Partiamo da un punto: non sono cattolico. Sono cristiano, sono credente e a volte sono anche praticante. Ma non sono cattolico, sono valdese. Spesso in tutti questi anni di militanza nel movimento LGBT+ mi sono sentito definire “anticristiano” da fondamentalisti cattolici seguaci dei fari Adinolfi, Miriano, Pillon. Niente di più falso. Non sono anticristiano. Al massimo sono anticlericale, e grazie a Dio mi è ancora concesso non vivendo in uno stato confessionale.
Le principali accuse di anticristianità le ho ricevute soprattutto durante il dibattito lungo, difficile e doloroso (per la cancellazione delle stepchild adoption) che nel 2016 portò all’approvazione delle unioni civili con voto di fiducia da parte del governo Renzi. Ma sono tornate a riproporsi in questi giorni a proposito della ddl Zan contro l’omobilesbotransfobia e misogia.
Oggi le importanti parole di Papa Francesco mettono un po’ tutto in discussione. Prima di tutto dobbiamo vedere se verranno confermate o se subiranno smentite e contestualizzazioni, come è accaduto in seguito ad ogni tenue apertura del pontefice verso la comunità LGBT+. Ma se confermate cambiano radicalmente l’approccio della Chiesa Cattolica in materia. Dal sostegno aperto e dichiarato al Family Day al sostegno delle unioni civili c’è un abisso che si colma. Tanto più che parliamo, per l’Italia, di appena quattro anni fa. E tutti sappiamo che i ritmi della Chiesa Cattolica viaggiano sull’ordine dei secoli.
Diciamo che questo Papa ci ha abituato, a noi addetti ai lavori, a uscite molto contrastanti. Un giorno ci dice “Chi sono io per poter giudicare“, il giorno dopo paragona l’inesistente ideologia gender alla bomba atomica. Un giorno ci dice che i genitori devono accogliere e voler bene ai propri figli omosessuali, il giorno dopo per quei figli suggerisce lo psichiatra.
Insomma un percorso apri/chiudi non proprio lineare. Recentemente ho avuto modo di discutere su una pagina molto frequentata di Facebook proprio di questo tema, perché le unioni civili venivano definite “tema etico“.
Io non credo che sia un tema etico. Perché se lo fosse legittimerebbe l’obiezione di coscienza. Le unioni civili sono un contratto tra le parti, così come il matrimonio è un negozio giuridico. Chi crede che sia un sacramento o una benedizione può rivolgersi al ministro di culto, non allo Stato.
Riconoscere e affermare i diritti delle persone LGBT+ non è un tema etico, è dare seguito ai pronunciamenti ONU e CEDU sul rispetto dei diritti umani. E sui diritti umani non c’è etica che tenga. O li si promuove e li si difende o li si nega. E la differenza fra promuoverli e negarli è la differenza che corre fra civiltà e barbarie. Non c’è niente di etico nel negare i diritti di qualcuno in base alle proprie pretese religiose. Quello è fondamentalismo religioso. Non etica.
Ecco perché non posso che accogliere con favore le parole di Papa Francesco, ma al contempo vorrei evitarmi se possibile l’ennesimo stucchevole dibattito su “la sinistra riparta da Bergoglio“.
Quelle del Papa, se confermate sono parole di civiltà. Minima. Lo ringraziamo. Ma la politica e lo Stato, per fortuna vanno avanti più veloci. E alle volte, se necessario, anche in direzione contraria alle posizioni vaticane.
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