C’è stato un tempo in cui Matteo Salvini, con la Lega, aveva scavallato il 34% e i nove milioni di voti. Parliamo di quattro anni fa, europee del 2019. Un’altra era geologico-politica. Il Carroccio al governo (ancora per pochissimo) con il M5S, i decreti-Salvini firmati e poi rimangiati da Conte nel governo giallorosso.
Numeri e percentuali, quelli della Lega, raggiunti grazie a un’abilissima strategia di comunicazione che aveva come punto focale un argomento su tutti: l’immigrazione.
Un’elezione europea più tardi, lo schema pare ripetersi. Con l’esplosione di Lampedusa, riesplode anche il tema migratorio, che si prende le prime pagine dei giornali, i primi titoli dei tg e una discreta posizione nella classifica delle priorità degli italiani (17% secondo Istituto Piepoli).
Ed ecco che, come in passato, la Lega ricomincia a tambureggiare. Si presta parecchio il pratone di Pontida edizione 2023, che vedrà ospite di Salvini Marine Le Pen, leader del Front National. Insomma, l’argomento-sbarchi arriva preciso per provare a occupare la posizione a destra di FdI.
Come lo stanno facendo la Lega e Salvini? L’azione si evidenzia attraverso un evidente innalzamento dei toni: “batterie” di deputati e senatori e capigruppo che sferzano l’azione del governo sull’immigrazione, oltre a prese di posizione nette sulle alleanze per le prossime europee, appunto. Si va con la Le Pen, dunque. Questo dice Salvini da tempo e dirà Pontida oggi. Questo, però, è un elemento che il resto della coalizione di Centrodestra ha escluso, anche recentemente.
E allora, il combinato disposto immigrazione-elezioni concede naturalmente a Salvini un’opportunità non banale per tentare di allargarsi sul lato destro del campo. Un tentativo sulla scia di quello che aveva provato a fare (con successo) Giuseppe Conte alle ultime politiche, quando, approfittando dell’appiattimento del Pd di Letta sui temi dei diritti civili, aveva impostato una campagna elettorale molto più “di sinistra”, sui diritti sociali e sul lavoro, passando poi all’incasso il 25 settembre scorso.
Nel giugno del 2024, come si sa e come ho scritto in un precedente intervento, si andrà a votare con un sistema proporzionale che paradossalmente premia la guerra fratricida e la capacità di ciascun partito di grattare consensi agli alleati. È probabile che secondo Salvini ci sia possibilità che l’ala destra di FdI dia un segnale su una tematica, come quella della sicurezza e dell’immigrazione, che è da sempre pilastro della destra italiana. E allora sta provando a sfilargliela provando a prendersi quell’argomento e quello spazio. Tenere duro sulla Le Pen, portandola addirittura a Pontida, e far dire ai suoi che “quando lui era ministro dell’Interno la situazione era gestita molto meglio”, vuol dire lanciare due bei fendenti a coalizione e governo.
E se la Meloni risponde con un lungo video in cui ufficializza un cambio di strategia, allora forse la freccia ha colpito il bersaglio.
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