Governissimo, unità nazionale, fronte comune…sono alcuni dei termini che in questo periodo risultano inflazionati tra i politici, i quotidiani e in generale gli organi di informazione. Ma con quale trazione? Che periodo ci attende dopo questa crisi? Se il populismo, come appare sempre più chiaro, è stato sconfitto dalla realtà, se i NoVax sono scomparsi, se coloro che proclamavano l’uscita dall’Europa come necessaria si stanno finalmente rendendo conto che l’unica vera soluzione sono e saranno gli Stati Uniti d’Europa, se coloro che gridavano un gigantesco NO ad ogni forma di infrastruttura e cantiere da inaugurare ora si trovano persino a osannare la proposta del Piano Shock (sblocca cantieri e commissariamento) pervenuta da Italia Viva, da mesi, allora forse è ora di riferirsi all’opposizione non governativa – intesa come coalizione di partiti a matrice populista e sovranista – puntando ai loro leader, forse meno mediatici, ma più responsabili. Quelli che non hanno del tutto seguito la linea dei loro Presidenti e Segretari, quelli che non hanno cavalcato l’odio e le fake news per propinare concetti conservatori ad una Italia che non lesina certo una natura progressista. Perché non cominciare a parlare a personalità politiche che pongono il bene comune antecedentemente rispetto allo slogan acchiappavoti? E perché non permettere una legittimazione, proprio da parte dei partiti più “responsabili”, della consacrazione di questi nuovi leader, in sostanza in contrapposizione con quelli attuali dei partiti populisti e sovranisti italiani (mi riferisco ovviamente a Lega, Fratelli d’Italia e, in maniera differente, al Movimento 5 stelle)?
Un qualsiasi, e forse inevitabile “governissimo”, seppur con in testa una mente acuta come ad esempio quella di Mario Draghi, citato con convinzione anche dal leader di Italia Viva Matteo Renzi pochi giorni fa in Senato, non potrà forse prescindere da un colloquio costante con i leader responsabili di una opposizione populista, intenta come sarà a perdere questa azione, negli ultimi anni dilagante, ma innegabilmente fallimentare.
In collaborazione con Riccardo Dadda
© Riproduzione riservata