Bene, dalla Lombardia sentiamo il Presidente Fontana, quello che avrebbe chiuso tutto e che indossava la mascherina in diretta tv anche nella solitudine nel suo studio per lanciare l’ennesimo messaggio populista, dire che ora la riapertura verrà proposta in Lombardia in piena autonomia, senza considerare le regole che la task force del governo (resa operativa in colpevole ritardo a mio personale parere) ci illustrerà a breve. No, così non può funzionare. Regione Lombardia ha dall’inizio costruito una battaglia politica usufruendo dell’indotto drammatico prodotto dal virus. Ha cercato sin dagli albori, attraverso invettive violente, inconsciamente considerate in fase embrionale come uno sprono al Governo, di minare, di picconare una qualsiasi attività governativa. Badate, fatemi dire chiaramente che anche io ho molto da dire riguardo l’operato del Governo.
Tanti errori sono stati fatti, di comunicazione istituzionale, di tempi, di gestione dell’emergenza, di azione coordinata (la clausola di supremazia Stato/Regioni proposta dal referendum del 2016 avrebbe aiutato, sì!), di visione del futuro senza perdersi in populismi da strapazzo. Però è vero, sì, pur ammettendo tutto questo crediamo ora sia ancora il momento di lavorare per supportare il Governo, per fargli fare bella figura, ovvero aiutare, stare vicino ai nostri cittadini con azioni concrete e immediate (immediate! Troppo tardi sono arrivati i 600 euro nelle tasche degli autonomi!) e accompagnarli con tutte le nostre forze fuori dal tunnel del Coronavirus. Ma il Coronavirus ce lo terremo per mesi, forse per anni, e allora proprio noi che come Italia Viva abbiamo lanciato da due settimane il gigantesco tema delle riaperture che, incredibilmente, era dimenticato del tutto dall’agenda del Governo, oggi diciamo con forza che di riaperture si debba discutere con raziocinio, con il supporto del team specifico messo in atto, e che a parer nostro si poteva costituire un vero e proprio Ministero che riferisse in Parlamento piuttosto che al capo del Governo.
Ma ciò non significa che quando finalmente il Governo ha deciso di costruire una task force solida, guidata da un grande manager come Vittorio Colao, la si debba snobbare, sovrastandola senza alcuna organizzazione reale, senza alcuna solidità di azione né tantomeno una idea a riguardo. Siamo la regione più colpita d’Italia, siamo la regione che più necessiterebbe una riapertura graduale, studiata, intelligente, programmata e suddivisa settorialmente. Eppure qui, credetemi la Regione non è riuscita a farci nemmeno avere le mascherine, i dispositivi di protezione individuale. Sono tante, tantissime le realtà del tessuto produttivo milanese che hanno modificato la loro produzione per poter realizzare mascherine efficaci, lavabili, davvero protettive. Il tessuto industriale milanese si è sporcato le mani, con il lavoro, con il buonsenso. La produttività si è sostituita alla politica della Regione. Sono infatti i Sindaci, veri pionieri eroici sul territorio, che hanno stimolato e reso attuabili gli interventi degli imprenditori capaci, azioni realmente necessarie. Meno populismo, come sempre, più politica per le persone, per i cittadini, solo così la riapertura che noi chiediamo da giorni, e di cui fortunatamente dopo il nostro appello ora discutono tutti, diventerà realtà, al più presto. Ce lo chiede il paese, ce lo chiede la Lombardia, ce lo chiede Milano.
© Riproduzione riservata