Verità negate
Caso Ustica e Strage di Bologna: periodo propizio per l’iniziativa politica della sinistra
Il 27 giugno è iniziato un periodo della durata di 36 giorni (terminerà il 2 agosto) propizio per l’iniziativa politica, culturale e mediatica dell’opposizione di sinistra intorno ai temi – venuti clamorosamente alla ribalta – dell’establishment guerrafondaio occidentale, nonché delle vicende dello stragismo nero utili a sfruculiare Giorgia Meloni. Insomma, un lungo 25 aprile. Si tratta di due tragiche ricorrenze: il 27 giugno 1980 finiva nelle acque del basso Tirreno, nei pressi dell’isola di Ustica, il DC 9 dell’Itavia partito da Bologna e diretto a Palermo con 81 persone a bordo, che persero la vita. Il 2 agosto di quello stesso anno un ordigno esplosivo – collocato nella sala d’aspetto della Stazione ferroviaria di Bologna – mandò all’aria un’intera ala dell’edificio, provocando la morte di 85 persone e il ferimento di oltre 200.
La ricerca della verità
Chi scrive ha vissuto da vicino quelle tragedie. Dal 2 maggio di quello stesso anno ero stato eletto segretario generale della Cgil regionale, e mi trovai a contribuire alla gestione immediata delle risposte e delle proteste popolari che la situazione richiedeva. Ovviamente ho seguito le vicende giudiziarie e i loro approdi. Con il passare del tempo, tuttavia, mi sono chiesto più volte se si volesse cercare la verità tout court oppure una specifica verità politicamente corretta rispetto a narrazioni correnti in quegli anni. Una verità accomodata che è rimasta tale nel corso dei decenni, nonostante le smentite di fior di sentenze.
Il caso di Ustica
Nel caso di Ustica, la ricostruzione di Andrea Purgatori nel Muro di gomma – ovvero del duello aereo a colpi di missile, uno dei quali colpisce e abbatte l’incolpevole velivolo civile – non è mai stata provata in sede penale. Gli alti Ufficiali accusati di fellonia sono stati assolti con formula piena, e Purgatori ha potuto evitare una condanna per diffamazione solo perché si era garantito con la formula classica per la quale “ogni riferimento ad eventi o a persone reali deve ritenersi del tutto casuale”. Ma certe verità sono troppo difficili da dismettere, tanto più quando una sentenza in sede civile – senza averne alcuna competenza – indica l’ipotesi del missile come probabile. Guai a parlare di bomba collocata nella toilette e chiamare in causa il terrorismo palestinese al soldo dei libici. Anzi, con i tempi che corrono dobbiamo aspettarci che venga coinvolto Israele. In ogni caso, la situazione in corso nel Medio Oriente finirà per inquadrare quella tragica storia nelle peripezie dei nostri giorni. Purgatori resta nella memoria collettiva della sinistra come un impareggiabile maestro del giornalismo d’inchiesta, il nostro Carl Bernstein o Bob Woodward. La vicenda di Ustica è un po’ come la telenovela della trattativa Stato-mafia: smentita in giudizio, ma ritenuta vera comunque perché iscritta in una visione ideologica pregiudiziale.
La strage di Bologna
Il caso della Stazione di Bologna è diverso: ci sono delle sentenze passate in giudicato che incolpano della strage gli ex Nar. Qualcuno, dopo le ultime elezioni politiche, ha trovato il modo di denunciare un elemento di continuità almeno ideale (le radici dell’attentato) tra le destre eversive e la destra italiana al governo. Ma anche taluni esponenti di destra sbagliano a sentirsi chiamati in causa dall’iscrizione “strage fascista” incisa nella lapide. In nessuna indagine sullo stragismo di estrema destra sono mai emersi collegamenti con il Msi.
Se ci sono problemi di “album di famiglia” (copyright Rossana Rossanda), i neofascisti non sono stati i soli. Non intendo – e non sarei in grado di farlo – mettere in dubbio una montagna di sentenze (quella di Paolo Bellini chiude il cerchio) che vanno tutte in una sola direzione; tuttavia anche in questo caso sono rimasto basito quando ho saputo che un assassino e bombarolo internazionale legato al terrorismo palestinese, Thomas Kram detto Carlos, la notte del 1° agosto dormì a Bologna, ma che questa circostanza non fu ritenuta rilevante. Non fu presa in considerazione nemmeno la ricostruzione dei fatti contenuta nel saggio di Rosario Priore, “I misteri di Bologna”, dove vengono indicati moventi e motivazioni che chiamano in causa una vendetta libica nei confronti di un’iniziativa diplomatica svolta in quello stesso giorno dal ministro Zamberletti a Malta.
I fatti
Sulla narrazione ufficiale dei fatti furono sollevati molti dubbi. Oltre a Francesco Cossiga, Giovanni Pellegrino e Andrea Colombo, esisteva un movimento innocentista che riteneva Mambro, Fioravanti e Ciavardini non colpevoli della strage. Nel 1994 personalità politiche e culturali di estrazione diversa costituirono il comitato “E se fossero innocenti?”. Durante i 45 anni che ci separano da quella tragedia, ho cominciato a trovare strano che – ogniqualvolta emergessero filoni di indagine diversi – i primi a opporsi a ogni tentativo di approfondire altre piste fossero i vertici della benemerita Associazione dei parenti delle vittime. Come se interessasse loro avere conferma di un pregiudizio ideologico, anziché della verità sulla strage.
© Riproduzione riservata






