Capaci, il depistaggio della Rai smentito dai magistrati

La Tv di Stato insiste a riproporre il depistaggio sull’uccisione di Giovanni Falcone, di sua moglie e della scorta. Rimesta la pappa – già categoricamente smentita dalla procura di Caltanissetta – con i soliti testimoni fantasiosi, con il ritorno di affermazioni di terza mano, con l’accreditare testimoni già considerati inattendibili dalla magistratura e col racconto di misteriosi documenti spariti e di cose conosciute dal dottor Scarpinato, che però non è un passante, è un magistrato che ha lavorato in Sicilia per trent’anni ed è stato anche Procuratore generale di Palermo, ma le interviste clamorose le rilascia ora che è in pensione.

La tesi della Rai (e del Fatto) è più o meno questa: per l’attentato a Falcone bisogna seguire una pista nera. E la mafia? Beh, la mafia non è così importante. Gregari. È la vecchia tesi (riassumibile con la celeberrima frase: “la mafia non esiste”) che da due secoli viene usata dai circoli reazionari per gettare fango sulle indagini dei magistrati seri. È la tesi contro la quale vittoriosamente si batté proprio Falcone, che la demolì nel maxiprocesso per il quale, poi, ha pagato con la vita. Il problema non è la buffonata del depistaggio, ma il fatto che il depistaggio è condotto dalla Rai. Che addirittura accredita la tesi di una signora che sostiene di avere portato alla Procura nazionale antimafia una bobina, con le accuse di suo marito (morto) a Stefano Delle Chiaie (morto), forse longa manus di Gelli (morto) forse, perché no? – ma questo non si dice esplicitamente – mosso da Andreotti (morto); e sostiene – la signora – che però la bobina è sparita. Ci sarebbe da ridere, su una storia così scombiccherata, se non fosse che è stata accreditata dal servizio pubblico. Come tutta la storia sulla pista nera, nonostante le smentite secche della procura di Caltanissetta.

Cosa fa la vigilanza? E cosa c’è dietro? Faccio un ipotesi: dietro c’è la battaglia per la nomina del nuovo procuratore di Palermo. La vecchia, e arrugginita antimafia (che non ha mai preso un mafioso in vita sua) dopo aver perso Roma, Milano e la procura nazionale ora teme di perdere anche Palermo. E chiede aiuto alla Rai per la controffensiva.