Il killer bussò alla porta di casa di Matilde Sorrentino e la uccise con quattro colpi di pistola. Il suo ‘errore’? Essere diventata una testimone di giustizia e aver portato alla luce, insieme ad altre due mamme coraggio (Bianca e Pina), il giro di pedofilia, anche ai danni di suoi figlio, presente nel rione dei Poverelli a Torre Annunziata (Napoli) dove numerosi minori vennero abusati anche nella scuola elementare.

Matilde aveva 49 anni ed era madre di due bambini quando venne assassinata il 26 marzo del 2004, sette anni (1997) dopo aver squarciato quel velo d’omertà presente nel quartiere. Lei e le altre mamme coraggio diedero il via alle indagini che portarono alla luce una rete di orchi che aveva agito fino alla primavera 1996: le vittime erano minori di età compresa tra i 6 e i 7 anni. Secondo quanto emerso nelle indagini e nel processo, i piccoli venivano violentati, fotografati e ripresi in video all’interno di case private, garage ed anche nei bagni della scuola che frequentavano. Le piccole vittime venivano anche minacciate con siringhe e coltelli, oltre che legate e picchiate. Matilde e le altre mamme si resero conto che qualcosa nei loro figli non andava e piano piano riuscirono a far emergere le violenze che quotidianamente subivano nel Rione.

Per quell’omicidio il 21 dicembre 2021 è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Napoli Francesco Tamarisco, ritenuto elemento di spicco della malavita di Torre Annunziata, a capo negli anni scorsi di un clan dedito soprattutto al traffico di sostanze stupefacenti. Secondo i giudici di primo grado fu il mandante dell’omicidio di Matilde, uccisa all’epoca dal 26enne Alfredo Gallo, poi arrestato nei giorni successivi e condannato all’ergastolo (determinante fu la testimonianza del figlio della vittima che lo riconobbe dopo averlo visto darsi alla fuga dopo l’agguato). Secondo le testimonianze dei collaboratori di giustizia, il killer di mamma coraggio sarebbe stato pagato dal clan Tamarisco 50mila euro per l’omicidio più altri 500 euro al mese (almeno fino a qualche anno fa) dopo l’arresto.

Matilde aveva denunciato anche Francesco Tamarisco per aver abusato sessualmente di suo figlio e altri bambini del rione Poverelli. Quest’ultimo, assolto in Appello dall’accusa di violenza sessuale sui minori, ordinerà, secondo le ipotesi della procura, l’omicidio di Matilde per vendicare l’onore “sporcato” da una denuncia del genere che negli ambienti malavitosi viene condannata con una sentenza di morte. “L’omicidio della Sorrentino ha rappresentato la feroce ritorsione ai danni di una donna che con il proprio coraggio aveva consentito di di svelare una turpe sequenza di violenze ai danni di bambini indifesi, e di assicurare alla Giustizia i relativi responsabili” ha commentato dopo la sentenza di condanna nei confronti di Tamarisco, il procuratore di Torre Annunziata Nunzio Fragliasso.

Per le denunce delle mamme coraggio, vennero condannate 19 persone nel giugno del 1999. Le pene più pesanti furono inflitte a Pasquale Sansone, bidello della scuola, e a Michele Falanga, titolare di un bar. Tuttavia gli imputati vennero scarcerati per la scadenza dei termini di custodia cautelare e poche settimane e Sansone e Falanga vennero uccisi a distanza di 24 ore. Due omicidi decisi dalla camorra  per punire con la morte chi aveva abusato dei minori.

Dopo la morte di Matilde, il marito, i due figli e le altre due mamme coraggio sono stati sottoposti a misure di protezione; tuttavia nel settembre 2013 queste misure sono state sospese poiché si è ritenuto che essi non fossero più in pericolo di vita. L’8 marzo 2012 il Comune di Napoli ha dedicato a Matilde Sorrentino e Teresa Buonocore un monumento floreale nei giardini di Piazza Municipio. Nell’aprile 2013 alla memoria di Matilde Sorrentino e Luigi Cafiero vengono intitolate la piazza appena ristrutturata e il nuovo centro sociale ultimati nel rione Penniniello di Torre Annunziata. Alla memoria di Matilde sono intitolati il Centro Polivalente per anziani e la Casa Alloggio per minori dei Salesiani in Torre Annunziata.

Nel marzo del 2017 viene riconosciuto un risarcimento al figlio di Matilde, che all’epoca degli abusi aveva solo sette anni. Una magra consolazione per un ragazzo che in quegli anni perse la spensieratezza e la presenza di una madre coraggiosa.

Redazione

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