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Elly Schlein e lo “specchio riflesso”: l’alter ego della Meloni polarizza come lei

Giornalista, comunicatore, fondatore di Velocitamedia.it
Elly Schlein e lo “specchio riflesso”: l’alter ego della Meloni polarizza come lei

Di certo, lo spostamento a sinistra dell’asse intorno a cui ruoterà il Partito democratico è piuttosto evidente. L’affermazione – per molti un po’ a sorpresa – di Elly Schlein nella sfida delle primarie contro Stefano Bonaccini cambia lo stato dell’arte dello schieramento progressista. “La vittoria è arrivata senza che nessuno se ne accorgesse”. Livio Gigliuto, vicepresidente di Istituto Piepoli, cita la stessa Schlein nel commentare l’esito della contesa.

“I gazebo hanno restituito un responso largamente imprevisto, e dietro – prosegue Gigliuto – ci sono mille ragioni. La partecipazione al voto è stata altissima, innanzitutto. E non è sbagliato dire che non è stata frutto di infiltrati né soltanto dello zoccolo duro, ma del ‘ritorno alla base’ di persone che se ne erano allontanate. Inoltre, sappiamo che in questa epoca a fare la differenza è il racconto, e i due candidati hanno raccontato storie diverse. Da un lato, Bonaccini nonj ha saputo gestire la campagna se non considerandola una campagna già vinta e dando l’immagine di sé già da segretario. Anche la dichiarazione sulla Meloni (“non è fascista ed è molto capace”, ndr) è stata una dichiarazione giusta, ma sbagliata nella tempistica: andava fatta nel post-voto”.

E la Schlein, invece, che ha rotto il soffitto di cristallo anche a sinistra? Per qualcuno è un alter ego della Meloni, per altri verrà fagocitata in poco tempo. “Votando per Elly Schlein, gli elettori hanno deciso di mettere Giorgia Meloni allo specchio”. Nel senso che il nuovo segretario del Pd e il presidente del Consiglio hanno caratteristiche comuni? “Proprio così: la prima, più banale, è che sono entrambe donne. Ma quello che conta sono le affinità politiche. Entrambe sono fortemente polarizzanti. Non a caso, entrambe hanno un gradimento molto basso nello schieramento opposto, che non supera il 20%. Bonaccini, invece, va oltre il 40% tra gli elettori di Centrodestra. È un candidato più trasversale. Insomma, il voto per la Schlein è parecchio indicativo di un fattore: la polarizzazione dello scontro. A radicalità viene contrapposta radicalità.

Questo vuol dire che il dibattito diventerà più aspro? “Non necessariamente”, spiega Gigliuto, che ricopre anche il ruolo di presidente dell’Osservatorio Nazionale sulla Comunicazione digitale di PA Social e Fondazione Italia Digitale. “Però sarà interessante comprendere come agiranno, quali strategie sceglieranno e se si metteranno ‘faccia contro faccia’. Nelle loro diversità si somigliano”. “Uguali e diversi”, per dirla con Gianluca Grignani e una sua canzone di un po’ di anni fa. “Sono un idealtipo di politico. Sono identiche all’opposto, e la Schlein ha voluto enfatizzare questo aspetto puntando proprio a motivare i sostenitori a dare questo tipo di voto”.

Dunque, così come accaduto per la Meloni, anche per Elly Schlein potrebbe avere inizio una parabola ascendente. “Infatti andrei cauto con la tendenza a sottovalutarla. È un errore che non va fatto. Lo ha fatto la sinistra con Giorgia Meloni, non va ripetuto ora. Gli elettori votano una storia, un racconto che reputano bello da seguire e da premiare, e le primarie hanno svelato che il racconto del neo-segretario piace”.

Questo spostamento a sinistra del baricentro del Partito democratico non rischia di provocare fuoriuscite, oltre che un ispessimento del M5S? “Per molti ora il più triste sarebbe Matteo Renzi. Invece credo che sia Giuseppe Conte, che ora si trova a contendersi con Elly Schlein quel pezzo di elettorato progressista che fino a ieri non contendeva a nessuno”.

Venendo al nuovo ruolo di segretario, quello che valeva per la Meloni ora vale lei: un conto è la campagna elettorale, altro conto è il “governo”, che obbliga a uscire dalle perifrasi e a prendere posizioni chiare. Sulla guerra, ad esempio. “Non solo. Sulla guerra, ma anche su temi come il superbonus, la lotta alla povertà e altri quotidianamente al centro dell’agenda. Ha vinto una partita interna richiamandosi a dei leitmotiv che piacciono alla base. L’elettorato ha votato dando un segnale di malcontento e preferendo un cambio netto. Lei, però, su tutti questi argomenti dovrà ora ispessire la sua radicalità. Bonaccini avrebbe potuto essere più moderato, più ‘governista’, se così possiamo dire. Lei si è raccontata diversamente e dovrà tenere fede alla storia che ha dato di sé. Anche sulle alleanze – conclude Gigliuto -: che farà il Pd? Allargherà il campo? Andrà col M5S? Andrà col Terzo Polo?”.