Calenda chiama Meloni: “Dopo il voto governo di unità nazionale per pacificare l’Italia”

Mancano diciotto giorni al voto e Giorgia Meloni è saldamente in testa ai sondaggi. Aver impostato la campagna elettorale come un referendum tra Meloni e Letta, da parte dell’inseguitore, non appare una strategia premiante. La legge dei numeri, ancorché solo sondaggi, fotografa il centrodestra con oltre 20 punti sopra il centrosinistra. Lorenzo Pregliasco, YouTrend, specifica al Riformista: «Al maggioritario oltre l’80% dei collegi andrà a sommarsi al 47,5% del proporzionale per Fdi, Lega, Fi». Si profila la più disarmante sconfitta nella storia del Pd.

Per arginarla, incunearsi nell’elettorato moderato e provare a sottrarre consenso alla coalizione capitanata da Meloni, il Terzo Polo prova a giocare le sue carte. Spiega Matteo Renzi: «Se faremo il 10% sarà più facile bloccare il governo Meloni per avere un governo Draghi. Se devo dare un numero oltre il quale comincia essere divertente è il 10%», ha osservato. «Calenda come minimo vuole la doppia cifra. La nostra scommessa andrà molto bene e temo farà male a Forza Italia», ha rimarcato. Il leader di Azione e front runner della lista centrista ha un’ambizione: «Non farò un’alleanza con il Pd, altrimenti l’avrei fatta prima. Io voglio fare un governo di larga coalizione che pacifichi l’Italia e metta insieme il centrodestra moderato e il centrosinistra. Un governo di unità nazionale con dentro Pd, Forza Italia, Lega e mi auguro anche Meloni».

E la vicepresidente del Pd Anna Ascani, va all’attacco di Calenda. «Non gli basta aiutare la destra indebolendo il centrosinistra nei collegi dove si eleggono 200 parlamentari e vince chi arriva primo. Calenda – è il tweet di Ascani – arriva a teorizzare il governo con la Meloni! Del resto chi dice che non è di destra né di sinistra è sempre di destra. Tutto torna». Ma Calenda pensa che le elezioni siano un gioco di società, dove alla fine ci si mette tutti d’accordo come se fossimo al circolo della caccia? «Se smania di andare al governo con la Meloni, ora si capisce tutto». E’ l’affondo del deputato Pd, Enrico Borghi. «È pericoloso illudersi che se vince la destra, questi faranno altro rispetto a quello che hanno sempre sostenuto. Pensare che Giorgia Meloni a Palazzo Chigi diventi una leader moderata ed europeista è un torto che non le voglio fare», dice a Calenda il segretario di Più Europa, Benedetto Della Vedova.

Brando Benifei, europarlamentare Pd, twitta un grafico all’insegna della ormai celebre campagna “Scegli”: disegna da una parte Calenda che apre a Meloni, dall’altra il Pd. Gli scenari che possono aprirsi rimangono tanti. La crisi economica potrebbe rivelarsi esasperante, quella dell’energia è già da allarme rosso. Le minacce non troppo velate di Mosca, secondo cui “È in arrivo una tempesta”, suggeriscono di poter ricorrere a una nuova ampia maggioranza, un gabinetto di guerra che affronti le diverse emergenze. Un nuovo Draghi, nelle speranze del Terzo Polo. Tanto più che la tensione interna alla Lega (che intanto accelera la federazione con Forza Italia) e tra Salvini e Meloni è destinata a crescere. Dopo il 25, conquistato ciascuno il proprio bottino, i partiti torneranno a lavorare ciascun per sé. E nel giorno in cui a Londra diventa premier la conservatrice Liz Truss, si guarda a Meloni con un punto interrogativo.

Per Calenda il problema della leader di Fdi è l’inesperienza (ma anche la fiamma nel simbolo, “grande, grande problema anche in Europa”) come anche per Carlo Cottarelli, candidato per il Pd: «Il problema non è il ritorno del fascismo ma dello sfascio dei conti pubblici. Questo allarma me e anche gli organismi di vigilanza europei», dice l’economista intervistato dal Riformista. Una larga coalizione non è da escludere, né da mettere al bando. Sul gas, torna a farsi urgente un incontro, un trattato di pace elettorale. «Ho detto a tutti gli altri leader ‘vediamoci un attimo e troviamo una soluzione e tutti insieme chiediamo a Draghi un intervento’ contro il caro bollette, mi hanno risposto tutti tranne Letta. Il problema è che poi non si organizza. Meloni mi ha detto ‘vediamoci oggi’ e io ho detto che sono pronto, ma poi nessun segnale», ha rivelato Calenda.

Accanto al gas, il dibattito sulle sanzioni alla Russia anima la campagna elettorale e divide il centrodestra. Salvini continua a insistere: «Dovevano danneggiare i russi, sarebbe meglio proteggere gli italiani ed europei con uno scudo, un paracadute». Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia, alza i paletti e si smarca: “Seguiamo l’Europa”. Dal Terzo Polo era arrivate critiche: «Salvini ed il manuale di come perdere una causa», ha detto Davide Faraone di Italia Viva. «Quando sento parlare Salvini di sanzioni mi sembra di ascoltare la propaganda di Putin», insiste Mara Carfagna. Ma anche Giorgia Meloni aveva contestato l’idea di Salvini, affermando che l’Italia “non sarà l’anello debole dell’Europa”.