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Economia antropocentrica

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Economia antropocentrica

Un po’ di anni fa dirigevo un’azienda la cui proprietà non era riferibile ad un singolo imprenditore ma era suddivisa tra più azionisti.
Era un’azienda che procedeva abbastanza bene ma non riusciva a compiere il salto di qualità; in un dialogo con uno degli azionisti, venne fuori una frase che mi colpì molto: “qui non si sviluppa perché manca l’ANIMA”…
In quel caso l’anima era riferita all’assenza di un imprenditore di riferimento, colui che ha una vision e che con un’intuizione difficilmente spiegabile e trasferibile, riesce a vedere scenari che altri non vedono e che i manager trasformano in processi razionali.
Qualche anno dopo, dialogando con un mio collega che lavora da moltissimi anni nel campo della Moda, accennai ad un Marchio che stavo valutando per l’azienda che avevo fondato; si trattava di un marchio orfano dell’omonimo stilista (che lo aveva venduto).
La sentenza del mio amico fu: “è un marchio senza ANIMA”…
In questo caso l’anima era riferita alla mancanza del “creativo”, colui che immagina le tendenze del futuro e le traduce in collezioni. La persona che tutti i giorni vive l’azienda e ne determina il DNA creativo.
Di fatto, quell’azienda non ha mai spiccato il volo ed il marchio non ha avuto più successo.
Veniamo ai giorni nostri: oggi stiamo vivendo una nuova epoca caratterizzata dalla crescente ed inevitabile digitalizzazione; con questo termine non intendiamo gli strumenti digitali ma un nuovo ambiente, un nuovo contesto nel quale operare e confrontarsi.
La digitalizzazione sta portando ad una revisione dei modelli di business, conferendo maggiore valore e prospettiva alle aziende “dematerializzate”, aziende dove le infrastrutture sono ridotte al minimo e dove il prodotto è replicabile innumerevoli volte senza incremento rilevante dei costi.
Un esempio: un’azienda che produce un gioco di società decide di sostituirlo con una app, per sfidarsi in remoto; questa decisione cosa comporta?
Mentre il precedente business model prevedeva acquisti di materie prime, trasformazione in prodotto finito, logistica, trasporti, infrastrutture ,ecc ecc, il nuovo business model prevede un costo iniziale per sviluppare l’app e determina la sua diffusione senza costi incrementali (basta fornire ai clienti le credenziali per accedere).
Ad una prima analisi verrebbe da dedurre che in questa epoca digitale c’è più spazio per i computer e meno per la risorsa umana; niente di più sbagliato!
Proprio la digitalizzazione e la conseguente dematerializzazione, determineranno una riduzione delle dimensioni aziendali rimettendo al centro l’intelligenza umana, l’ANIMA.
In un ambiente digitale l’intelligenza umana diventa fondamentale , torniamo ad una visione antropocentrica dello sviluppo economico.
Colui che ha l’intuizione, colui che conosce il settore e che vive l’azienda fornendole l’anima, beneficerà dell’ambiente digitale per sviluppare l’idea e trasferirla in maniera globale; sfrutterà il potenziale tecnico per distribuire velocemente in tutto il mondo.
Il know how, il capitale umano, diventa l’unico vero asset dell’azienda, il cuore pulsante del sistema; un asset che non può e non deve essere esterno alla realtà imprenditoriale, pena la mancanza dell’ANIMA .
Se ci riflettiamo, stiamo vivendo una vera e propria nuova Rivoluzione Industriale che pone l’Uomo al centro dello sviluppo economico.
Ed allora diamoci da fare, il futuro sarà sicuramente roseo per di chi avrà una vision, capacità di innovare, di sognare, utilizzando gli strumenti digitali per superare le barriere all’ingresso che il precedente modello di sviluppo comportava.
Del resto, Protagora già nel 400 a.C. affermava che “l’uomo è misura di tutte le cose”.

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