Se in Canada la Camera è dovuta ricorrere al voto per misure speciali contro il Freedom Convoy, la protesta dei camionisti contro le restrizioni per il coronavirus che da circa un mese sta bloccando Ottawa, la capitale del Paese, in Italia gli autotrasportatori scendono in strada contro un secondo problema, il caro carburante.

Da questa mattina proteste sono segnalate in Sicilia e in Puglia, dove centinaia di camionisti protestano contro i prezzi impressionanti raggiunti dal carburante, un fattore che mette a rischio fallimento le piccole-medio imprese di trasporto.

Una protesta avviata già nella notte, con circa un migliaio tra camion e trattori si sono riversati nelle strade e autostrade della Sicilia, Avola, Gela, Termini Imerese, Tremestieri etneo, Catania e nelle vicinanze dello Stretto di Messina. “Stanno bloccando i cittadini, invitandoli a fermarsi. La situazione è ormai incontrollabile, la rabbia degli autotrasportatori per il caro carburante ha portato all’esasperazione: presidi di gruppi autonomi bloccano le strade mettendo di traverso trattori e camion e impedendo a chi vuole transitare di proseguire”, spiega Salvatore Bella, segretario regionale di Conftrasporti Sicilia.

Una situazione che sta provocando altissima tensione sull’isola. Confagricoltura Ragusa ha denunciato come il mezzo di un’azienda ragusana associata “è stato inseguito e bloccato alle porte di Gela e, sotto minaccia, sono state sottratte le chiavi e tagliati gli pneumatici. Per questo il presidente Antonino Pirrè ha chiesto l’immediato blocco della protesta dei tir che in Sicilia va avanti dalla notte di ieri. “Fermo restando che Confagricoltura condivide le ragioni della protesta portata dagli autotrasportatori, dinanzi a fatti così gravi, scriteriati e violenti che, oltre a minare interessi economici diffusi, attentano alla sicurezza e alla legalità, la condanna non può essere che totale. Abbiamo già informato le autorità competenti sull’accaduto – spiega Pirrè – e chiediamo la sospensione immediata di una protesta che, seppur minoritaria e contenuta, sta costituendo un danno enorme alle imprese agricole del nostro territorio provinciale e regionale, già alle prese con aumenti esorbitanti dei costi di produzione”.

Oggi è previsto un tavolo col viceministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Teresa Bellanova, per affrontare il tema del caro carburante che sta influenzando anche sul prezzo dei biglietti per il trasporto su terra e via mare dalla Sicilia.

Ma una protesta simile è in corso anche in Puglia, dove a Taranto gli autotrasportatori stanno presidio l’ingresso della città, sulla statale 106 con numerosi tir incolonnati ai bordi della carreggiata rallentando il traffico. Le proteste, scrive l’Agi, sono cominciate nella giornata di ieri già nelle zone di Foggia, specie a San Severo e Apricena, e oggi si è tornati a protestare nei pressi del casello autostradale di Candela.

Il problema, spiega Michele Giglio, presidente di Confartigianato Trasporti Puglia, è che gli aumenti dell’ultimo anno “hanno riguardato anche il gasolio per autotrazione, che è di gran il più utilizzato, aumentato del 25%. Il prezzo del metano è triplicato. Per un mezzo pesante, con il prezzo del diesel quotato stabilmente oltre 1 euro e 70 a litro, il costo del pieno è salito in maniera vertiginosa. Non sono salite, di pari passo, le tariffe praticate dalla committenza e tutto in un contesto economico in cui gli scambi commerciali sono aumentati vertiginosamente e in cui il trasporto su gomma ne movimenta la stragrande maggioranza”.

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