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Il mio Molise ferito e dimenticato risorgerà anche dal Covid

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Il mio Molise ferito e dimenticato risorgerà anche dal Covid

Da qualche settimana il Molise è salito alla ribalta delle cronache nazionali. Si, il “Molise che non esiste”, quella Regione che, quando da ragazzi andavamo in vacanza al Nord e ci chiedevano dove fossimo, rispondevamo “tra Roma e Napoli, hai presente la mappa?”.

E’ salito alla ribalta, purtroppo, per l’enorme incremento dei contagi e  per l’indice RT1 più alto d’Italia; la conseguenza è stata l’intasamento totale dei posti in Malattie Infettive e Terapie Intensive e, per la prima volta, il Molise è stato dichiarato zona rossa la settimana scorsa.

Perché siamo stati graziati, fino ad oggi? Dobbiamo concludere che era solo questione di fortuna, o di tempo. E sono scaduti entrambi.

Carta Bianca, Report, Diritto e Rovescio, Titolo V, per citare le trasmissioni più conosciute, hanno dedicato spazio al caso Molise; tutti si sono scandalizzati per la mala gestione, tutti solidali con la nostra piccola e sfortunata Regione, Viceministri e Sottosegretari ad affermare che il Molise non merita tutto ciò.

Ora, però, prendo metaforicamente la parola, io che sono nato in Molise, che ci vivo da 49 anni, le mie figlie crescono qui e da sei anni ho scelto di fare l’imprenditore in questa regione (aggiungo che stato nominato di recente Presidente di Confartigianato Imprese Molise).

E dico: ma questa meraviglia, questo stupore, questa indignazione tutta di colpo, tutta adesso?

Beh, la pandemia fa notizia ultimamente, ma vorrei portare un esempio concreto che forse rende meglio la reale situazione del Molise.

L’azienda che ho fondato e che dirigo da 6 anni si trova nella zona industriale di Miranda, praticamente alle porte di Isernia; in questo PIP mancano:

  • Rete fognaria (si, avete letto bene)
  • Illuminazione pubblica (non led, rinnovabili, alternative…la luce!!)
  • Fibra veloce (altro che digitalizzazione)

Vogliamo affrontare il tema logistica e trasporti?

Tutta la zona che parte da Campobasso ed arriva ai confini con Lazio e Campania non ha una ferrovia degna di questo nome.  La rete è quasi tutta a binario unico e non elettrificata.

Non esistono treni veloci. Non esiste un’autostrada, che potrebbe collegarci dalla A1 alla A14. Ovviamente non c’è alcun aeroporto.

Nel 2015 siamo stati dichiarati Area di Crisi Complessa, con una serie di slogan sulla manna che sarebbe scesa dal cielo, soldi a valanga per far ripartire la Regione ed il suo tessuto produttivo; risultato? Flop totale, con 2-3 aziende che hanno stoicamente provato a portare avanti il piano approvato da Invitalia (si l’ente guidato da Arcuri).

L’anno scorso è partita un’altra campagna di comunicazione sul “ ritorno in Obiettivo 1” dal gennaio 2021 (di fatto una nuova attestazione quale regione disastrata), con nuova ipotetica manna dal cielo in tema di risorse a fondo perduto ed occasioni di rilancio.

A marzo 2021 ancora non si ha alcuna notizia concreta riguardo stanziamenti e bandi pubblici.

Dopo questa rappresentazione un po’ cruda e diretta della realtà torno alla questione iniziale: di cosa si indignano, si stupiscono, si meravigliano lor signori?

Il Molise è questo da decenni, dimenticato da Dio e dagli uomini (quelli delegati ad occuparsene) e la Pandemia ha semplicemente acceso i riflettori, in questa seconda ondata, sullo stato delle cose.

Cogliamo allora l’occasione di questa drammatica ribalta per farci ascoltare dal Governo, per programmare bene, per rifondare questa Regione nelle fondamenta economiche, sociali e culturali.

Approfittiamo dei riflettori per mostrare cosa non va ma per evidenziare, soprattutto, che ci sono anche delle risorse da utilizzare; spieghiamo che ci sono molisani seri, preparati, volenterosi, che non vedono l’ora che qualcuno dia loro retta. Interloquiamo sulla base di progetti da presentare, start up da avviare, infrastrutture da realizzare.

Qui o si fa il Molise o si muore (cit.)