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Il coraggio di puntare sui giovani

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Il coraggio di puntare sui giovani

Domenica sera, terminata l’ultima giornata di campionato, ascoltavo l’intervista ad Andrea Pirlo ed i successivi commenti dei giornalisti circa un suo possibile esonero alla luce dei risultati non all’altezza delle aspettative del club.

Per coloro che non seguono il calcio, vale la pena di ricordare come quest’anno la Juventus guidata da Andrea Pirlo abbia vinto 2 trofei (Supercoppa Italiana e Coppa Italia) e si è qualificata per la prossima edizione della Champions League. Ciononostante, si parlava di licenziamento e la cosa mi dava da pensare, portandomi ad allargare la riflessione in maniera più ampia.

Questa vicenda, a mio avviso, è paradigmatica di come in Italia nel mondo del lavoro non si programmi mai con calma e lungimiranza, concedendo ai giovani la possibilità di crescere anche commettendo degli errori.

Pirlo è stato nominato allenatore della Juventus senza aver mai allenato un solo giorno e chi lo ha designato era perfettamente a conoscenza della circostanza; è un giovane uomo di 42 anni (giovane per l’età media degli allenatori) dal carattere mite e sempre umile, nonostante da calciatore abbia vinto scudetti, coppe e un Mondiale.

Per fare un paragone, è come se in un’azienda venisse nominato Dirigente di un dipartimento aziendale un giovane e brillante laureato di 24 anni, la qual cosa potrebbe avere due letture:  1) imprudenza 2) lungimiranza.

Se si opta per la seconda chiave di lettura, occorre che il management o la proprietà  “accompagnino” la persona scelta nei primi passi, con pazienza e tolleranza, considerato che inevitabilmente ci saranno degli errori ma consapevoli che il talento emergerà forte e netto una volta supportato dall’esperienza.

Ed invece, nella vicenda in questione, vengono contestati ad un giovane errori di inesperienza, momenti di confusione, insomma cose del tutto normali e prevedibili se si programma  a medio termine.

Io credo che la Juventus, riconfermando Pirlo, potrebbe invece dare un esempio e dimostrare come un’azienda possa puntare sui giovani talentuosi, prepararti, e costruire un management apicale partendo dal suo interno, e ciò con un duplice effetto positivo: le risorse crescono in azienda “su misura”; i costi iniziali sono molto ridotti.

Nei Paesi anglosassoni non è raro trovare giovani a capo di aziende o dipartimenti; in Italia non c’è pazienza, non si programma e non si da la corretta importanza alla formazione delle risorse umane.

Restando sulla narrazione calcistica, Spagna e Germania hanno dominato per un decennio la scena internazionale, partendo da una programmazione lungimirante sui vivai ed arrivando a vincere Campionati Mondiali ed Europei con gli stessi calciatori che militavano nelle giovanili negli anni precedenti.

Ecco, se vogliamo guardare al futuro in maniera prospettica e positiva, dobbiamo a mio avviso mettere in campo provvedimenti che incentivino la formazione delle giovani risorse umane in un’ottica di crescita professionale, in modo da  costruire la classe dirigente dei prossimi venti-trenta anni.

Del resto l’attuale Presidente di Exor (azionista della Juventus), John Elkann, a 25 anni era un manager della General Eletric, a 30 anni venne nominato Vice Presidente della Fiat ed a 32, appunto, Presidente di Exor.

Puntiamo sui giovani talentuosi, diamo loro il tempo di migliorare, formiamoli sul campo ed avremo investito nella risorsa più preziosa e remunerativa: il capitale umano.