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Posizionamento su temi e occupazione di spazi: europee ’24 e partiti contro

Giornalista, comunicatore, fondatore di Velocitamedia.it
Minister of Transports and Vice-Premier, Matteo Salvini (L), with Minister of Foreign Affairs and Vice-Premier, Antonio Tajani (R), as Minister SantancheÕ reports at the Senate on events related to a television news report and subsequent press articles, Rome, Italy, 5 July 2023. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
Minister of Transports and Vice-Premier, Matteo Salvini (L), with Minister of Foreign Affairs and Vice-Premier, Antonio Tajani (R), as Minister SantancheÕ reports at the Senate on events related to a television news report and subsequent press articles, Rome, Italy, 5 July 2023. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Partiti contro, a meno di un anno dalle elezioni europee.

Nelle ultime settimane, il dibattito politico sembra aver assunto toni da campagna elettorale. Eppure, mancano 11 mesi alla prossima tornata che ridisegnerà la mappa dei nostri 76 eurodeputati. Come fosse una sorta di royal rumble – chi guardava il wrestling degli anni 90 può capire -, tutti i soggetti politici in campo hanno già cominciato a darsele di santa ragione. Con un obiettivo unico: il posizionamento sui temi e l’occupazione degli spazi.

Prima di un’analisi, vanno infatti chiariti un paio di aspetti semplicemente fondamentali.

  1. Il sistema elettorale.
  2. Le alleanze.

In Italia, si vota per le europee con il sistema proporzionale: seggi in proporzione ai voti ottenuti. Ciascun partito fa parte di un più ampio gruppo politico presso il Parlamento europeo.

Proprio per questa ragione, chi è alleato in Italia non necessariamente lo è a Bruxelles. L’esempio lampante è quello della maggioranza di governo. Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia appartengono a tre gruppi politici distinti: Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei, Identità e Democrazia, Partito Popolare Europeo.

Allo stesso modo, Pd e M5S – alleati in Italia solo in alcune tornate amministrative e sempre alla ricerca di una ragione per stare insieme definitivamente – fanno parte di due famiglie diverse. I dem sono nell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D). I deputati del M5S sono invece indipendenti, anche se sembra essere in piedi una trattativa con il Gruppo dei Verdi/Alleanza Libera Europea. In attesa di conoscere cosa ne sarà del loro rapporto, Azione e Italia Viva sono insieme nel gruppo dei liberali di Renew Europe. A ciò si aggiunga che Partito Popolare e S&D – quindi Forza Italia e Pd – sostengono entrambi l’attuale maggioranza Ursula, esperimento destinato probabilmente a non ripetersi ma .

Un dedalo di movimenti e partiti che porta inevitabilmente a un dibattito acceso. Vedere i partiti contro è la normalità: ciascun soggetto politico fa paradossalmente la corsa più sui propri alleati che sugli avversari. E dunque prova a spostare il focus sui temi che sono più congeniali. É questa la ragione per cui in maggioranza stanno venendo fuori adesso le differenze tra i vari partiti. Si pensi alla giustizia e al fisco, per restare sulla strettissima attualità.

É questa la ragione per cui Italia Viva e Azione provano a occupare (insieme, finora) l’area di centro.

Ed è questa – sempre questa, ma al contrario – la ragione per cui da sinistra si gioca a un aumento continuo della posta sui temi del lavoro (salario minimo) e dei diritti sociali.

Salvini che avverte che un’alleanza non si può fare escludendo Marine Le Pen si posiziona sui temi più classici del sovranismo: gestione dei flussi migratori e euroscetticismo.

Tajani che esclude un’alleanza con la Le Pen si posiziona sui temi più classici del centrismo e del popolarismo: moderazione e europeismo.

La Meloni che con i leader europei prova a governare il fenomeno dell’immigrazione e tesse una tela a partire dalla collocazione anti-Russia e totalmente nel campo della Nato, si posiziona in un campo preciso. Un campo condiviso con il PPE: l’obiettivo dichiarato, non a caso, è una nuova maggioranza, anche Ursula, con i popolari ma mossa dai conservatori.

Sic stantibus rebus, sembra complicato – al momento – che all’appuntamento di giugno 2024 le forze che governano l’Italia e quelle che gli fanno opposizione possano arrivare unite nei rispettivi schieramenti.

Per questo motivo, fino a quella data non c’è da aspettarsi altro che lotte di posizionamento e battaglie di occupazione.

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