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La sinistra riparta da… Storia di un tormentone senza fine

Giornalista, comunicatore, fondatore di Velocitamedia.it
La segretaria del PD Elly Schlein chiude l’Assemblea Nazionale del Partito Democratico presso il centro congressi ‘La Nuvola’, Roma, 12 marzo 2023. 
ANSA/FABIO CIMAGLIA
La segretaria del PD Elly Schlein chiude l’Assemblea Nazionale del Partito Democratico presso il centro congressi ‘La Nuvola’, Roma, 12 marzo 2023. ANSA/FABIO CIMAGLIA

L’ultimo nome è quello di Ilaria Salis. Ma, essendo l’ultimo di una serie infinita, resterà l’ultimo solo per poco, finché non arriverà qualcun altro più spendibile da cui ripartire, che sarà l’ultimo a sua volta e a sua volta verrà poi scalzato dal nuovo ultimo. E così via. Il tormentone è così tanto un tormentone da aver dato vita a una serie infinita di meme.

La sinistra riparta da” (per sinistra leggi: Pd) è stato utilizzato in associazione a qualunque cosa. Che fosse reale, immaginaria, verosimile, fantasiosa, surreale, palesemente falsa. Tutto è stato affiancato a questa frase.

Quattro parole che danno implicitamente – ma neanche tanto – il senso di un viaggio eternamente fermo allo stop, di un’incapacità quasi innata di scegliere quale strada prendere e, all’opposto, di una maestosa capacità di arrovellarsi spesso sul futile. Quattro parole di cui, a turno, tutti si appropriano. Politici (di sinistra), giornalisti (di sinistra e non), osservatori, analisti. Tutti le hanno utilizzate. Finalmente è arrivato il mio momento.

Nel tempo, la sinistra è stata stimolata a ripartire dalle “cose” più disparate. Dalle città, ad esempio. Si pensi a Milano (addirittura doveva ripartire da cortei senza simboli di partito), a Roma (con annessa piazza e annessi cantanti, ogni primo di maggio), a Palermo o a Napoli (manifestazioni antimafia o anticamorra).

Ma via via che il dibattito politico-sociale va avanti e accadono cose, queste cose e i suoi protagonisti sono anch’essi protagonisti di una fantastica turnazione e sono eletti come nuovi punti di partenza o di ripartenza.

E dunque, di volta in volta, la sinistra riparta. Dal nome. Dal logo. Da sé stessa. Da Fedez. Da Liliana Segre. Da Mattarella. Dal centro (sì, è stato detto anche “la sinistra riparta dal centro”). Da un congresso. Da Chiara Ferragni. Dall’abbandono della Ztl. Dalle periferie. Dagli operai. Dai tornelli delle fabbriche. Dal volantinaggio.

E ancora. Dai leader stranieri (pescare dal mazzo: Merkel-Papandreu-Tsipras-Zapatero-Scholz-Biden-Mélecnhon). Da quelli italiani (Prodi-Letta-Renzi-Draghi). Dalle aree interne. Da Franco Arminio. Dal Titolo V. Da Raitre. Da Sanremo. Da Rosa Chemical. Da Vladimir Luxuria. Da Berlinguer. Da Togliatti. Da Dargen D’Amico che fa appelli con occhiali da sole e collana di peluche. Da Paola Cortellesi. Da Mahmood. Da Vincenzo De Luca. Dall’opposizione al linguaggio di Vincenzo De Luca.

Dagli studenti manganellati. Dagli immigrati che freneranno la denatalità. Dal valore degli immigrati. Da J-Ax che sogna un mondo senza Salvini. Dalle Ong. Dalla Fornero. Da Richard Gere. Dalla felicità. Da una piattaforma di valori. Da un manifesto condiviso. Dagli intellettuali. Dalla libertà di stampa. Da un manifesto condiviso firmato dagli intellettuali per la libertà di stampa. Dall’articolo 21. Dal diritto allo sciopero. Dallo spirito di Ventotene. Dai moderati. Dai riformisti.

Da Benjamin Franklin. Da ZeroCalcare. Da Pasolini. Da Damiano dei Maneskin. Dai Maneskin. Dall’arte. Dalla musica. Da Asor Rosa. Da Nanni Moretti. Dai girotondini. Dalle primarie. Dal no alle primarie. Dalla solidarietà. Dai sindaci. Da una costituente delle idee. Da Karl Marx. Da Bertinotti. Dai fatti del G8 di Genova. Dalla caserma di Bolzaneto. Da Alessandra Todde. Dai sardi che hanno alzato la testa. Dal lavoro. Dalla patrimoniale. Dalla redistribuzione del denaro. Dal no al razzismo. Dal conflitto d’interessi. Dal movimentismo. Da non me sta bene che no.

Da Berlusconi (eh già, Bicamerale e Patto del Nazareno insegnano). Da Fini (quando ha virato al centro). Dai sindacati. Dal M5S. Da Beppe Grillo. Da Luigi Di Maio. Dalla Lega (“costola della sinistra”, copyright: Massimo D’Alema). Dalla gente comune. Dai diritti civili. Dai diritti sociali. Dalla comunità Lgbtqfnanejx+ (ogni giorno esce una lettera nuova, mi sono portato avanti). Dalle donne. Dal no al correntismo. Da Matteo Renzi. Da Enrico Letta. Da Elly Schlein. Da Stefano Bonaccini.

Dagli anziani. Dalla Festa dell’Unità. Da Goffredo Bettini. Dal Gay Pride. Dall’arcobaleno. Dalle relazioni sociali. Dalla gente comune. Dalla cultura (me la stavo dimenticando: che errore imperdonabile). Dagli insegnanti. Dalla scuola. Dall’università. Dai cervelli in fuga. Dalla Costituzione. Dall’antifascismo. Dai temi. Dai suoi temi. Dalla Politica con la P maiuscola. Dalla giustizia. Dall’economia circolare. Dalla giustizia giusta. Dall’autonomia dei magistrati. Da Papa Francesco. Dalla propria identità.

Dall’ambientalismo. Dall’ecologia. Dai monopattini. Dalle piste ciclabili. Da Beppe Sala. Da Roberto Gualtieri. Dal rinascimento napoletano. Da Antonio Bassolino. Da Andrea Cozzolino. Dalla legalità nei tesseramenti. Dall’auto elettrica. Dalle colonnine per ricaricare l’auto elettrica. Dal 2050 senza carburante. Dall’Europa. Dall’agricoltura. Dai vaccini. Dal treno che porta a Kyev. Dal no a Putin. Da “e ora che dice la Meloni su Orbàn?”.

“La sinistra riparta da qui” (cit.: tutti, tanto va bene sempre).