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È nato il Partito democratico 5 Stelle: il caso Grillo e l’uso pericoloso delle parole in politica

Giurista, saggista, editorialista
ELLY SCHLEIN – SEGRETARIA PD
ELLY SCHLEIN – SEGRETARIA PD

È nato il Partito democratico 5 Stelle.

È nato sotto il segno del silenzio in base al principio del “chi tace acconsente”.

È nato di fatto dalle frasi di Beppe Grillo durante la manifestazione organizzata dal movimento 5 Stelle a cui ha partecipato il Partito democratico con a capo Elly Schlein.

Il Partito Democratico, per come pensato da Romano Prodi e dai fondatori, è finito? Il massimalismo lo sta portando su un’altra sponda condita di tre elementi:

  • Grillo dice a tutti di esser leader di sé stessi così, implicitamente, spingendo per mobilitarsi alla decostruzione del sistema politico a partecipazione partitica. (si tratta nient’altro che della politica individualista-esasperata che ha portato varie teorie filosofico politiche del novecento all’abolizione dei partiti e cioè una sorta di anarchismo 4.0);
  • la tecnica di indossare il passamontagna per fare qualcosa e poi scappare sarebbe indicatrice del come si vuole far passare il messaggio del rovesciamento di potere (non tanto lontano dalla tecnica politica nell’epoca pre-repubblicana);
  • la sistematicità di organizzazione a piccoli gruppi è di idea sovietica e non altro vorrebbe far rivivere la sinistra radicale degli anni sessanta e di lotta (a cosa non si capisce dato che M5S e PD hanno governato per anni insieme e pure con la Lega).

Quest’ultimo passaggio è il più importante dal momento che Beppe Grillo sogna e sognava un PD di ultra sinistra dai tempi i cui Fassino, ostacolando la sua iscrizione, disse di farsi un partito per i fatti propri.

Fin qui il dato politico ci consegna un Pd che non prende le distanze dalle parole di Grillo. Non le prende considerando strumentalizzabili le cose dette secondo l’idea che, invece, i termini usati fossero indirizzati a buone azioni come, ad esempio, pulire le strade ad erbacce.

Si consenta una domanda. C’è bisogno di mascherarsi per fare una buona azione (anche Putin ha invaso il Donbass per liberalo da nazisti – in merito ai quali è incerto dove siano e chi siano – contravvenendo così alle regole ed ai principi della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo e dell’ONU)?

Se ne consenta un’altra. C’è bisogno di rievocare indirettamente la storia sanguinaria e terroristica del nostro Paese (cioè il brigatismo) per invogliare alla cittadinanza attiva?

Se tanto ci dà tanto, allora, le parole usate avrebbero solo una forma addolcita (atteso il voler pulire le strade da erbacce e poi scappare indossando il passamontagna), ma velano una sostanza reazionaria e forse altro di ben più pericoloso.

E se le erbacce fossero una metafora politica per instillare il paragone con chi la pensa diversamente?

Quelle parole, non misurate e date in pasto alla piazza ed al popolo in cui non tutti hanno capacità di discernere il teatrante dal tetro, mettono in discussione tutti noi. Tutti coloro che credono nella dimensione democratico-liberale costruita dopo il fascismo e che per nostra fortuna ha evitato al suo cugino politico (cioè il comunismo stalinista-sovietico) di andare al potere assoluto.

Coloro che vogliono impegnarsi socialmente e politicamente, pertanto, possono farlo nelle logiche costituzionali senza usare parole suscettibili di induzione a gesti che, pur avendo un fine non violento, possono insinuarsi nel retropalco d’animo dei cittadini più sensibili alle parole di pancia.

Legittimare il passamontagna nel linguaggio politico ha la stessa funzione di una corsa clandestina automobilistica che può creare incidenti a catena e altro di ben più ingiusto.

Basti ricordare, peraltro, che esiste una legge che vieta un comportamento del genere e cioè l’art. 85 del Testo Unico di Pubblica sicurezza (“è vietato comparire mascherato in luogo pubblico”).

Tutto ciò, ci porta ad una considerazione finale. Se l’argine a questa probabile deriva non lo creano i democratici che vivono il Partito Democratico, significa che prima o poi si giungerà alla disgregazione del centrosinistra e non solo: la spaccatura socio-costituzionale del Paese per la felicità di chi fu compagno secessionista del Contratto di Governo.

D’altronde quale sarebbe la differenza tra il separare il Paese e demonizzarne i poteri di tenuta democratica?

La Lega Nord e il grillismo del Movimento 5 Stelle (due facce della stessa medaglia pur a fasi storiche alternate) potrebbero ricongiungersi presto davanti all’altare di quell’idea di fondo volta a voler cambiare faccia all’Italia.

Grillo, quindi, si candida a martire del populismo.

Il popolo italiano, invece, si prepari a resistere ai colpi di una certa politica mascherata atteso che pulire solo le strade non appartiene all’intimo di chi vorrebbe andare in giro incappucciato (è intuibile).

L’Italia non è la serie Netflix de la Casa di Carta (se è questo che vorrebbe il grillismo).

Se proprio ci si vuole abbonare, gratuitamente, a qualcosa (soprattutto per chi va a votare e va nelle piazze a sentire comizi), ci sono da leggere le raccolte degli atti preparatori dei Padri e delle Madri Costituenti. Atti che studiandoli tolgono qualsiasi erbaccia dalla mente.

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