiamenti di questi agenti provengono direttamente da una forma di linguaggio che negli ultimi anni si é diffuso in maniera esponenziale in tutti i livelli della società.

Umberto Eco sosteneva che bisogna avere la stessa attenzione nello studiare il linguaggio di Topolino che per il linguaggio di Dante. Un linguaggio ancora più primitivo di quello di Topolino é espresso in alcune affermazioni circolate molto in America come in Europa.
Vediamone alcune:

Donald Trump : a proposito di immigrati da paesi africani “gente che arriva da questi cesso di paesi. Sarebbe meglio portare più persone dalla Norvegia” Washington post, 2019.

Donald Trump: Agosto 2016, “ai nuovi migranti sarà effettuata l’analisi delle ideologie cui prestano fede” e ancora “Barack Obama è il fondatore dell’Isis”.

Matteo Salvini: aprile 2016 “raderei al suolo i campi Rom”agosto 2016 “quando saremo al governo polizia e carabinieri avranno mano libera per ripulire le città. Sarà una pulizia etnica controllata”.

Viktor Orbán: febbraio 2015 “stiamo costruendo uno stato volutamente illiberale, perché i valori dell’Occidente oggi includono corruzione, sesso e violenza”.

Attilio Fontana: gennaio 2018 “dobbiamo decidere se la nostra razza bianca deve continuare a esistere” (frase di cui si è in seguito scusato).

Diceva il grande filosofo dell’ermeneutica Hans George Gadamer, scomparso nel 2002, che la interpretazione di un testo ha una parabola circolare, per comprendere la “parte” bisogna comprendere il “ tutto”, e per comprendere il “tutto” bisogna comprendere la “parte”. Lo studio del linguaggio é la forma più perfetta per chiarire l’interpretazione dell’uomo e del suo mondo.

Siamo costretti ad affermare, purtroppo, che il linguaggio, dei gesti e degli atteggiamenti, espresso da Derek Chauvin, sia una “parte” di questo “tutto” costituito dal “linguaggio della violenza”, principalmente diffuso da quei politici che cercano di accrescere il proprio consenso con affermazioni che rimandano ad una razionalità violenta.

Dice il grande filosofo tedesco Jürgen Habermas, filosofo che vorremmo vedere di più sui giornali italiani, che contro la Razionalità Strumentale, la razionalità violenta espressa dal potere, é necessario sviluppare, a tutti i livelli, la razionalità discorsiva. Razionalità discorsiva, comunicativa, che é necessaria per sviluppare in ogni individuo i propri giusti “piani di azione”, lontano dai condizionamenti della razionalità del potere.

È il linguaggio violento che crea i Derek Chauvin. Joe Biden ha chiesto una indagine dell’FBI, ma i mandanti di Derek Chauvin, sono tra noi, in America come in Europa, in Europa come in Italia. Se Derek Chauvin fosse stato educato al linguaggio comunicativo avrebbe ascoltato le persone, la vittima. Non avremmo avuto l’ennesimo assassinio.
Derek Chauvin é un Trump in divisa.

Chiudiamo con uno degli appelli più belli e più noti di Bertrand Russel, il filosofo gallese morto nel 1970:
“un nuovo mondo in cui lo spirito creativo è vivace, in cui la vita è un’avventura piena di gioia e di speranza, un mondo in cui l’affetto abbia libero gioco, e dove la crudeltà e l’invidia siano state messe in fuga dalla felicità e dallo sviluppo libero e sciolto di tutti quegli istinti che costruiscono la vita e la riempiono di intellettuali delizie. Un tale mondo è possibile; esso attende soltanto che gli uomini vogliano crearlo.”