Bollino rosso in venti città italiane, temperature che sfiorano i 40 gradi e intere zone inagibili nelle ore più calde della giornata. E’ iniziato nel peggiore dei modi il mese di luglio, tendenzialmente il mese più caldo dell’anno, tra vittime riconducibili alle temperature proibitive, incendi, problemi di elettricità (con blackout come quello di ieri a Bergamo), sos provenienti dalle carceri italiane, veri e propri forni, e disagi a chi è costretto a lavorare in strada nelle ore più bollenti della giornata (nonostante i bonus da fame messi a disposizione dai delivery).

Caldo killer, morti in spiaggia in Sardegna

Due vittime sono state registrate in Sardegna,  dove in questi giorni le temperature hanno anche superato i 40 gradi. Entrambe decedute in spiaggia a casa del gran caldo. Si tratta di un 75enne di Terni stroncato da un malore a Budoni, sulla costa nord orientale (sul posto è giunto il 118 con l’ambulanza medicalizzata e l’elicottero dell’Areus, ma non c’è stato nulla da fare) e di un 57enne di Treviso, deceduto a San Teodoro, sulla spiaggia di Lu Impostu, non distante dal luogo della prima tragedia, in seguito ad un malore improvviso. Anche in questo caso è stato chiamato il 118, che ha provato invano a salvare l’uomo. In Francia, alla reggia di Versailles, vicino Parigi, una bambina di 10 anni di nazionalità americana è deceduta dopo essere svenuta ieri, a causa del caldo, nel cortile della Reggia che stava visitando insieme ai suoi genitori. Secondo Le Figaro, la vittima si era lamentata del caldo poco prima di sentirsi male, intorno alle 18:20. La bambina, aggiunge la fonte, era in cura per disturbi dello spettro autistico «ma non per una patologia cardiaca». Si prevede che verrà aperta un’indagine per determinare la causa del decesso.

Le città bollino rosso

Sono 18 oggi, mercoledì 2 luglio, le città italiane con bollino rosso per le temperature mai viste. Secondo l’ultimo aggiornamento del bollettino delle ondate di calore curato dal ministero della Salute, l’allerta di livello 3, la più elevata, riguarderà 18 città domani (come oggi) e addirittura 20 venerdì. Bollino rosso, dunque, domani 3 luglio per Ancona, Bologna, Bolzano, Brescia, Campobasso, Firenze, Frosinone, Genova, Latina, Milano, Palermo, Perugia, Rieti, Roma, Torino, Trieste, Verona e Viterbo. A queste 18 città dopodomani, venerdì 4, si aggiungeranno Pescara e Venezia.

Glovo, i rider e i bonus crescenti con le temperature…

Intanto polemiche arrivano dai sindacati e partiti di opposizione dopo la segnalazione della Nidil Cgil dell’introduzione, da parte del delivery Glovo, di bonus economici legati alle temperature, che salgono con l’aumentare del caldo. Ai rider sarebbe arrivata una comunicazione che “rischia di trasformare un pericolo per la salute in un incentivo economico” sottolinea il sindacato. I bonus sono del 2% tra i 32 e i 36 gradi, del 4% tra i 36 e i 40, dell’8% per temperature superiori ai 40 gradi. Pochi spiccioli in più per lavorare nelle ore più calde del giorno per effettuare consegne in tempi rapidi. “Abbiamo quindi chiesto all’azienda di correggere immediatamente la comunicazione, chiarendo che in caso di ondate di calore con livello “alto”, l’attività deve essere sospesa”, dice Nidil. “La salute viene prima dei bonus. Glovo deve applicare tutte le misure di tutela previste dalla normativa vigente Siamo in attesa di un riscontro da parte dell’azienda e ci impegniamo a monitorare costantemente la situazione, in contatto diretto con i rider”, aggiunge il sindacato.

La regione Piemonte allarga ai rider le misure previste dall’ordinanza anti-caldo che regola le condizioni di lavoro in situazioni di esposizione diretta e prolungata al sole, compresi anche i lavoratori dei settori delle cave e della logistica. “Un anno fa siamo stati la prima Regione in Italia ad adottare un’ordinanza per regolare le attività in caso di esposizione al sole e alte temperature e oggi siamo i primi ad allargare l’ambito di applicazione a chi svolge consegne in città in bici o in scooter”, spiega il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio.

Carceri bollenti, l’sos di Alemanno alla politica tutta aria.. condizionata

Sos d’aiuto anche dalle carceri italiani, luoghi sempre più abbandonati dalle istituzioni nonostante gli appelli continui, l’ultimo arrivato due giorni fa dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’allarme caldo, oltre che sovraffollamento, è stato lanciato anche da Gianni Alemanno,  ex sindaco di Roma detenuto nel carcere di Rebibbia dallo scorso 31 dicembre 2024 per una condanna a un anno e 10 mesi per traffico di influenze illecite in uno dei filoni dell’inchiesta Mondo di Mezzo, chiamata anche Mafia Capitale prima che l’aggravante mafiosa cadesse.

Alemanno tiene regolarmente un diario da Rebibbia e nelle scorse ore ha lanciato una dura accusa al mondo politico: “Qui si muore di caldo, ma la politica dorme con l’aria condizionata”.

Questo il testo integrale della lettera

Rebibbia, 29 giugno 2025 – 180° giorno di carcere.

Se uno studente volesse sperimentare in modo evidente il significato del concetto fisico di “gradiente termico” dovrebbe venire qui a Rebibbia e spostarsi dal piano terra fino al secondo e ultimo piano. Al piano terra, grazie all’umidità che viene dal suolo, il caldo estivo è ancora sopportabile, ma salendo per le scale che portano al secondo piano, la temperatura aumenta progressivamente di almeno un paio di gradi per ognuna delle quattro rampe che compongono queste scale. Per cui, quando si arriva in cima, ci sono quasi dieci gradi di temperatura in più. Se poi, come il sottoscritto, si abita nell’ultima cella del corridoio, quella esposta al sole non solo sul soffitto ma anche su due lati, “l’effetto forno” è una realtà.

Il carcere di Rebibbia è stato costruito negli anni ’70 quando tutte le strutture erano in cemento armato privo di coibentazione e quindi perfette per trasmettere il freddo durante l’inverno e il caldo durante l’estate. Ma d’inverno ti metti due coperte, d’estate cosa fai? Assenti, ovviamente, impianti di condizionamento nelle celle e nei corridoi, i detenuti girano in versione spiaggia (per non dire altro), si buttano in branda come se fossero su un lettino da spiaggia (per non fare altri paragoni), si inventano miserevoli trucchi per contrastare qualche grado di temperatura. Luciano, il nostro anziano di cella, esperto muratore e capo mastro, ha elaborato un complicato sistema di vasi comunicanti per distribuire l’acqua corrente per rinfrescare bottiglie d’acqua e un poco l’ambiente.

“Ventilatore comprato non mi viene consegnato da 15 giorni”

Poi ci sono i ventilatori, quelli antichi da tavolo, non più di due a cella, che – se hai i soldi sul conto corrente – puoi comprare dall’Amministrazione. Noi ne abbiamo anche uno solo, perché quello che ho comprato io non mi viene consegnato da quindici giorni, visto che l’Amministrazione, troppo impegnata a organizzare pletorici eventi sportivi e d’intrattenimento dentro il carcere (molto utili a fare bella figura nei TG, di scarso interesse per le persone detenute), non riesce a dare impulso neanche alle più semplici pratiche burocratiche, come comprare qualche ventilatore o qualche medicina, né riesce a nominare il Caporeparto che nel nostro Braccio manca da qualche settimana (da quando se n’è andata la grandissima Cinzia), così come avviene anche nel problematico Braccio G11.

Questo surdo di caldo rovente, che ci porteremo addosso per i prossimi mesi, si aggiunge alla vergogna del sovraffollamento. Ma la politica dorme (con l’aria condizionata) e non si accorge che già a giugno siamo arrivati a cinque proteste carcerarie in giro per l’Italia, errore clamoroso (oggi anche reato, dopo il decreto sicurezza) da parte dei detenuti, follia da cervelli surriscaldati e da persone accatastate una sull’altra.

Come ho detto più volte, qui al braccio G8 di Rebibbia siamo ai “Parioli” delle carceri laziali, ma anche qui, senza un Caporeparto, avvengono cose che non dovrebbero avvenire. Come una persona malata di scabbia che viene messa dentro il nostro reparto per svariati giorni, come una persona “normale” che viene alloggiata nel reparto dei transessuali, come una persona detenuta lasciata dormire una notte in infermeria. Perché non sanno più dove metterli questi detenuti, il cui numero cresce di centinaia ogni mese che passa.

La storia di Mario, 81 anni, scarcerato ma ancora qui tra piaghe e croste

Perché i Tribunali di sorveglianza, soprattutto quello di Roma, non hanno personale (né elasticità mentale) e non riescono a mandare alle pene alternative neppure le persone che hanno tutti i requisiti per ottenere questi benefici previsti dalla legge. Nel mio reparto c’è Mario, arrestato a 81 anni per una condanna definitiva per reati finanziari di quindici anni prima, che, dopo un mese e mezzo di carcere, finalmente cinque giorni fa si è visto riconoscere dal Tribunale di sorveglianza il diritto ad andare agli arresti domiciliari. Ma, passati cinque giorni, Mario sta ancora qui! Con le sue gambe piene di piaghe e di croste (non so per quale malattia) in bella vista sotto i calzoncini che pure lui deve indossare per sopportare il caldo. Sta ancora qui e nessuno sa il perché! Ma la politica dorme (con l’aria condizionata), aspettando che il Commissario preposto costruisca magicamente le nuove carceri che dovrebbero ospitare le 14.000 persone che sono detenute in più rispetto a quelle che per regolamento i nostri istituti penitenziari potrebbero ospitare.

L’ultima notizia è che saranno acquistate con 32 milioni di euro delle strutture prefabbricate che, una volta installate, dovrebbero ospitare 384 detenuti in più, per un costo di 83.000 euro per ogni detenuto! Considerati i mesi necessari per l’installazione, questi prefabbricati non riusciranno neanche a ospitare le nuove persone che nel frattempo saranno state portate in carcere. Ma la politica dorme (con l’aria condizionata) e si dimentica delle carceri sovraffollate e surriscaldate, aspettando indifferentemente che la Corte europea dei Diritti dell’Uomo sanzioni l’Italia per trattamento inumano e tortura delle persone detenute.

Nel 2024, 71 persone detenute si sono tolte la vita, nei primi sei mesi del 2025, siamo già a 38, un suicidio ogni cinque giorni, numeri che gridano vendetta, ma che non fanno rumore, perché chi muore in carcere, spesso, muore due volte, nella cella e nell’indifferenza collettiva. Ma la politica se non dorme, fa la faccia feroce “legge e ordine” che dice ai cittadini “puniamo i criminali”, peccato che in questi modo puniscano anche gli agenti di Polizia penitenziaria, seconde vittime del caldo e del sovraffollamento, che girano nell’aria rovente dei reparti, senza neppure potersi togliere di dosso la divisa mimetica.

Certo, fino a ieri a distogliere l’attenzione c’era una nuova guerra che poteva dilagare dall’Iran a tutto il Mediterraneo, ma da qualche giorno i TG parlano solo del caldo che si sta abbattendo su cittadini e turisti. Sui detenuti no? Problema rimosso, anche giornalisticamente? Qualcuno mi dirà: ma anche tu dormivi quando eri ministro, o sindaco, o deputato. No, miei cari, io ci perdevo il sonno, facevo riunioni alle tre di notte (chiedere ai poveri poliziotti che mi facevano da scorta), magari non riuscivo a risolvere tutti i problemi, magari non riuscivo a controllare tutto quello che accadeva dietro le mie spalle, ma avevo l’ossessione continua delle persone a cui dovevo dare delle risposte. Perché quando si fa politica, e soprattutto si prendono impegni istituzionali, non si può volgere la testa dall’altra parte, non si può chiudere gli occhi perché non conviene vedere. Perché questo non è solo uno sbaglio, è una vergogna.

Gianni Alemanno

Il ‘cuore’ di via Arenula: 1000 congelatori in carcere

Sulla vicenda interviene il ministero della Giustizia che prova a correre ai ripari. In una nota il dicastero di via Arenula fa sapere che “Per rispondere concretamente al caldo record registrato in queste settimane, il ministero della Giustizia, attraverso il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), ha avviato l’acquisto di 1.000 congelatori orizzontali tipo ‘pozzetto’ da destinare agli istituti penitenziari su tutto il territorio nazionale. L’iniziativa nasce come risposta concreta all’aumento delle temperature, con l’obiettivo di offrire sollievo alla popolazione detenuta durante i mesi estivi. L’intervento, fortemente voluto dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e dal capo del Dap, Stefano Carmine De Michele, rappresenta un segno di attenzione, rispetto e sensibilità verso le condizioni di vita delle persone ristrette, in linea con i principi costituzionali di umanità della pena e tutela della dignità individuale. I congelatori pozzetto consentiranno una migliore conservazione degli alimenti e l’accesso a bevande e generi refrigerati, contribuendo a migliorare le condizioni quotidiane in un periodo caratterizzato da ondate di calore sempre più frequenti. Questa misura si inserisce nel più ampio piano di interventi del ministero per il miglioramento delle condizioni detentive e il rafforzamento dei diritti fondamentali, anche attraverso gesti semplici ma dal forte impatto umano e simbolico”.

 

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